Cop28 al punto di svolta: le prossime tappe e i termini su cui si giocheranno le trattative

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DUBAI – Si entra nel vivo della Conferenza sul clima Onu a Dubai e da domani, quando riprenderanno le trattative dopo una giornata di riposo, anche le singole parole, perfino le virgole, saranno oggetto di contesa tra le diverse delegazioni.

Dopo la passerella iniziale dei capi di Stato e di governo, che hanno dato input importanti lasciando però la definizione dei non pochi dettagli agli sherpa, con la seconda settimana di colloqui va messo a punto il testo finale di questa Cop28. Da calendario, andrebbe approvato entro martedì 12 dicembre, ma alcuni analisti già prevedono che si andrà lunghi, molto lunghi.

La conferenza

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Eppure tra i viali e i padiglioni di Expo City si respira un cauto ottimismo. Nessuno dei protagonisti nasconde le difficoltà su alcuni punti specifici, a cominciare dall’abbandono dei combustibili fossili e dalla finanza climatica, i soldi che i Paesi ricchi dovrebbero versare a quelli in via di sviluppo per aiutarli a ridurre le emissioni di gas serra, ma soprattutto per mettere loro di “adattarsi” ai cambiamenti climatici ormai in corso. Eppure, anche in virtù della partenza a razzo di questa Conferenza (l’approvazione del fondo Loss and Damage, gli impegni di diversi governi, tra cui quello italiano, la promessa di triplicare le rinnovabili e il nucleare…) il bicchiere viene descritto come mezzo pieno.

Se poi ci sarà davvero da brindare lo sapremo al termine dell’ultima plenaria, quando sarà approvato il documento conclusivo. Una sua prima bozza è circolata lunedì scorso e il presidente di Cop28 Sultan Al Jaber ha promesso che una nuova versione sarà diffusa venerdì mattina, alla ripresa dei lavori. Sarà sul quel testo che i negoziatori dei quasi 200 Paesi partecipanti si confronteranno per raggiungere un compromesso accettato da tutti.

Ed è per questo che si lavorerà di cesello al “wording”, alla scelta delle parole più utili a soddisfare gli uni e a non urtare gli altri.

Verranno menzionati esplicitamente i combustibili fossili? E se sì, in che forma? Si scriverà “phase out” (uscita graduale) o “phase down” (diminuzione graduale)? Comparirà il termine “unabated” (quei combustibili per i quali non è possibile catturare la CO2 emessa durante il loro uso) e verrà definito in modo preciso e quantitativo il suo significato.

Ieri, nelle ultime ore prima dello stop, i giornalisti hanno rivolto queste domande a molti di coloro che giocano un ruolo cruciale nelle trattative. A cominciare da Simon Stiell, segretario esecutivo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. In una conferenza stampa improvvisata davanti alla sala delle plenarie, Stiell ha dichiarato che “la definizione esatta di ‘unabated’ è una delle opzioni. Ci sono molte possibilità sul tavolo in questo momento, che parlano dell’eliminazione graduale dei combustibili fossili. Spetta alle parti risolvere il problema e presentare una dichiarazione molto chiara, che segnali il declino finale dell’era dei combustibili fossili così come la conosciamo”.

Non è scesa nei dettagli neppure Jennifer Morgan, ex leader di Greenpeace International e ora Inviata speciale per il clima del governo tedesco: “Tutto sta andando come dovrebbe, anche se si può avere l’impressione di essere sopraffatti”, ha detto in un incontro con la stampa nel padiglione della Germania. Si riferiva in particolare al Global Stocktake, il bilancio di quanto è stato fatto e quanto si dovrà fare per rispettare gli Accordi di Parigi e per mantenere il riscaldamento della Terra entro i 2 gradi, possibilmente entro 1,5. “Ora c’è un testo con molte, molte parentesi: 30 diversi gruppi di opzioni per il Global Stocktake. Dobbiamo lavorarci, in modo che i ministri possano iniziare ad affrontare ciascuno di questi argomenti e trovare soluzioni”.

Perché sarà quella la fase finale di Cop28, i tavoli di alto livello in cui i tecnici lasceranno il campo ai decisori politici. Da domani è previsto il ritorno dei ministri a Dubai, quello italiano dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Pichetto Fratin arriverà in serata e parteciperà ai negoziati sabato e domenica.

Il focus

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Non si è mosso invece da Cop28 il massimo esponente della diplomazia climatica statunitense John Kerry. Ieri in una conferenza stampa ha ammesso di “sentire una energia diversa qui”, rispetto alle altre Cop. “Ma dobbiamo accelerare il taglio delle emissioni, basandoci su dati scientifici”. E per quanto riguarda i combustibili fossili (gli Usa sono i principali produttori di petrolio)? “Come membri del G7 abbiamo approvato il dimezzamento delle emissioni entro il 2030 e il traguardo ‘net zero’ per il 2050: sono obiettivi che non si raggiungono senza l’uscita dai combustibili fossili”.

Ancora più determinata è l’Unione europea. Lo ha ribadito ieri l’Inviato speciale della Ue per il Clima, l’olandese Wopke Hoekstra: “La scienza è chiarissima: per centrare l’obiettivo di 1,5 gradi occorre abbandonare i combustibili fossili. D’altra parte stiamo vedendo cosa succede nel mondo con un riscaldamento che per ora ha raggiunto 1,2 gradi”.

E nel giorno in cui i satelliti della rete europea Copernicus hanno confermato che il 2023 è l’anno più caldo di sempre (pronto a essere scalzato dal 2024 e da quelli successivi), a Dubai il governo danese ha proposto che la Ue si dia un obiettivo ancora più ambizioso degli attuali: tagliare le emissioni del 90% entro il 2040.

Come tutto questo si tradurrà in un testo finale condiviso è tutto da vedere. E saranno i prossimi giorni a dircelo.

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