Al santuario di Montevergine i femminielli guardano al Papa: “Capisce che siamo tutti figli di Dio, la Chiesa cambierà”

Pubblicità
Pubblicità

Quando un raggio di sole squarcia le nuvole la piccola folla è percorsa da un fremito, come se la Madonna avesse risposto alle invocazioni. La festa della candelora, la benedizione delle candele per simboleggiare Cristo luce del mondo, si sovrappone ad antiche tradizioni che scrutano in questo giorno, due febbraio, i primi indizi della primavera. Sul monte Partenio soffia un vento gelido, ai margini della strada ci sono cumuli di neve. E quando nell’atrio dell’abbazia piomba una lama di luce, c’è chi esulta, chi ride, si moltiplica il suono dei tamburelli e delle “castagnette”, la tammurriata esplode, sale il volume del coro, “Oi Ma-ro-nna! Oi Ma-ro-nna!”. Il Santuario di Montevergine, come ogni anno, è gremito di una folla arcobaleno di femminielli, gay, transessuali. Quest’anno, però, qualcosa è cambiato.

Le reazioni a Francesco

Papa Francesco io lo ammiro, è un uomo che ha deciso di mettersi in gioco, di rischiare le critiche anche di alcuni ambienti ecclesiastici”, dice Tommy Mellone, in arte Nanà Vaiassa, artista di cabaret specializzata in “tombole scostumate”. “Molti si nascondono dietro le maschere, invece lui no, ha capito il vero senso dell’amore di Dio che ci ha creati tutti uguali, rischiando anche di non essere capito”.
Nei mesi scorsi Jorge Mario Bergoglio ha chiarito che le transessuali possono fare da madrine di battesimo, ha autorizzato la benedizione delle coppie omosessuali. I conservatori gridano all’eresia, i vescovi africani protestano, il cardinale Gerhard Ludwig Mueller, ratzingeriano doc, parla di blasfemia. “Se ci abbiamo messo 2000 anni per avere un Papa che ha avuto delle aperture mentali”, commenta serafico Tommy Mellone, “diamo tempo al tempo: i tempi di Dio non sono i nostri tempi, queste persone stanno facendo il loro percorso, ci arriveranno sicuramente… perché dove c’è Dio c’è amore”.

Una tradizione antica

Al santuario benedettino di Montevergine la “juta (andata) dei femminielli” è un appuntamento che affonda le radici nei secoli passati. Il femminiello è una figura tipica napoletana, irriducibile ad altre categorie dell’omosessualità, del travestitismo o della transessualità. “E’ una tradizione che richiama la leggenda del 600 di due omosessuali che, condannati a morire di freddo sul monte Partenio, furono salvati dalla compassione di Maria”, spiega Adriana Valerio: “Da allora, in lei, gli omosessuali, i femminielli, i transgender, diremmo noi oggi, trovano accoglienza e rifugio. Maria è la madre che tutti accoglie. Tutto questo”, spiega la storica del cristianesimo, “è legato sia alla tradizione popolare napoletana, dove i femminielli hanno sempre trovato una loro collocazione sociale, integrati nella vita del vicolo, sia a una cultura materna di cura caratteristica della millenaria spiritualità partenopea”.

Devozione e folklore

Fin dalle prime ore della mattina una folla si raduna a Mercogliano, in provincia di Avellino, e sale al santuario in funicolare, ma c’è chi si incammina a piedi magari con un fiasco di vino in mano. In paese per una settimana ci sono spettacoli e dibattiti, accanto all’abbazia spuntano chioschi di panini, t-shirt, icone religiose. Nei decenni passati la tradizione era più raccolta, oggi c’è un po’ di folklore. Ci sono i femminielli, c’è il pullman dell’Associazione Trans Napoli, ci sono curiosi, fedeli, militanti da tutta italia. C’è Vladimir Luxuria, ci sono le Karma B, c’è l’artista queer italo-americana (anzi, “irpino-americana”) Summer Minerva. Si sale lungo gli scalini che portano alla chiesa, accompagnati dai canti a distesa, ogni scalino una preghiera, si accendono le candele, si prega dinanzi all’icona della Madonna nera, “mamma schiavona”, nera come gli schiavi di colore, la madre che tutti accoglie senza discriminazioni.

