Identificato dalla digos Marco Vizzardelli, il loggionista della Scala che ha urlato: “Viva l’Italia antifascista”

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Prima un urlo dal pubblico, “viva l’Italia”. Poi una risposta, sempre dal pubblico, come a voler dare un seguito: “viva l’Italia antifascista”. E questo secondo urlo, risuonato dal loggione a pochi secondi dall’inizio del “Don Carlo” per la Prima della Scala e subito dopo l’inno di Mameli, ha generato una reazione passata quasi inosservata: ha smosso infatti gli agenti della Digos, intervenuti per identificare la persona che ha risposto.

Gli agenti hanno quindi identificato Marco Vizzardelli, appassionato di lirica, loggionista e giornalista esperto di equitazione. “L’ho buttata sul ridere, ho detto agli agenti che avrebbero dovuto legarmi e arrestarmi se avessi detto “viva l’Italia fascista”, ma così no”, ha detto alle agenzie lo stesso Vizzardelli.

Prima della Scala, alla fine dell’inno di Mameli, il grido “Viva l’Italia antifascista”

Vizzardelli ha spiegato che “a metà del primo atto si è avvicinato un individuo e ho capito che si trattava di un agente in borghese. Mi sono un pò spaventato e mi ha fatto un gesto di stare tranquillo”. “Alla fine dell’atto – ha aggiunto – mi ha mostrato il tesserino e mi ha detto che voleva identificarmi ma gli ho risposto che non avevo fatto nulla di male e che non aveva nessun senso dato che siamo in un paese democratico”.

Nel corso dell’intervallo “sono andato nel foyer e lì mi hanno fermato in quattro: mi hanno detto che erano della Digos e che dovevano identificarmi. Ho ribadito che non aveva senso e poi l’ho buttata sul ridere, spiegando che avrebbero dovuto legarmi e arrestarmi se avessi detto ‘viva l’Italia fascista’. Si sono messi a ridere anche loro ma mi han detto che dovevano fare così. E quindi mi hanno fotografato la carta d’identità”.

Nei minuti successivi all’urlo, in molti si sono affrettati a lasciare commenti alle agenzie di stampa: per l’ex sovrintendente Alexander Pereira “l’antifascismo non ha niente a che fare con la prima della Scala”; per il ministro Matteo Salvini “alla Scala non si urla”; e per l’imprenditore Arturo Artom quello di Vizzardelli era addirittura “un grido antistorico”. E il presidente del Senato Ignazio La Russa ha sostenuto di non averlo sentirlo. Gli agenti della digos, invece, ci sentivano benissimo.

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