Prodotti abbinati a insaputa dei consumatori e offerte ingannevoli: multa da 3,6 milioni a Mediaworld

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MILANO – Un cliente Mediaworld ha visto su un volantino uno smartphone in offerta a 159 euro. Poi, arrivato in negozio, ha dovuto acquistare il telefono con una pellicola protettiva già applicata, sborsando così 25 euro in più di quanto previsto. Un’offerta prendere o lasciare, ma non proprio trasparente. O almeno così pensa l’Antitrust, che ha staccato una sanzione da 3,6 milioni di euro a Mediamarkt, la società dei negozi dell’elettronica.

Altri i casi citati nelle 29 pagine di provvedimento adottato dagli sceriffi della concorrenza. La Guardia di Finanza di Chieti ha accertato ad esempio e la vendita congiunta di prodotti di informatica con pacchetti software, con l’effetto che il consumatore doveva sborsare 29,90 euro in più oltre al prezzo del Pc fisso o portatile. Oppure la vendita di televisori in abbinamento al servizio “pronto all’uso” dal costo variabile da 14,90 a 69,90 euro.

Ma ci sono anche altri “trucchetti” di vendita che l’Agcm ha smascherato, grazie alle segnalazioni dei clienti. Alcuni ad esempio hanno raccontato come nei negozi trovassero in specifiche ceste contrassegnate dal cartello “OFFERTA!” delle scatole trasparenti contenenti “un prodotto e un suo accessorio, confezionati insieme, con un cartello che indicava un unico prezzo. Recandosi alla cassa con l’intera scatola, il consumatore appurava solo in quel momento che il prodotto accessorio non era ricompreso nel prezzo esposto”. Ancora, alcuni hanno segnalato l’impossibilità di fatto di acquistare Pc senza programmi pre-installati (per il costo di 29,90 euro, per altro per software disponibili gratuitamente in rete) mentre altri quella di trovare televisori senza il servizio di “preinstallazione” dei canali, operazione da pochi minuti che però veniva fatta pagare 14,99 euro.

A un cliente che ha protestato di fronte alla prospettiva di dover comprare anche accessori ‘indesiderati’ e un’estensione di garanzia per poter portare a casa la sua nuova Play Station, nel punto vendita hanno spiegato che erano indicazioni provenienti dalla Direzione Generale. E lì in effetti, si legge nel provvedimento, l’Autorità ha trovato prove in tal senso. Come le mail con le istruzioni per “realizzare la creazione di queste ‘ceste’ comprensive di prodotti abbinati”. Nel caso di una campagna promozionale Apple del giugno 2021, ad esempio, una “mail interna qualifica la vendita congiunta di prodotti come obiettivo fondamentale. In particolare, nel testo della mail si afferma che “è FONDAMENTALE e ripeto FONDAMENTALE spingere sugli attach con gli accessori”. Seguono le istruzioni su come allestire i pacchetti. Prima ancora, per le vendite di Natale, si incalzava: “Non deve uscire un IPAD senza Pencil! 100% ATTACH DI OBIETTIVO”.

Questo insieme di indizi raccolti ha portato l’Agcm a definire che la società “ha utilizzato modalità ingannevoli per promuovere alcuni prodotti, spesso presentati come in promozione -sia nei volantini sia nei cartelli posizionati nei negozi- che invece venivano abbinati e venduti insieme ad un prodotto accessorio. In questo modo il consumatore pagava un prezzo superiore e diverso rispetto a quello pubblicizzato. Mediamarket ha altresì attuato pratiche scorrette e aggressive che imponevano al consumatore l’acquisto anche di prodotti accessori che non avrebbe altrimenti acquistato, sostenendo così un costo supplementare non previsto”.

Come aggravante l’Autorità riferisce che queste prassi commerciali sono state adottate “nei confronti di prodotti particolarmente appetibili per il consumatore, come smartphone, Pc, Ipad, Playstation, Smart Tv, che, in media, presentano un prezzo non irrisorio e che vengono di frequente esposti al pubblico in ‘offerta’. Le vendite abbinate di accessori vengono realizzate e massificate, infatti, proprio in occasione di dette promozioni, in cui l’effetto ‘agganciò risulta particolarmente rilevante ed efficace”. Per l’Antitrust questa pratica “è in grado di limitare considerevolmente la libertà di scelta dei consumatori in relazione al prodotto da acquistare e li induce – con modalità surrettizie – ad assumere una decisione commerciale per l’acquisto di un prodotto che non avrebbero altrimenti preso, violando il dovere di diligenza e integrando una pratica commerciale scorretta”.

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