Prima della Scala, l’acuto del caso La Russa nell’anno dei tanti assenti

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Nel giorno della Prima della Scala destinata a passare alla storia per l’assenza, per la prima volta da anni, del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e della premier Giorgia Meloni (la seconda oggi a Milano per la firma di un patto con il governatore Attilio Fontana, la visita all’Artigiano in fiera e un pranzo con 500 famiglie disagiate assistite dalla comunità Arca al Portello), scoppia il caso Ignazio La Russa. Pur non nominandolo, è infatti chiaramente indirizzato al presidente del Senato il comunicato diffuso ieri in mattinata dalla sezione Anpi della Scala e dalla Slc Cgil: «I fascisti non sono graditi al teatro alla Scala. Non parteciperemo ad alcun cerimoniale di saluto istituzionale rivolto a chi non ha mai condannato il fascismo, le sue guerre coloniali, l’alleanza e la sudditanza al nazismo che ha generato leggi razziali e tanto lutto e miseria al popolo italiano».

Il riferimento è al tradizionale incontro che ogni anno il Capo dello Stato fa con gli interpreti dello spettacolo e una rappresentanza dei lavoratori durante l’intervallo. In assenza di Sergio Mattarella, questa sera toccherebbe al presidente La Russa come seconda carica dello Stato. Per questo motivo, i sindacati e l’Anpi mettono le mani avanti. «Il Teatro alla Scala rappresenta un luogo democratico e civile, e il nostro sindacato e la sezione Anpi del teatro non possono omaggiare chi ancora non combatte queste politiche». Il presidente provinciale di Anpi Roberto Cenati va oltre: «Condivido e comprendo la presa di posizione di Anpi Scala e della Cgil e credo sia ora che la seconda carica dello Stato condanni in modo molto chiaro le nefandezze del fascismo e si dichiari antifascista». La Russa non replica.

Il sindaco Beppe Sala fa poi sapere che quest’anno preferirebbe sedere al fianco della senatrice a vita Liliana Segre in platea. Il presidente del Senato, invece, dichiara che sarebbe per lui «un onore e un motivo di orgoglio» se Liliana Segre «fosse nel palco d’onore della Scala». Poi si corregge e precisa: «Se la senatrice Segre rimarrà in platea mi siederò al suo fianco». Dopo un balletto che ha creato imbarazzo nei vertici scaligero, che dovevano definire la distribuzione dei posti destinati alle autorità nella pianta del teatro, è stato il sì della senatrice Segre a sbloccare lo stallo. Sarà dunque lei a occupare il posto d’onore nel palco reale, accompagnata dalla figlia Federica Belli Paci. Ai due lati il presidente del Senato La Russa e dall’altra parte il sindaco Sala con la compagna Chiara Bazoli. In seconda fila, il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, quello della Cultura Gennaro Sangiuliano, la ministra delle Riforme istituzionali Casellati e il governatore Attilio Fontana.

Al termine di un giornata convulsa e dopo una telefonata con il presidente del Senato, Sala parla di «buona soluzione». Spiega che il suo «vero intento era quello di avere la Segre vicina e di testimoniare con la sua vicinanza uno spirito milanese di cui oggi c’è bisogno. Io non intendevo far polemica, ma ribadire alcuni principi politici perché la Prima della Scala è anche politica». Riferisce che «con il presidente La Russa ho parlato alcune volte e lui sa benissimo che non c’era un intento polemico. Segre è testimonianza della storia che vogliamo essere e ci riporta nel percorso che la città vuole fare». Il presidente La Russa, dal canto suo, sostiene che si è trattato solo di un problema «logistico», che alla fine è stato risolto. Come lui stesso aveva auspicato martedì incontrando a Roma la Comunità ebraica.

Resta il fatto, che la Prima di stasera, salvo sorprese, dovrebbe essere ricordata come quella con meno presenze istituzionali da anni. A parte i ministri e pochi vip ci saranno i sottosegretari alla Cultura Gianmarco Mazzi e Vittorio Sgarbi, il neo prefetto Claudio Sgaraglia, il senatore Mario Monti e il Capo di stato maggiore Giuseppe Cavo Dragone. Da registrare, il disappunto delle associazione Costituzioni Beni Comuni per il rifiuto del sovrintendente alla Scala Dominique Meyer di leggere un messaggio per la pace prima dell’inizio dello spettacolo. «Ci piace e vogliamo pensare che nessuno degli attori istituzionali possa non condividere delle parole di pace — avevano scritto gli esponenti della Cbc —. Continuiamo a sperare che queste parole siano dette».

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