Allarme Svimez, al Sud metà opere a rischio del Pnrr

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Il 50% delle opere a rischio di fallimento rispetto agli obiettivi del Pnrr si trova nel Mezzogiorno, dove e’ anche localizzata la metà degli interventi definanziati dopo la rimodulazione del piano. A lanciare l’allarme é Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, che in audizione al Senato spiega come occorra “prevedere il possibile utilizzo del Fondo di rotazione nazionale come copertura temporanea degli interventi da rifinanziare con i fondi europei”.
    Dalla relazione sullo stato di attuazione del piano, afferma Svimez, “risultano 83 interventi con maggiori criticità e quindi a più elevato rischio di fallimento rispetto agli obiettivi del Pnrr, per un importo complessivo di 95,5 miliardi euro” a cui si aggiunge “l’ulteriore criticità della concentrazione delle misure a rischio in opere di carattere infrastrutturale, a loro volta localizzate per il 50% del valore (oltre 27 miliardi) nel Mezzogiorno”. Inoltre, “dei 15 miliardi di misure escluse dal Pnrr, quasi il 50% sono nel Mezzogiorno e quindi è da capire con quali tempi queste risorse saranno neutralizzate. Il lavoro che sta facendo il Governo è cercare di garantire il finanziamento di queste misure attraverso i fondi di coesione”.
    Nel percorso di ridefinizione del Piano, spiega ancora Svimez, “un ruolo centrale ricopre la pronta individuazione di fonti alternative di finanziamento per le misure stralciate dal Piano”. In questo ambito, suggerisce, “può essere importante valorizzare al massimo il coordinamento degli interventi del Pnrr con le programmazioni europee”, ma l’operazione “andrebbe pianificata il prima possibile”.
    Il tempo stringe per la realizzazione dei progetti entro i tempi dettati dal programma del piano e a chiedere semplificazioni e snellimenti sono sia Terna sia Enel.
    “L’auspicio – dice Terna in audizione – è quello di proseguire nel percorso intrapreso dal Governo di semplificazione delle procedure autorizzative e realizzative per accelerare il completamento delle opere, anticipandone i relativi benefici per il Paese”. Enel dal canto suo sottolinea come i tempi per il permitting, i rincari dei materiali dovuti all’inflazione e un complesso sistema di rendicontazione siano le criticità da affrontare per implementare la rete Smart Grid, su cui viene investita la quota più consistente che il Pnrr prevede per i progetti della società, cioè ben 3,5 miliardi su un totale di 3,8 miliardi di euro, “criticità sulle quali noi stiamo lavorando, affinché tutto si possa chiudere su una tempistica” adeguata.
    Intanto l’Istat lavora a “nuovi indicatori finalizzati a fornire un contributo conoscitivo sia in sede di progettazione sia di analisi degli investimenti Pnrr”, e riconosce come sia “particolarmente complessa è la valutazione degli ostacoli o dei fattori che hanno rallentato l’adozione delle misure Pnrr da parte della Pa a livello centrale e territoriale”. 
   

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