Michele Misseri esce dal carcere l’11 febbraio: due anni di pena scontati per buona condotta e cella non a norma

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Il fine pena di Michele Misseri ha una data: l’agricoltore di Avetrana, condannato in via definitiva a 8 anni di reclusione per soppressione di cadavere e diffamazione nel delitto di Sarah Scazzi, lascerà il carcere domenica 11 febbraio, a distanza di quasi 14 anni e mezzo da quel 26 agosto del 2010 quando si consumò uno dei delitti più efferati e mediaticamente rilevanti degli ultimi decenni.

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In base alle informazioni di cui Repubblica è entrata in possesso, il conto alla rovescia per la scarcerazione dello zio della 15enne è giunto agli sgoccioli. Misseri, 70 anni il prossimo 22 marzo, si trova dietro le sbarre dal 2017 dopo che la sentenza è passata in giudicato e la Corte di Cassazione ha posto un sigillo definitivo su un caso giudiziario tanto doloroso quanto tormentato, condannando all’ergastolo Sabrina e Cosima Misseri, rispettivamente figlia e moglie dell’uomo e cugina e zia di Sarah Scazzi. Nel carcere di Lecce, l’agricoltore sta scontando la condanna non solo per l’accusa principale, quella di occultamento del cadavere della nipote, ma anche per il reato di diffamazione nei confronti della consulente Roberta Bruzzone e del suo ex avvocato Daniele Galloppa.

Misseri, però, ha beneficiato di un congruo sconto di pena che ha accorciato i tempi della sua detenzione: 585 giorni sono stati decurtati per via della buona condotta tenuta dietro le sbarre; ed altri 140 per effetto di una norma dell’ordinamento penitenziario italiano. La legge, infatti, prevede rimedi risarcitori in favore dei detenuti che hanno subìto, durante il periodo di carcerazione, un trattamento in violazione dell’articolo 3 della Convenzione Europea per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà individuali. Secondo il testo della normativa europea “nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti”.

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In particolare, in base alla legislazione europea, ogni detenuto ha il diritto di vivere in un ambiente che non mini la propria dignità ed integrità psicofisica. In sintesi, le celle devono garantire uno spazio sufficiente ad ospitare i condannati, ai quali, inoltre, è necessario assicurare la possibilità di utilizzare il bagno in modo privato, di accedere alla luce e all’aria naturale, di godere di un buon riscaldamento e di cure sanitarie. In assenza di questi requisiti minimi, proprio come nel caso dell’agricoltore di Avetrana, il detenuto ha diritto a chiedere ed ottenere un risarcimento che può essere economico o, in alternativa, uno sconto sulla pena definitiva.

E Misseri, oltre ad una sottrazione dei giorni detentivi, ha beneficiato di un indennizzo di 472 euro per il periodo dal 14 marzo del 2017 al 13 novembre del 2021. Insomma, Misseri si accinge a lasciare il carcere di Lecce e a rientrare ad Avetrana dove sono in tanti ad attenderlo. C’è già chi gli ha promesso un’occupazione ma, per qualche giorno, dovrà concentrarsi nei lavori di ristrutturazione e di rifacimento della casa di famiglia, in via Deledda al civico 22. Poi, lentamente, cercherà di tornare a quella che era la sua vita prima del 26 agosto 2010.

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