La mostra su Artemisia a Genova e le accuse di sessismo, a confronto il curatore con le studiose che hanno denunciato il caso

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“Cronaca di uno stupro” o “riscatto di un’artista”? Oggi è il giorno del confronto sulla dibattuta mostra su Artemisia Gentileschi: avverrà in mostra, al Palazzo Ducale di Genova. Il curatore, Costantino D’Orazio, ha invitato, per un dialogo tra le sale, le studiose che a dicembre hanno sollevato il caso e a loro si uniranno le attiviste di Nonunadimeno. E queste ultime poi hanno indetto, nel pomeriggio, un’assemblea ai Giradini Luzzati, per discutere della mostra e di eventuali iniziative a riguardo.

«Sono molto contenta che si sia arrivati fino a questo punto: ripongo una grandissima fiducia nel dialogo con il curatore – dice Valentina Cervella, una delle studentesse della laurea Specialistica in Storia dell’Arte e valorizzazione dei Beni culturali dell’Università di Genova che ha denunciato, segnalando al magazine online Exibart, l’allestimento e le scelte curatoriali considerate sessiste – speriamo che da questo confronto sgorghino nuove possibilità per modificare l’approccio, d’ora in poi, affrontando tematiche come lo stupro da un punto di vista interdisciplinare, ad esempio includendo più esperti nel team della curatela».

“Questa è la cronaca di uno stupro”: protesta delle universitarie di Genova contro la mostra di Artemisia Gentileschi a Palazzo Ducale

Si presenteranno con un elenco di richieste, Valentina Cervella, Noemi Tarantini e le storiche dell’arte Valentina Crifò e Marta Francia, portando l’istanza dell’Università nelle sale espositive finite nella polemica nazionale. «Il primo obiettivo, imprescindibile, è che sia messo un trigger warning all’inizio della mostra. Poi vorremmo che la cosiddetta sala dello stupro, dove la violenza viene gratuitamente e voyeuristicamente spettacolarizzata, venisse chiusa», dice Cervella. Nell’occhio del ciclone, a dicembre, oltre diverse scelte espositive, è finita proprio la sala multimediale, arredata con un letto, in cui la voce di un’attrice legge, istrionicamente la descrizione della violenza subita dall’artista da parte del collega Agostino Tassi, con le parole della stessa Gentileschi, secondo gli atti del processo che si celebrò e che condannò Tassi (ma non scontò un giorno di pena).

La mostra, “Artemisia Gentileschi. Coraggio e Passione”, promossa e organizzata da Arthemisia con Palazzo Ducale, Comune di Genova e Regione Liguria, vede nel comitato scientifico anche il sottosegretario Vittorio Sgarbi.

l’intervista

Caso Gentileschi e la polemica sullo stupro, D’Orazio: “Grazie alle studentesse: è ora di cambiare il modo di curare le mostre”

Aveva colpito l’opinione pubblica l’intervento del curatore, Costantino D’Orazio, che aveva risposto alle polemiche sollevate dalle studiose, invitandole a un confronto in mostra: «Grazie alle studentesse dell’Università perché, d’ora in poi, cambierà qualcosa anche nel modo di allestire e curare le mostre: dobbiamo tenere conto del piano civico, quello scientifico non è più sufficiente», ha dichiarato. E dunque apre a quel piano interdisciplinare che proprio le allieve dell’Università di Genova hanno messo tra le richieste. E D’Orazio ha fatto seguire alle dichiarazioni i fatti, organizzando oggi il dialogo in mostra non solo con le studiose, ma anche con una delegazione delle attiviste di Nonunadimeno, che hanno denunciato un «approccio pornografico al dolore» con cui viene ripercorsa l’attività artistica della pittrice cinquecentesca.

A denunciare l’approccio alla tematica dello stupro e l’appiattimento di un’importante carriera artistica su i esso, era stato anche il consigliere comunale Filippo Bruzzone, rossoverde, che aveva chiesto conto di questo al Ducale, con una mail. Ed era intervenuto anche il rettore dell’Università, Federico Delfino, apprezzando il dibattito aperto dalle studentesse. E il presidente di Palazzo Ducale aveva immediatamente aperto le porte al dialogo. Dopo la recensione su Exibart, è uscita il 27 dicembre un’altra stroncatura dell’esposizione, sul diffuso magazine online, Finestre sull’Arte, in cui Federico Giannini parla di «biografismo spiccio», «progetto divulgativo banale, confuso e sensazionalistico, che reitera i soliti cliché sulla vicenda di Artemisia Gentileschi», uno dei primi è «proprio quello della donna violata che “soltanto grazie al suo talento” riesce a “scrollarsi di dosso i pregiudizi”», definendo la stanza dello stupro «un momento di trash».

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