La sciopero in Svezia contro Tesla è un messaggio per Musk: in Europa i diritti dei lavoratori non sono un optional

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Elon Musk ha trovato pane per i suoi denti? Oppure, niente meno che il modello sociale europeo sta per ricevere un colpo letale? E’ un dilemma pesante per una controversia che, in fondo, contrappone il megaboss californiano a non più di 130 operai e impiegati di un paese lontano. Ma la posta in gioco in questa minuscola vertenza è il rapporto tra lavoro e capitale, in Europa come in America. Succede, quando in ballo ci sono i principi.

Tesla contro le poste: Musk vince il primo round contro lo Stato svedese

La storia è la seguente. A Musk, i sindacati non piacciono e, quindi, nessuno dei 127 mila dipendenti Tesla sparsi per il mondo è coperto da un contratto collettivo di lavoro. Quando i 130 dipendenti della TM Sweden (la Tesla svedese, che distribuisce, ma non produce le celebri auto elettriche) hanno chiesto che venisse loro applicato il contratto nazionale dei metalmeccanici, la direzione, perciò, ha risposto picche: Musk non vedeva perché fare una eccezione per gli svedesi. Ma il contratto collettivo è il pilastro su cui si regge il mondo del lavoro scandinavo. Il 90 per cento dei lavoratori svedesi è coperto dal contratto collettivo e i 130 della Tesla non vedevano perché loro, invece, no. E, quindi, si sono messi in sciopero.

Tesla, Musk duro sullo sciopero in Svezia: “Assurdo”

A nessuno sfugge che il problema non sono ferie e straordinari. La concezione del mondo di Musk si fonda su un individualismo sfrenato, estraneo ed ostile alla solidarietà collettiva che esprime il sindacato. Inoltre, in questo momento, il sindacato americano dell’auto, la Uaw, è all’offensiva per estendere la sua rappresentanza e la Tesla è il traguardo più ambito: cedere in Svezia significa creare un precedente. Ma il sindacato svedese sa che, se Musk la spunta, anche altre aziende, che oggi firmano di routine i contratti collettivi, potrebbero ripensarci: in fondo, nessuna legge li obbliga a parlare con il sindacato. Di fatto, è la sua esistenza in ballo.

Così, il conflitto è deflagrato. Se la Tesla fa barricate contro ogni trattativa, anche il sindacato ha scelto una linea molto dura. Troppo pochi 130 dipendenti e troppo marginale un’attività di sola distribuzione delle auto per spaventare l’azienda? E allora, boicottaggio. Le 470 officine che assicuravano l’assistenza alle macchine di Musk hanno annunciato che, d’ora in poi, nelle Tesla non metteranno le mani.

Il sindacato degli elettrici ha sospeso la manutenzione delle 213 stazioni di ricarica per le Tesla: “se qualcosa si rompe, noi non la aggiustiamo” ha chiarito il sindacato. Gli addetti alle pulizie hanno smesso di svuotare cestini e passare l’aspirapolvere negli uffici e nei magazzini Tesla. Anche i postini boicottano la Tesla e la cosa è più grave di quello che sembra: in Svezia sono le poste a recapitare ai proprietari le targhe delle nuove auto. Che, comunque, non ci sono: i portuali si rifiutano di scaricare sulle banchine dei porti svedesi le auto di Musk. Farle arrivare da fuori? Neanche. Tanto per chiarire che non è una vertenza locale, i portuali norvegesi e danesi hanno annunciato che le Tesla non potranno essere sbarcate neppure negli altri porti della Scandinavia. A questo punto, la tradizionale risposta made in Usa alle richieste sindacali – i crumiri – è fuori gioco: assai difficile aggirare postini e portuali.

Come andrà a finire? Trent’anni fa, un’altra azienda americana – Toys-R-Us – tentò ugualmente di scavalcare il sindacato, importando in Svezia i rapporti di lavoro stile Usa. Si arrese dopo tre mesi di sciopero, firmando il contratto collettivo. E Musk? Il mercato scandinavo è ricco, ma limitato e la Tesla potrebbe anche non scommetterci. Ma la vertenza alla TM Sweden è solo l’avvisaglia di quello che aspetta Musk.

L’investimento più ambizioso della Tesla in Europa è la fabbrica di batterie (e forse anche di auto) vicino Berlino. Ma siamo in Germania, i dipendenti non sono 130 ma 12 mila e, probabilmente, hanno in tasca la tessera della IG Metall, il potente sindacato dei metalmeccanici tedeschi: difficile che accetti di farsi bypassare da Musk. Il vulcanico padrone di Tesla, SpaceX e Twitter è un impulsivo. Avrà pensato alla IG Metall, prima di sbarcare in Europa?

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