Il detenuto torturato in carcere a Reggio Emilia: “Ho paura mi possa accadere di nuovo”. Interviene il garante per un’ispezione. Nordio: “Sdegno e dolore”

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REGGIO EMILIA – “Devo ammettere che nonostante credo sia giusto denunciare quello che è successo, ho molta paura che possa accadere di nuovo, anche perché quello che è successo quel giorno e quello che ho provato non lo dimenticherò mai”. Sono le parole verbalizzate pochi giorni dopo il pestaggio del 3 aprile in carcere a Reggio Emilia nella denuncia del 43enne detenuto. A marzo dieci agenti di polizia penitenziaria saranno davanti al giudice, la procura ha chiesto il rinvio a giudizio. “In queste notti non riesco a dormire – sono ancora le dichiarazioni del detenuto – perché ripenso a quanta paura ho avuto di morire e a tutta quella forza e violenza che è stata usata nei miei confronti mentre ero a terra e ammanettato”.

Una violenza che ha scosso il mondo carcerario e il Paese, una vergogna rispetto alla quale il giorno dopo il video shock interviene il Garante dei detenuti e si muove il governo. “Provo sdegno e dolore, sono immagini indegne per uno Stato democratico – dichiara il ministro della Giustizia Carlo Nordio – In attesa che la magistratura ricostruisca i fatti e accerti le responsabilità, voglio sottolineare come sia stata la stessa polizia penitenziaria a svolgere le indagini, su mandato della Procura. L’amministrazione penitenziaria tutta è la prima ad auspicare che si faccia luce fino in fondo sulla vicenda: siamo impegnati a garantire la legalità in ogni angolo di ogni istituto”. Netto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: “Non sono cose accettabili. Ogni volta che una persona è ristretta sotto la vigilanza di organi dello Stato deve essere assicurata la dignità della persona in modo duplice rispetto alle normali condizioni”.

Sul caso il Garante nazionale dei detenuti sta effettuando ulteriori verifiche. A quanto si apprende, aldilà dell’inchiesta della Procura, il Garante punta ad approfondire le circostanze e il contesto complessivo in cui è emerso il singolo caso, per un’ampia verifica. Nei prossimi giorni potrebbe quindi essere prevista un’ispezione all’interno dello stesso istituto.

Detenuto incappucciato e torturato: il video shock del pestaggio in carcere a Reggio Emilia

Il video della violenza

Di quanto è accaduto tra quelle mura il 3 aprile scorso c’è un video, girato da una telecamera interna e diffuso dall’Ansa. Dirompente, violento. Il detenuto è incappucciato con una federa annodata al collo, tenuto fermo con le mani dietro la schiena, preso a calci e pugni. Un minuto e mezzo di girato estrapolato da una registrazione più lunga che racconta “le acute sofferenze e il trauma psicologico” — così si legge nel fascicolo dell’inchiesta — subiti da un detenuto 40enne di nazionalità tunisina, in carcere nella città emiliana per reati di spaccio.

Il garante: “Una pagina nera”

“Le immagini del violento pestaggio rappresentano una pagina nera della gestione carceraria nella nostra regione”. Lo dice il garante dei detenuti dell’Emilia-Romagna, Roberto Cavalieri. Il garante, contattato dal legale del detenuto dopo la denuncia agli agenti della penitenziaria, aveva già incontrato il tunisino (nel frattempo trasferito a Parma), per accertarsi delle sue condizioni. “Non si può che provare un senso di ripugnanza e dolore nel vedere uomini in divisa usare metodi non solo illegali ma che tolgono ogni sembianza umana a un uomo incappucciandolo, colpendolo con pugni e calci, rendendolo totalmente vulnerabile e indifeso”.

Di qui la condanna. Cavalieri interviene poi sul reato di tortura: “in Italia esiste una legge sul reato di tortura, che in questi giorni però è sotto attacco: con un disegno di legge parlamentare si vorrebbe, infatti, abrogarla. È necessario che intervenga anche l’assemblea regionale per chiedere a Roma di conservare uno strumento centrale a difesa dei diritti delle persone detenute”.

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