Tassi Bce fermi, cosa cambia per mutui e investimenti

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“Una riunione interlocutoria”. Così la maggior parte degli analisti legge le decisioni prese dalla Bce, che per la seconda volta consecutiva – dopo dieci rialzi ininterrotti – ha deciso di tenere fermi i tassi ufficiali. Proviamo a capire cosa può cambiare per chi chiede un finanziamento e per gli investitori.

Prestiti e mutui, attese variazioni marginali

La decisione dell’Eurotower è in linea con le attese del mercato, che nei giorni scorsi non ha evidenziato particolari impatti sul fronte dell’Euribor a 3 mesi, il principale riferimento per i mutui a tasso variabile. A differenza della Fed, che mercoledì ha aperto alla possibilità di tre tagli al costo del denaro nel corso del 2024, la Bce si è limitata a sottolineare che non è ancora il momento di abbassare la guardia, con la presidente Christine Lagarde che ha ricordato i rischi di rimbalzo a breve per l’inflazione.

Dunque, almeno per il momento non sono attese particolari novità per i tassi su prestiti e mutui, anche se dopo tanti rialzi nell’ultimo anno e mezzo c’è spazio per vedere il bicchiere mezzo pieno.

Tomasz Wieladek, chief european economist di T. Rowe Price, vede per i prossimi mesi un mercato immobiliare ancora debole “dato che molti mutuatari oggi si trovano a fare i conti con rate ben più alte di quelle previste al momento di accensione del finanziamento. Inoltre i nuovi mutui continueranno ad essere inaccessibili per molte famiglie”.

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Per il reddito fisso, meglio evitare le scadenze lunghe

Lo scenario cambia se si adotta la prospettiva dell’investitore. Nei giorni scorsi il mercato ha iniziato a scommettere su un allentamento della politica monetaria già nel secondo trimestre del 2024, con il rendimento del BTp sceso al 3,8% circa, oltre due punti in meno rispetto a due mesi fa. Questo ha comportato un apprezzamento dei titoli a reddito fisso già in portafoglio, ma riduce i rendimenti per chi investe oggi in questa direzione.c Anche se, avverte T.Rowe Price, l’orientamento della Bce sulle mosse future sembra più prudente delle scommesse del mercato e questo potrebbe portare a un piccolo rialzo dei rendimenti.

“A questo livello, è consigliabile grande prudenza sulle scadenze medio-lunghe perché il mercato potrebbe aver corso molto”, secondo Massimo Gionso, consulente finanziario indipendente. Secondo il quale vi è qualche spiraglio in più per le scadenze fino a due anni, ma a una condizione: “Punterei su emissioni indicizzate all’Euribor a 3 mesi (cioè il cui rendimento è legato all’andamento di quest’indice, ndr), che è mostrato stabile nelle ultime sedute”.

Dello stesso avviso è Arrigo Pelliccia, fund manager, AcomeA Sgr, che vede uno scenario di difficile lettura e per questa ragione suggerisce di puntare su una duration contenuta.

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Allungando l’orizzonte di osservazione, Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte, annota che il calo dei rendimenti sull’obbligazionario dovrebbe caratterizzare il prossimo anno, anche se il calendario prevede una pioggia di emissioni e questo potrebbe creare qualche tensione sul mercato. Senza dimenticare, segnalano diversi analisti, una possibile elevata volatilità per le tante scadenze elettorali in programma il prossimo anno.

Sull’equity prevale la prudenza

Quanto all’azionario, la conferma dei tassi attuali da parte della Bce non cambia lo scenario. Il 2023 si appresta a finire in soffitta con la maggior parte delle Borse in crescita e in diversi casi in prossimità dei massimi storici. Questo nonostante il progressivo indebolimento del quadro macroeconomico. “Dato che i multipli generalmente non sono a buon mercato, è meglio muoversi con prudenza per un po’, anche nella considerazione del fatto che a fine anno la liquidità in circolo sui mercati finanziari tende a calare e così si apre lo spazio a una maggiore volatilità”, è il commento di Gionso.

Meglio dunque aspettare i dati sull’inflazione a dicembre, che arriveranno a fine mese, ed eventuali nuove comunicazioni da parte dei vertici Bce.

Valute, verso rafforzamento per l’euro

Infine uno sguardo alle valute: Intermonte vede spazio per una piccola rivalutazione dell’euro sul dollaro, soprattutto se la Fed sarà la prima a tagliare i tassi, con un cambio di rotta verso l’estate del 2024, con la domanda europea di dollari collegata all’acquisto di gas liquido per la ricostituzione delle scorte.

AComeA, infine, punta sui titoli maggiormente penalizzati dalle politiche sui tassi. “Vediamo opportunità soprattutto in Italia, in particolare nel segmento delle mid e small cap”, conclude Pelliccia.

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