La guerra dei tunnel di Gaza

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La battaglia più difficile della storia è appena cominciata: da pochi giorni le truppe israeliane hanno iniziato a dare l’assalto ai tunnel dove si sono asserragliate le brigate di Hamas. Non c’è mai stata una sfida così complessa: espugnare una fortezza sotterranea, che si estende su più livelli per trecento chilometri, difesa da uomini votati al martirio e da trappole esplosive. E’ dotata di gruppi elettrogeni per garantire il rifornimento d’aria, di cucine, dormitori, infermerie, depositi di armi e decine di uscite secondarie. Si tratta di una vera “linea Maginot” blindata e ramificata sotto le fondamenta dei palazzi di Gaza.

In superficie, l’esercito israeliano ha preso il controllo di quasi metà della Striscia: il duello per il sottosuolo invece è agli esordi. Un’operazione condizionata dalla presenza di oltre 130 ostaggi ancora nelle mani dei terroristi: finora sono stati recuperati solo corpi senza vita, non è chiaro se uccisi dai carcerieri o morti durante i blitz.

Ma non si può smantellare l’organizzazione di Hamas senza distruggere questi bunker. C’è un’unica testimonianza: il video filmato da un drone, che mostra una dozzina di miliziani morti in fondo a una galleria. Non si capisce se siano stati asfissiati dalla chiusura dei pozzi, da un gas o ammazzati dall’onda d’urto di un’esplosione.

Le Israeli Defence Forces si preparano a combattere nei tunnel da vent’anni. Hanno affrontato più volte quelli costruiti nella roccia da Hezbollah sul confine libanese e quelli scavati nella sabbia da Hamas a Gaza. Dispongono di squadre specializzate con robot e droni che penetrano nei cunicoli per deporre ordigni, neutralizzare gli ordigni e in alcuni casi uccidere gli uomini armati: secondo le procedure, sono destinati a fare da avanguardia, seguita dai cani da combattimento e dalle teste di cuoio. L’offensiva nella Striscia però li ha messi davanti a una situazione senza precedenti: l’intuito dei cani si è dimostrato più efficienti dell’intelligenza artificiale e sono quasi sempre questi animali a guidare gli attacchi.

Gli israeliani stanno sperimentando pure una soluzione molto più drastica: inondare le catacombe con l’acqua del Mediterraneo. Hanno posizionato sette pompe idriche colossali e condotto alcuni test. “Agiamo i molti metodi”, si è limitato a dire il portavoce delle IDF per poi aggiungere: “Entreremo nelle gallerie, metteremo ordigni nelle zone dove ci sono i terroristi e aspetteremo il momento giusto per ucciderli sottoterra”.

K9

I cani sono i protagonisti della battaglia sotterranea. Riescono a vedere nel buio, trasportando telecamere nel buio. Fiutano l’esplosivo delle mine. Possono deporre ordigni telecomandati. E azzannare gli avversari. Israele ha un reparto, chiamato Oketz, con pastori belgi specializzati in queste operazioni.

DRONI

Gli israeliani hanno progettato un quadricottero per le missioni nei cunicoli guidato dall’intelligenza artificiale. Ha un sistema automatico per evitare gli ostacoli nell’oscurità, trasmettendo ai soldati le immagini riprese dalla telecamera a infrarossi. Sarebbe in grado di distinguere gli uomini armati, contro cui può lanciarsi uccidendoli con una carica di esplosivo.

ROBOT

Da anni le Israeli Defence Forces usano robot cingolati per penetrare nelle gallerie, con diversi modelli quasi sempre pilotati tramite un cavo a fibra ottica. Sono dotati di visori all’infrarosso e laser per esplorare i rifugi. Alcuni possono depositare ordigni, altri hanno una mitragliatrice per abbattere gli avversari.

ACQUA

Nella campagna di Gaza del 2014 gli israeliani hanno usato un gel esplosivo, che veniva mescolato all’acqua pompata nei tunnel e poi fatto detonare. Adesso hanno schierato sette grandi centrali di pompaggio in grado di inondare le catacombe con centinaia di tonnellate di acqua prelevata dal mare.

INCURSORI

Da più di vent’anni Israele ha un reparto chiamato Yahalom (diamante) specializzato nelle operazioni sotterranee, con un laboratorio che studia le tecnologie per i raid. La quantità di cunicoli presenti a Gaza ha costretto l’esercito a usare forze speciali di ogni unità: dallo Shayetet 13 della Marina ai nuclei esploranti delle brigate impegnate nell’offensiva.

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