I segreti dei “rapinarolex” da Napoli all’Europa, in 70 partono ogni settimana

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Sembrano turisti, ma non sono all’estero in vacanza. Hanno oltrepassato la frontiera con documenti falsi, si muovono con auto o mezzi presi a noleggio oppure con targhe contraffatte. Il “segnalatore” li precede per individuare il bersaglio, solitamente con il contributo di un “basista” locale. Il “palo” si apposta al crocevia del percorso per controllare il territorio. Al momento opportuno, tocca agli “esecutori”.

Sono almeno in due, talvolta, tre, più raramente in quattro. Cercano sempre di evitare la violenza, ma solo per non danneggiare il bottino. Dopo il colpo, si torna a casa. La refurtiva però segue un’altra strada. Viene affidata al “mulo”, quasi sempre una donna, che è arrivato da solo con la tasche vuote e da solo riparte, stavolta con un pacchetto ben nascosto che, all’interno, custodisce un gingillo del valore di decine di migliaia di euro.

Si muovono così le “paranze internazionali” dei “rapinarolex”. Bande di “trasfertisti del crimine” che entrano in azione non più solo in Italia, ma fuori dai confini nazionali. Scelgono località a vocazione turistica dove orologi di pregio vengono indossati senza particolari cautele: in Spagna Ibiza e le altre isole Baleari, Mykonos in Grecia, la Costa Azzurra, la Svizzera, ma anche capitali come Vienna, dove due quarantenni napoletani, lo scorso mese di agosto, avevano seguito un imprenditore da un ristorante del centro fino a casa per poi strappargli un orologio del valore di circa 120mila euro. I due sono stati arrestati un paio di mesi dopo, al termine di un’indagine condotta dalle autorità austriache con i poliziotti napoletani.

La squadra mobile di Napoli, spiega il dirigente, Alfredo Fabbrocini, «ha creato un database, alimentato dai dati provenienti anche da altri uffici, nel quale vengono inseriti i dati dei soggetti che hanno precedenti specifici oppure sono sospettati, per rapporti di frequentazione o parentela, di gravitare nell’orbita delle “pararanze”.

È un canale di cooperazione di fondamentale importanza per le indagini. Le altre squadre mobili italiane possono accedere direttamente, i paesi esteri attraverso l’Interpol o altre strutture investigative». Quando arriva la segnalazione, aggiunge Fabbrocini, «gli elementi a disposizione dei colleghi vengono incrociati con i nostri. Il campo si restringe il più possibile, fino a individuare il gruppo di riferimento». I risultati sono tangibili.

A Napoli, dove il territorio viene controllato attraverso la centrale operativa dove affluiscono le immagini del sistema di videosorveglianza cittadino, la polizia ha risolto, sotto il coordinamento della sezione Sicurezza urbana della Procura diretta dal procuratore aggiunto Sergio Amato, circa il 75 per cento dei colpi, in media 50 l’anno, commessi prevalentemente ai danni di turisti. Proprio ieri la squadra mobile di Milano ha eseguito tre ordinanze nei confronti di un 50enne, un 41enne e un 40 enne napoletani per 14 rapine commesse in Lombardia.

Sono numeri significativi anche quelli delle indagini condotte con le forze dell’ordine estere: oltre ai due con l’Austria 25 arresti sono stati eseguiti con la Spagna, accompagnati dal recupero di dieci orologi, tre con la Francia, sei con la Svizzera.

Un calcolo approssimativo indica in poco meno di una settantina, distribuiti in una decina di “paranze”, i “professionisti” della rapina di orologi in trasferta. A questi si aggiungono i “muli”, l’anello debole della catena, in genere donne che hanno bisogno di intascare qualche soldo. Le basi sono prevalentemente ai Quartieri Spagnoli, al Pallonetto di Santa Lucia e alla Sanità. «La rapina degli orologi di lusso – argomenta Fabbrocini – si è intensificata negli ultimi anni a causa dalla crisi economica. Come emerge da diverse inchieste, sono diventati un bene-rifugio dal mercato in grande espansione».

Qui si apre un altro capitolo, quello della ricettazione. Dal 2018 gli acquisti di Rolex sono tutti tracciabili, ciò nonostante i canali non mancano. Uno di questi sono le fiere internazionali, in Germania oppure negli Stati Uniti, dove raramente viene chiesta la certificazione, peraltro spesso falsificata. Ma esistono anche metodi artigianali, come la “scomposizione” di uno o due orologi rapinati che vengono poi riassemblati con pezzi acquistati on line fino a comporre un prodotto ibrido da vendere come originale.

Un interesse diretto della camorra nell’affare non emerge. Ma anche intorno a queste “paranze” si alimenta il tessuto criminale che avvelena la città: ha precedenti proprio per questi reati uno dei maggiorenni che il 31 agosto, in piazza Municipio, dopo un diverbio per un motorino parcheggiato male, scatenò la lite culminata nell’omicidio dell’incolpevole musicista Giovanbattista Cutolo detto Giogiò.

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