Polizia, giurano 13 atleti paralimpici. Bebe Vio: “Emozione unica, ora noi come gli olimpici”

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“Lo giuro!”. Due parole che nel mondo paralimpico prima d’oggi non erano mai state pronunciate e che invece martedì mattina, nella sede del Comitato paralimpico italiano, sono diventate realtà, perché tredici atleti (sette uomini e sei donne) hanno prestato giuramento presso il corpo della Polizia di Stato davanti al numero uno del comitato italiano paralimpico, Luca Pancalli, e al capo della polizia, Vittorio Pisani. “È un’emozione fortissima sapere di essere parte di questa grande famiglia – ha detto la campionessa Bebe Vio -. Gridare lo giuro tutti insieme è stato molto bello. Pancalli ha voluto a tutti i costi questa cosa e noi siamo stati i primi a far parte di questo mondo. Non è solo un cambiamento nelle nostre vite, che siamo trattati come atleti olimpici, ma un cambiamento a livello sociale e culturale”. Gli atleti entrano dunque a far parte del ruolo tecnico-scientifico della Polizia di stato assunti, a tempo indeterminato, come agenti tecnici.

Con il loro ingresso viene infatti costituita, nella pianta organica della Polizia di Stato, la nuova sezione paralimpica delle Fiamme Oro. E se Bebe Vio è la stella dei tredici atleti paralimpici che oggi hanno prestato giuramento, con la schermitrice c’erano anche Vincenza Petrilli, Jacopo Luchini, René De Silvestro, Monica Boggioni, Carlotta Gilli, Giulia Ghiretti, Antonio Fantin, Stefano Raimondi, Simone Barlaam, Andreea Mogos, Edoardo Giordan ed Emanuele Lambertini.

Persone “che possono insegnarci tanto” ha detto Pisani nel suo discorso, aggiungendo come la presenza degli atleti paralimpici in Polizia “sarà d’esempio per tutti perché ci darete la forza di fare sempre qualcosa di più”. Il capo della polizia ha anche sottolineato come nello sport poi non contino solo medaglie, ma anche l’esempio di vite straordinarie che gli atleti pralimpici dimostrano definendoli un “esempio di coraggio e forza d’animo”. Da qui riparte anche Pancalli che non vede il mondo dello sport paralimpico come un mero “contenitore di medaglie”, ma qualcosa di più. “Vogliamo essere un pezzo di politiche pubbliche del Paese”, ha spiegato il numero uno del Cip. Il giuramento di oggi poi lo inquadra come un “risultato storico per il Paese e non solo per gli atleti” perché “è un tassello a quella silenziosa rivoluzione culturale che il comitato paralimpico sta portando avanti da anni. E di questo sono orgoglioso”.

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