Dai negozi di arredamento alla fattoria. Marco Bosia ha cambiato tutto per sopravvivere: “Gli animali mi hanno salvato, loro non ti pugnalano alle spalle”

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L’agriturismo che ha aperto due anni fa a Spino d’Adda (nel Cremonese) si chiama Fattoria Primaluce perché “dopo tanto buio attraversato dal punto di vista psicologico, quella è stata la prima luce che ho visto in fondo al tunnel”: il piano B del 57enne Marco Bosia si è concretizzato in una vecchia cascina che lui ha completamente ristrutturato e oggi è diventata casa per una famiglia allargata di cui fanno parte a pieno titolo anche circa 400 animali.

Insieme agli asini Burro e Luna e ai loro tre cuccioli, a quattro mucche, due vitelli, 15 pecore, un gatto, tre cani, oche, anatre e oltre 300 galline, Bosia ha trovato la sua dimensione: “Stare a contatto con gli animali per me è terapeutico. Loro chiedono solo un po’ di attenzione e danno moltissimo e soprattutto non ti pugnalano mai alle spalle – racconta – Ho avuto modo di rifletterci a lungo dopo una brutta delusione di lavoro, che mi ha portato quasi all’esaurimento nervoso. Grazie alle sedute con il mio psicologo, mi sono reso conto che avevo problemi con le persone, mentre gli animali mi infondevano calma e tranquillità”.

Il momento della svolta è arrivato circa quattro anni e mezzo fa e Bosia ricorda tutto come se fosse accaduto ieri: “All’epoca avevo un’attività imprenditoriale nel settore dell’arredamento, nel senso che lavoravo per un grande marchio e dopo decenni di sforzi ero arrivato a gestire sei negozi della catena in franchising – spiega – Ricevevo almeno 200 email al giorno ed ero continuamente bombardato da messaggi. Un giorno ero in auto e semplicemente non ce l’ho fatta più: ho buttato il telefono e il tablet in un fosso a bordo strada. Non avevo pensato a nessun piano B, sapevo solo che era ora di dire basta”.

Supportato dalla famiglia – “mia moglie Carla e mia figlia Federica mi sostengono sempre e, pur avendo ognuna il proprio lavoro, non appena possono mi danno una mano in fattoria” – Marco ha cercato un modo per reindirizzare la propria vita e l’ha trovato nella natura.

“Avendo molto tempo libero, facevo lunghe passeggiate nei dintorni di Spino, dove abito da quando avevo cinque anni. Proprio durante una di quelle camminate ho conosciuto un pastore. Spinto da un impulso, ho comprato due delle sue pecore, iniziando a girare con loro per i campi – prosegue – L’ho fatto per mesi e stavo meglio, ero molto più sereno. Così ho messo gli occhi su una cascina diroccata a circa un chilometro dal paese e l’ho acquistata”.

Oggi quella cascina è diventata un b&b con quattro appartamenti, frequentato da una clientela italiana e internazionale: “Mettiamo a disposizione un luogo magico in cui concedersi una pausa dalla vita frenetica della città e la gente lo apprezza. Anche perché chi arriva qui diventa in un certo senso parte della famiglia – garantisce – Non offriamo il servizio di ristorazione, ma nella fattoria c’è anche un micro caseificio dove produco formaggi per hobby e mi capita spesso di offrirli agli ospiti dell’agriturismo, che così finiscono per condividere il pasto con noi. Ci sono clienti che hanno spesso impegni di lavoro in zona e restano per lunghi periodi: se non ci sono per due o tre giorni, sento la loro mancanza”.

Alla Fattoria Primaluce gli umani si rilassano perché sono gli animali e le loro esigenze a dettare i ritmi della quotidianità: “Nella mia vita precedente il tempo era scandito dalle promozioni di vendita fissate dall’azienda, mentre ora la realtà è completamente diversa – assicura Bosia – Ogni giorno espongo le uova fuori dalla fattoria, accanto a un contenitore di terracotta dove chi le prende è invitato a lasciare un’offerta, senza alcun controllo. La gente ormai lo sa e l’iniziativa riscuote un grande successo. Mi è capitato spesso di esporre già intorno a mezzogiorno un cartello con scritto: ‘Uova finite per oggi’. E la promozione riprende quando le galline ne hanno voglia. Bellissimo”.

Le galline sono lasciate libere di razzolare e le mucche e le pecore di pascolare nei prati. Anche alle api è lasciata la più completa autonomia: “Ho 12 arnie e da circa un anno e mezzo mi sono avvicinato all’apicoltura – continua Bosia – Non produco però tanto miele, perché sono convinto che appartenga alle api. Io recupero e metto in vendita solo quello che a loro non serve. Mi sono scontrato con vari apicoltori più esperti per questo motivo, ma io voglio rispettare al massimo gli animali, torno a ripeterlo”.

Dal punto di vista prettamente fisico, la vita del 57enne non è meno faticosa di prima, anzi – “mi alzo ogni mattina alle 4 per seguire la fattoria” – ma rispetto al passato c’è una differenza fondamentale: “Adesso sono felice e lo ripeto a tutte le persone che mi chiedono come sto, anche se nella maggior parte dei casi non sono davvero interessate alla risposta. Non gliene faccio una colpa, perché anch’io prima ero così, me ne sono reso conto solo ora. Sono tutti presi dalle loro occupazioni e pensano di non avere tempo per altro”.

Da quando ha cambiato vita, Bosia si è accorto che “quasi tutti gli adulti camminano per la maggior parte del tempo con gli occhi rivolti verso terra e così finiscono per perdersi tante bellezze del mondo – commenta – Nel periodo per me più duro psicologicamente mi riposavo spesso sotto a un albero accanto alla fattoria, che poi si è ammalato ed è morto. Così ho chiesto a un artista locale di scolpire nel tronco alcune figure di animali, per dargli una nuova vita. I bambini che vengono qui in visita lo notano subito e richiamano l’attenzione dei genitori, che non sanno più alzare lo sguardo. Ecco, qui sono tornato a vedere davvero la realtà”.

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