Le immagini girate dal ponte della Open Arms non hanno bisogno di molte parole: infinite ore di navigazione nel mare in tempesta con raffiche di vento fino a settanta chilometri e onde alte tre metri. Un ulteriore inutile strazio per i 199 migranti ( e tra loro donne e bambini) soccorsi due giorni fa nel Mediterraneo dal rimorchiatore spagnolo che ha fatto ben dieci interventi su richiesta della Guardia costiera italiana impossibilitata a intervenire in aiuto delle decine di imbarcazioni piene di migranti sulla rotta tra la Tunisia e Lampedusa. Rotta in queste ore attraversata da un ciclone con numerose barche a rischio naufragio.
Ma il coordinamento dei soccorsi multipli da parte del centro di Roma ( in deroga al decreto Cutro) non ha indotto il Viminale a modificare la sua politica dell’assegnazione dei porti lontani per tenere le navi umanitarie il più lontano possibile dalla zona Sar. E così ieri, visto l’alto numero di persone a bordo ( 265), il Viminale ha deciso ugualmente di mandare la nave spagnola prima a Lampedusa e poi a Brindisi nonostante le condizioni meteo proibitive.
Protestano gli spagnoli: “ Da queste immagini appare evidente cosa significa raggiungere un porto così distante. Le 199 persone a bordo, tra cui molte donne e bambini, dopo giorni alla deriva in mare, sono costretti ad affrontare condizioni meteo marine proibitive. Inoltre continuiamo a ricevere avvisi di imbarcazioni in difficoltà, sarebbe importante poter tornare in mare il più presto possibile.L’assegnazione di porti lontani è una scelta disumana e pericolosa”.
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