“Serena Mollicone poteva essere salvata: morta lentamente dopo ore di agonia”. La testimonianza dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo

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E’ stata una morte lenta, probabilmente a causa di soffocamento, quella di Serena Mollicone, la studentessa scomparsa l’1 giugno del 2001 da Arce e ritrovata morta due giorni dopo, il 3 giugno, in località fonte Cupa a Fontana Liri. Lo ha spiegato professoressa Cristina Cattaneo, l’anatomopatologa del Labanof di Milano chiamata dai giudici della Corte di Assise d’Appello di Roma che hanno riaperto, il 26 ottobre scorso, il dibattimento. Serena, ha detto la consulente in aula, “aveva un’edema celebrale, ma senza sanguinamento. Non è la tipica emorragia, quindi forse si è trattata di una morte lenta”, ha aggiunto. “La morte di Serena non è stata immediata la sua agonia è durata da una a dieci ore e quindi poteva essere salvata”.

Per la morte della giovane sono imputati – per accuse che vanno, a seconda delle posizioni, dall’omicidio al favoreggiamento – sono Franco Mottola, ex comandante della stazione dei carabinieri di Arce, il figlio Marco Mottola e la moglie Anna Maria. Insieme a questi, tra gli accusati, anche i carabinieri Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale, quest’ultimo per l’istigazione al suicidio di Santino Tuzi, morto suicida nel sorano, poco dopo aver raccontato agli investigatori dettagli importanti ai fini dell’indagine. I 5 imputati oggi a processo nella Capitale sono stati assolti nel luglio del 2022 dal tribunale di Cassino.

“La ragazza non è morta sul colpo e su questo siamo tutti d’accordo. Probabilmente si arriva all’evento del decesso, perchè le vengono chiuse le vie aeree”, ha spiegato. Il perito ha aggiunto che il cranio della giovane è “compatibile con buco trovato nella nella porta della foresteria della caserma dei carabinieri di Arce. La testa ha impattato con l’arcata zigomatica”.

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