Una nave della Guardia costiera cinese colpisce imbarcazioni filippine. Tensione tra i due Paesi

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PECHINO – Ritorna alta – per l’ennesima volta in appena due mesi – la tensione tra Cina e Filippine. Nonostante il mese scorso, all’Apec di San Francisco, Xi Jinping e Ferdinand Marcos Jr si fossero incontrati proprio per discutere di come allentare le tensioni. Teatro dello scontro nel weekend – a suon di cannonate ad acqua e speronamenti, come denuncia Manila – sono di nuovo le acque contese nel Mar cinese meridionale.

“Abbiamo convocato l’ambasciatore cinese a Manila per protestare contro gli incidenti”, dichiara la portavoce del Dipartimento degli Affari Esteri filippino Teresita Daza, che ha evocato pure la possibilità di espellere il diplomatico: dichiararlo persona non grata nelle Filippine “è qualcosa che deve essere preso in seria considerazione”. Il presidente Marcos parla di “azioni pericolose” da parte di Pechino. E pure gli Stati Uniti, alleati di Manila, attaccano affermando che tali azioni “riflettono non solo uno sconsiderato disprezzo per la sicurezza e i mezzi di sussistenza dei filippini, ma anche per il diritto internazionale”. Ribadendo il trattato di mutua difesa del 1951 che esiste tra le due nazioni.

Ieri, denuncia Manila, una nave della Guardia costiera cinese ha colpito con cannoni ad acqua, danneggiandole, imbarcazioni filippine impegnate in una missione di rifornimento verso l’atollo di Second Thomas nelle contese isole Spratly: un atollo occupato dalle forze di Manila, che dal 1999 lo difendono con alcune truppe di stanza a bordo di una vecchia nave arenata – la Sierra Madre. La Cina ha ripetutamente esortato le Filippine a rimuovere la nave che, a suo dire, si è arenata “illegalmente” e “deliberatamente” sulla secca. Pechino considera la secca, che chiama Ren’ai Jiao, come parte del suo territorio. Il Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate filippine Romeo Brawner era a bordo di una delle imbarcazioni colpite. Sabato, invece, Manila ha dichiarato che la Guardia costiera cinese ha sparato cannoni ad acqua contro le navi civili filippine vicino ad un altro punto sensibile, la secca di Scarborough.

Pechino risponde alle accuse. Le operazioni condotte dalla guardia costiera contro le navi filippine sono state “professionali, moderate e legali”, dice il portavoce del Ministero degli Esteri. Affermando che le responsabilità dell’incidente ricadono esclusivamente su Manila, che la Cina “prenderà le misure necessarie e farà fronte a qualsiasi provocazione”. E aggiungendo che sono gli Stati Uniti che “da tempo istigano le Filippine con le loro rivendicazioni”.

Pechino e Manila da anni si stuzzicano su isolotti e secche contese. La Cina rivendica la sovranità su oltre l’80% del Mar cinese meridionale, contendendosi questo tratto di mare ricco di risorse e strategico dal punto di vista economico e militare con Malaysia, Brunei, Vietnam, Taiwan e, appunto, Filippine. Nel 2016 la Corte permanente di arbitrato dell’Aja dichiarò che tali rivendicazioni non avevano alcuna base giuridica. Decisione che i cinesi non hanno mai riconosciuto.

Intanto, in altri mari caldi dell’Asia, si è verificato il secondo incidente nel giro di poche settimane: un caccia F-16 statunitense si è schiantato nelle acque del Mar Giallo al largo delle coste della Corea del Sud durante un’esercitazione. Il pilota è stato recuperato, vivo. L’incidente arriva qualche settimana dopo che otto aviatori statunitensi sono rimasti uccisi nello schianto di un aereo Osprey vicino all’isola giapponese di Yakushima.

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