Migranti, la Corte europea obbliga l’Italia a liberare un minore trattenuto “in condizioni inumane e degradanti”

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Nuova prescrizione per l’Italia. La Corte Europea per i Diritti Umani ha ordinato che un ragazzino di 15 anni, trattenuto da inizio ottobre nel centro di prima accoglienza di Restinco, sia immediatamente trasferito in una struttura per minori non accompagnati. Fino ad oggi – afferma Strasburgo – è stato rinchiuso “in condizioni inumane e degradanti”.

Immediatamente, ordina la Corte, devono essergli riconosciuti tutti i diritti di cui un minore solo deve godere. Documenti, il collocamento in una struttura adeguata e che possa fornirgli tutta l’assistenza di cui ha bisogno, le tutele legali e amministrative che gli devono essere riconosciute: a dispetto di quanto previsto da leggi nazionali e convenzioni internazionali, a quel ragazzino, che da solo ha affrontato il Mediterraneo, è stato negato tutto. E nelle sue stesse condizioni – denunciano l’avvocata Marina Angiuli e la dott.ssa Erminia Rizzi di Asgi, che hanno poi anche curato il ricorso insieme all’avvocato Dario Belluccio – ci sono altre decine di minori non accompagnati, da mesi illegittimamente trattenuti a Restinco.

Ma quel centro è blindato. Asgi, l’associazione studi giuridici sull’immigrazione, ha provato a entrarci, chiedendo formalmente accesso, ma quell’istanza è rimasta inevasa. Solo insieme al deputato di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni sono riusciti a bucare la cappa di omertà e silenzio che protegge il centro e parlare con alcuni di quei ragazzi, fino ad allora privati di ogni assistenza legale.

“Ciò conferma l’inaccessibilità di tali centri e l’insostenibilità dell’intero sistema di accoglienza (o, meglio, di detenzione) – sottolineano da Asgi – riservato ai minori stranieri soli in Italia”.
Non si tratta della prima decisione adottata dal Corte europea in tal senso. Già in passato da Strasburgo hanno obbligato l’Italia a liberare e ricollocare ragazzini soli illegittimamente trattenuti nell’hotspot di Taranto, nel Cara di Crotone e nel centro di contrada Cifali a Ragusa.

A dispetto dei tentativi del governo di ridimensionare le tutele previste per i minori con la creazione della categoria dei cosiddetti “giovani adulti”, cioè i ragazzi dai 16 anni in su, le norme garantiscono ancora un sistema di protezione. Ma tocca ricorrere a corti e tribunali perché venga rispettato.

“È fondamentale a questo punto – tuonano da Asgi – che le competenti istituzioni di garanzia, ivi comprese le Procure della Repubblica, i Tribunali per i minorenni e le relative Procure istituite presso di essi facciano definitivamente chiarezza su quello che, strutturalmente, è configurato come un sistema di detenzione privo di base legale e sottratto al vaglio della magistratura, in aperta violazione dell’art. 13 della Costituzione”.

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