Don Vitaliano e il gay pride del 2000

Un po’ pellegrinaggio un po’ gay pride, la ricorrenza ha avuto i suoi incidenti. Lo ricorda bene don Vitaliano Della Sala, parroco di Mercogliano, figura nota del cattolicesimo progressista. “Prima qui era un appuntamento normale, non ci sarebbero stati nemmeno i giornalisti”, sorride il sacerdote che in paese tutti salutano, “poi a luglio del duemila, durante il Giubileo, io partecipai al gay pride a Roma e successe il putiferio, intervenne il cardinale Sodano, Giovanni Paolo II dalla finestra non fece il mio nome ma quasi, fui sospeso per un periodo… quell’anno in occasione della Candelora l’abate dell’epoca fece un’omelia così dura che si parlò di cacciata dei femminielli dal tempio. Disse che questa è la casa di Dio, qui non c’è posto per chi non segue i valori cristiani. Una settimana dopo fu organizzato quello che qui chiamammo il femminiello pride. Mi trovai a pranzo con l’abate e a tavola il monaco più vecchio, don Romualdo, che aveva novantadue anni, gli chiese: “Ma questi sono sempre venuti tutti gli anni, e tu quest’anno te ne accorgi?”. Chiaramente”, conclude don Vitaliano, “aveva avuto pressioni da Roma”.

Resistenze e vizietto

Oggi da Roma spira un’altra aria e il popolo dei femminielli registra i sommovimenti con napoletanissima attenzione. Come lo vede il Papa? “Lo vedo bene”, risponde Brigida, “vecchia femminiella di Napoli”, 77 anni e un turbante nero: “Ha un cuore puro, porta la fede, e poi a differenza di altri non usa gioielli, i velluti, gli anelli, non sta sulla sedia, le scarpe vecchie e se le fa aggiustare”. I vescovi africani dicono che da loro non ci sono omosessuali. “Ma saranno nascosti”, sospira. Le resistenze dei conservatori? “Ma nella Chiesa la metà sono tutti come noi”, sorride Brigida, “con il vizietto”.

Gli africani e i passi avanti

Gerardo Amarante scoppia a ridere quando sente che secondo i vescovi africani in Africa non ci sono omosessuali. “Ma cumme se fa a dire che non esistono, poverini!”, esclama questo napoletano che guida i canti del pellegrinaggio. “Nella Chiesa ci sta ancora il bigottismo, c’è ancora l’omofobia, speriamo che diano ascolto un poco a questo Papa”, prosegue Amarante: “Ci sono stati degli errori però penso che la Chiesa si aprirà, è giunto il momento di aprirsi, anche perché siamo usciti allo scoperto tanti di noi: prima era più chiusa, la famiglia, la Chiesa…”. Orecchini e una borsa a tracolla, Francesco, 21 anni, è un’altra generazione. E’ omosessuale, racconta che nella sua parrocchia si è sempre sentito accettato. Per lui le decisioni del Papa “sono passi avanti, è un inizio”. Ci sono cardinali che definiscono blasfeme le benedizioni delle coppie gay. “Ognuno la pensa al proprio modo”, risponde Francesco, “ma noi speriamo e preghiamo la Madonna di Montevergine che siamo sempre più accettati”.

Chiesa e discriminazioni

“Le direttive del magistero della Chiesa hanno seguito e seguono altri percorsi: condannando le ambiguità sessuali, hanno sospinto verso marginalità ed discriminazione”, spiega Adriana Valerio. “Quello che può insegnare questa antica tradizione popolare alla Chiesa e al magistero”, prosegue la professoressa che ha insegnato storia del cristianesimo all’Universià Federico II di Napoli, “è che la Madonna di Montevergine è l’esaltazione della maternità che non fa differenze tra i suoi figli, che non separa, ma tutti accoglie nel proprio utero misericordioso e fecondo di vita. La Candelora è la festa della luce della fede al di là delle oscurità delle discriminazioni”.

Un presepe con due Madonne

Don Vitaliano non è troppo ottimista. A Natale ha fatto un presepe con due Madonne, “non volevo offendere San Giuseppe o nessun altro”, spiega, “era un modo per dire che non c’è più una sola sacra famiglia ma ce ne sono tante”. La destra cattolica si è organizzata, il parroco di Mercogliano ha ricevuto 26mila mail di protesta e telefonate di insulti. “Che fraternità c’è se un cattolico mi aggredisce in questo modo? Papa Francesco non prende posizioni un po’ più progressiste e fa bene, è prudente. Ma se nella Chiesa non c’è spazio per il confronto fraterno lo scisma che il Papa teme già c’è”.

“Bisogna stargli vicino”

Ciro Ciretta, che guida la processione dei femminielli con un foulard turchese a fiori, apprezza papa Francesco, “sta avendo un bel percorso, sa stare nella storia”, dice. “Però è difficile che la Chiesa all’improvviso cambi: non può farlo, ha duemila anni di storia, ha un popolo che vuole certe cose. Bisogna pregare per il Papa, stargli vicino, perché sta prendendo un percorso difficilissimo”. E poi meglio prevenire le brutte sorprese, “perché che me ne so io – dice ridendo Ciro Ciretta – che domani chest se susa e dice n’atru fatt?”, domani si alza e dice un’altra cosa?

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *