Fuga di Artem Uss, identificato il commando che aiutò il figlio dell’oligarca russo a scappare dagli arresti domiciliari. Gli Usa: taglia da 7 milioni per trovarlo

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Erano in cinque, su quattro auto diverse. E si muovevano in colonna, come un convoglio militare o di intelligence. Rapidi, precisi, coordinati, dai sopralluoghi intorno a Borgo Vione al passaggio tra il confine di Gorizia e la Slovenia. E da lì Serbia, Ungheria, a nord verso la Bielorussia e infine direzione Mosca. È stato completamente identificato il commando che il 22 marzo scorso esfiltrò Artem Aleksandrovich Uss, il 41enne imprenditore russo accusato dagli Stati Uniti di contrabbando di petrolio dal Venezuela e di spionaggio industriale e militare verso la Russia, dai suoi arresti domiciliari in una cascina ristrutturata di Basiglio.

Sono tutti ormai da tempo all’estero. Soprattutto il figlio dell’oligarca siberiano Alexander: proprio il giorno prima della beffa il Tribunale di Milano aveva dato il via libera all’estradizione verso New York, da dove erano partite diverse segnalazioni sul pericolo di fuga. Ed è il dipartimento di Stato Usa che ora ha messo una taglia sino a 7 milioni di dollari per chi fornirà informazioni utili all’arresto e/o alla condanna di Uss.

Artem Uss, ecco chi ha aiutato l’imprenditore russo arrestato a fuggire

Il gip Anna Magelli ha firmato sei ordinanze di custodia cautelare: oltre a Uss, accusato di evasione, il provvedimento colpisce Vladimir e Boris Jovancic – il padre bosniaco 52enne, il figlio 25enne nato a Negrar nel veronese, e ancora lo sloveno 39enne Matej Janezic e i serbi Srdjan Lolic (52 anni) e Nebojsa Ilic (47) – tutti accusati di procurata evasione. Rigettata la richiesta del pm Giovanni Tarzia per una sesta presunta complice, una 35enne albanese custode e titolare del contratto di assicurazione di una delle auto del convoglio. I mandati d’arresto europei sono stati inoltrati in Serbia, Slovenia e Russia attraverso EuroJust, mentre una “red notice” è stata trasmessa dall’Interpol.

Uno dei ricercati, come riferisce il Washington Post, sarebbe già stato arrestato in Croazia. Si tratta di Vladimir Jovancic, come confermato a Repubblica da fonti qualificate.

Contatarghe e telecamere: l’indagine dei carabinieri sulla fuga di Artem Uss

Per identificare il quintetto, i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano – guidati dai colonnelli Antonio Coppola e Fabio Rufino – hanno setacciato contatarghe e telecamere comunali per mesi. Fino a isolare le sequenze utili. Quelle dei cinque sopralluoghi eseguiti, tra il 16 febbraio e il 12 marzo e sempre in compagnia, da Vladimir Jovancic, il responsabile dell’operazione di sottrazione di Uss alla giustizia. E quella del pranzo del 22 marzo 2023 ai tavolini all’esterno della Trattoria Peppone di Lacchiarella, l’ultimo briefing prima del prelievo del fuggitivo, liberato con un jammer dalla cavigliera elettronica che ne doveva segnalare la posizione, poi manomessa e mai più ritrovata.

L’allarme scattò qualche minuto dopo le 14 quando il convoglio era già in fuga verso l’autostrada A4. In testa la Fiat Bravo con a bordo gli Jovancic ed era stato papà Vladimir a prelevare Uss e a portarlo via sotto braccio alle 13.43, lasciando però una traccia fondamentale: una busta della Conad di Lacchiarella, lì dove aveva fatto la spesa (ripreso dagli occhi elettronici) per i viveri necessari dopo aver completato il pranzo alla Trattoria Peppone. Dietro la Bravo, a fare da staffette, una Volvo V60, una Volvo S80 con targa slovena e un’Audi A8 concessa in leasing da un hotel belgradese del quale Lolic è direttore commerciale.

La carovana di auto da Basiglio al confine: la ricostruzione del blitz per Artem Uss

La carovana si era divisa alle 17.30 a Desenzano del Garda, dove si sganciava proprio la Bravo guidata da Boris Jovancic, così come ricostruito dai carabinieri da una certosina analisi dei passaggi delle auto sotto le telecamere pubbliche e dei loro tabulati telefonici. Uss, già trasbordato, proseguirà la sua corsa fino a valico dell’A34 verso San Pietro. Ricomparirà sulla scena pubblica solo il 4 aprile, quando un dispaccio della “Novosti Ria” annuncerà il suo arrivo in Russia e la rinuncia delle autorità moscovite a perseguirlo per reati minori. Il 20 giugno, però, l’Interpol segnalerà un nuovo arresto nei territori della Federazione – senza specificare il perché – motivo che indurrà la Cassazione ad annullare l’estradizione verso New York. Da allora si sono perse le sue tracce.

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