Le avventure di “Putin d’Arabia”: a Dubai e Riad per rientrare in gioco

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L’Economist lo dà per vittorioso in Ucraina, Time lo include tra i finalisti che potrebbero essere incoronati “Persona dell’Anno 2023”. Ora il presidente russo Vladimir Putin, non pago del suo ritorno al tavolo del G20, seppure in formato virtuale, va in tour, tra petrodollari e sceicchi, lì dove si discute di clima e di Gaza.

Si avventura nella Penisola Arabica per la prima volta dall’inizio del conflitto in Ucraina per una visita lampo di un giorno, che lo porterà negli Emirati Arabi Uniti, proprio mentre è in corso la Conferenza internazionale sul clima, e in Arabia Saudita.

Vladimir d’Arabia discuterà di «relazioni bilaterali e del conflitto israelo-palestinese», fa sapere il suo portavoce Dmitrij Peskov, nonché del «coordinamento rispetto al mercato del petrolio», prima di ricevere domani a Mosca il presidente iraniano Ebrahim Raisi. Ma è indubbio che, al di là dei suoi risvolti pratici, questa girandola di visite serva anche a rivendicare il ruolo della Russia come potenza chiave in Medio Oriente e a smentire l’isolamento.

È la guerra il fantasma che aleggia sulla Cop28

«L’obiettivo principale è uno schiaffo in faccia a quegli arroganti degli Stati Uniti e dell’Unione Europea», commenta Sergej Markov, ex consigliere presidenziale. «È sia un messaggio alle élite che queste regioni sono ora campi d’azione, sia un modo per rassicurare la popolazione che la Russia non è isolata dal mondo esterno», conferma Andrej Kolesnikov, analista del Carnegie Russia Eurasia Center.

Il mandato d’arresto della Cpi

Da quando ha lanciato l’offensiva contro Kiev, il leader del Cremlino aveva limitato i suoi viaggi a Cina, Iran e ai Paesi dell’ex Urss. E, dopo che lo scorso marzo, la Corte penale internazionale aveva emesso un mandato d’arresto nei suoi confronti per crimini di guerra, aveva dovuto rinunciare a partecipare al vertice dei Brics in Sudafrica in agosto e al G20 in India in settembre.

Ma con il fallimento della tanto decantata controffensiva estiva ucraina che sta aprendo crepe tra Volodymyr Zelensky e i suoi vertici militari e rinfocolando la “stanchezza” dell’Occidente nel garantire aiuti a Kiev, la capacità dell’economia russa di assorbire i colpi delle sanzioni e l’attenzione internazionale focalizzata su Gaza e Israele, il presidente russo sembra intenzionato a tornare sulla scena internazionale.

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Né l’Arabia Saudita, né gli Emirati Arabi Uniti, inoltre, hanno firmato il Trattato istitutivo della Corte penale internazionale. Putin quindi lì non rischia l’arresto. Può contare, anzi, sulla neutralità degli Stati del Golfo sul conflitto ucraino e su relazioni privilegiate sia con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman che con il sovrano emiratino, lo sceicco Mohammed bin Zayed al-Nahyan.

Petrolio, sanzioni e (forse) clima

Se l’Arabia Saudita è il partner chiave della Russia nell’Opec+, il collettivo che riunisce i principali Paesi esportatori, gli Emirati Arabi Uniti sono una delle vie per aggirare le sanzioni occidentali contro Mosca. Non a caso, il mese scorso, gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni a tre armatori emiratini accusandoli di esportare greggio russo a un prezzo superiore al tetto di 60 dollari a barile imposto da G7 e Australia.

A Riad Putin arriva dopo che una settimana fa l’Opec+ ha concordato nuovi tagli volontari alla produzione almeno fino alla fine di marzo 2024 per «stabilizzare i prezzi», mentre non è chiaro se a Dubai parteciperà alla Cop28, la Conferenza sul clima. Di certo, in entrambe le capitali arabe, parlerà del conflitto tra Israele e Hamas.

Il conflitto tra Israele e Hamas

Nonostante abbia irritato Benjamin Netanyahu non condannando l’attacco di Hamas del 7 ottobre e soprattutto ospitando una delegazione di Hamas a Mosca, Putin spera ancora di ritagliarsi un ruolo di mediatore, grazie ai suoi legami amichevoli con i vari attori regionali, sostenendo che «nessuno potrebbe sospettarci di stare al gioco di una delle parti».

La priorità, ha sottolineato il suo consigliere per la politica estera Juri Ushakov, «è arrivare a una tregua durevole» con uno «scambio di prigionieri e detenuti». Un messaggio che Putin ribadirà anche durante questo viaggio nel mondo arabo e domani quando riceverà Raisi, altro importante alleato, nonché fornitore di droni e armi per le forze russe in Ucraina.

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