Terza notte in ospedale per il piccolo Eitan, i medici oggi potrebbero svegliarlo

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Le condizini del piccolo Eitan, cinque anni, unico superstite della tragedia del Mottarone, sono stabili e la terza notte in ospedale l’ha trascorsa tranquillo. Potrebbe perciò essere oggi il giorno in cui i medici proveranno a risvegliarlo dalla sedazione in cui l’hanno tenuto da quando è arrivato con l’elicottero direttamente dal luogo della tragedia. I medici nel bollettino quotidiano hanno anticipato ieri che proveranno a risvegliarlo lentamente dopo che sono stati esclusi con una risonanza magnetica danni neurologici e al midollo spinale. Sarà essenziale capire l’andamento della giornata e come reagirà.

Oltre l’atrio dell’ospedale, i lunghi corridoi colorati dai disegni dei bambini e il vetro del reparto di rianimazione, scorrono lente le ore decisive della lotta per la vita di Eitan Biran. Il piccolo di 5 anni, l’unico sopravvissuto della tragedia della funivia del Mottarone, è sedato e intubato nel suo lettino del Regina Margherita di Torino.

Fuori dall’ospedale, l’arrivo periodico dei medici per il bollettino sulle sue condizioni di salute e la folla di giornalisti, tiene con il fiato sospeso anche i genitori che accudiscono gli altri piccoli pazienti. Tutti sanno oramai e tifano per il piccolo che negli istanti in cui la cabina è precipitata ha perso tutta la sua famiglia. Nella lista delle 14 vittime c’è suo padre Amit Biran, 30 anni, studente di medicina di origini israeliane, sua mamma Tal Peleg, 27 anni, e il suo fratellino Tom, di soli due anni. Sono morti anche i suoi bisnonni, Barbara Konisky Cohen e Itshak Cohen, nonni di Tal che erano da pochi giorni in Italia per “fare i turisti”. Quello di Eitan è l’unico nome rimasto nell’elenco dei feriti, le ipotesi che trapelano da fonti sanitarie è che sia stato proprio il padre a proteggerlo con un abbraccio, così da attutire l’impatto.

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Ma Eitan non è solo. Oltre il vetro c’è sua zia Aya, sorella di Amit che è da domenica sera con i suoi genitori in ospedale. Si sono allontanati ieri per raggiungere la camera ardente di Verbania. C’è anche la grande vicinanza della comunità ebraica, di Pavia, dove vivevano, ma anche quelle di Milano e Torino, che stanno fornendo alla famiglia tutto il supporto di cui necessita. E ci sono i medici, “gli angeli”, che si dicono “cautamente ottimisti”. Così li ha chiamati Dror Eydar, l’ambasciatore di Israele in Italia, che ieri è arrivato con il governatore Alberto Cirio, con cui insieme hanno rivolto una preghiera per il bimbo, come la famiglia ha chiesto a tutti di fare.

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Da domenica pomeriggio oltre alle preghiere in ospedale sono i bollettini medici a scandire il tempo. Prima della chirurgia pediatrica: i sanitari, coordinati dal direttore Fabrizio Gennari, lo hanno accolto domenica all’arrivo in pronto soccorso e portato in sala operatoria dove il piccolo è rimasto per cinque ore per ridurre le fratture alle tibie e a un braccio. Da ieri l’aggiornamento è dall’equipe del reparto di rianimazione, guidata da Giorgio Ivani, che in queste ore sta monitornado i parametri vitali del piccolo.

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E dagli “angeli” ieri è arrivata la notizia che tutti aspettavano: “La risonanza magnetica non ha evidenziato danni neurologici, sia a livello cerebrale sia del tronco encefalico”, ha rassicurato il direttore generale della Città della Salute di Torino, Giovanni La Valle. Un risultato per cui oggi inizieranno “un cauto risveglio del bambino”.

Giorgio Ivani il primario di anestesia e rianimazione che coordina l’assistenza al piccolo Eitan (fotogramma)

Oggi attraverso il vetro del reparto di rianimazione forse anche i nonni paterni potranno vederlo. Ieri hanno incontrato l’ambasciatore in ospedale, gli ha raccontato del nipotino: “Hanno sempre pianto, stiamo pregando tutti. È un bambino dolce, c’è la speranza che supererà questo momento”. Tra i corridoi dell’ospedale, dove è arrivato anche il presidente della comunità ebraica di Milano, Milo Hasbani, per Eitan è arrivato anche un piccolo orsacchiotto. Lo ha portato il governatore Cirio, che lo ha ricevuto da una mamma rimasta sconosciuta. Con un biglietto “Ciao Eitan, ce la devi fare. Ti voglio bene”. “Usciamo da questo ospedale – le parole di Cirio – con il cuore colmo di dolore ma con una piccola speranza”.

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