Harry contro l’home office: il principe rivuole la scorta e denuncia il ministero dell’Interno

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LONDRA. Il principe Harry ritorna in tribunale a Londra. O per lo meno i suoi legali, perché non è ancora chiaro se il duca del Sussex si presenterà all’Alta Corte dopo le ultime roventi polemiche legate all’ultimo libro Endgame di Omid Scobie. Che, tra le altre cose, nella versione olandese ha accusato re Carlo e la principessa Kate di aver commentato sul colore della pelle di Archie, il primogenito di Harry e Meghan, come aveva sostenuto l’ex attrice americana – allora senza fare nomi – durante l’esplosiva intervista ad Oprah Winfrey due anni fa.

Ora, il principe ribelle, già autore dell’altrettanto clamorosa autobiografia “Spare, il ribelle”, ha denunciato nientemeno che l’Home Office. Perché Harry rimprovera al Ministero dell’Interno britannico di mettere a repentaglio la sua sicurezza nel Regno Unito, dopo avergli revocato la scorta poiché declassato a “membro della Royal Family non più in servizio”. Una decisione presa tre anni fa dalla Regina Elisabetta in persona, dopo la fuga di Harry e Meghan in California e la conseguente perdita di molti privilegi reali.

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Ma Harry non ci sta. Secondo lui, nonostante con la consorte sia un piede e mezzo fuori dalla Royal Family, ha comunque diritto alla scorta, pagata dai contribuenti britannici, per due motivi. Primo: ha il diritto di tornare nel suo Paese e sentirsi sicuro, dopotutto è un personaggio pubblico e potenziale obiettivo di malintenzionati, viste le tante minacce ricevute negli anni, persino dai talebani afgani. Secondo: anche se pagasse di tasca sua una scorta privata, questa non avrebbe lo stesso livello di informazioni di intelligence e di sicurezza cui ha accesso lo Stato britannico.

Sinora l’Alta Corte ha parzialmente respinto gli argomenti di Harry, che però non si arrende. Il principe contesta anche la presenza di due membri della “Ditta” reale nella commissione speciale che si occupa delle scorte della Royal Family e di altri personaggi importanti dello Stato britannico. Ovvero, la Executive Committee for the Protection of Royalty and Public Figures (Ravec). In questo consesso, all’epoca della decisione, c’erano anche Sir Edward Young, il vicesegretario privato della Regina Elisabetta, e il conte di Rosslyn, figura pesante della cerchia di Carlo (tecnicamente detto “Lord Steward”). Dunque, Harry lamenta che scelta di togliergli la scorta non sia ortodossa poiché “molto probabilmente influenzata” direttamente dalla sua famiglia, dal suo punto di vista assetata di vendetta contro lui.

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Le udienze, che si terranno oggi e per altri due giorni, saranno principalmente a porte chiuse. Non si sa se Harry si presenterà a Londra, per via delle citate ragioni di sicurezza. Ma il principe in passato, per altre cause legali che ha lanciato con Meghan contro il Mail on Sunday e i media britannici, talvolta si è fatto vedere. In ogni caso, i suoi avvocati stamattina hanno sostenuto che, sulla vicenda della scorta negata, Harry “è stato discriminato e trattato in maniera ingiusta senza alcuna giustificazione”.

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