Mar Rosso, gli Usa preparano l’attacco ai ribelli houthi

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NEW YORK — Gli Stati Uniti stanno considerando di bombardare gli houthi nello Yemen, per rispondere ai continui attacchi che il gruppo ribelle sostenuto dall’Iran sta lanciando da giorni contro le navi commerciali e militari in navigazione nel Mar Rosso, oltre a prendere di mira Israele. Lo scrive il sito Politico, ma lo confermano anche i fatti, perché il Pentagono sta spostando altre navi da guerra verso la regione, proprio mentre arrivano in visita il segretario alla Difesa Austin e il capo degli Stati Maggiori Riuniti Brown. Un’emergenza che riguarda direttamente anche l’Italia, come membro della Combined Task Force 153, con cui 39 paesi cercano di garantire la sicurezza di questa rotta essenziale per gli scambi commerciali internazionali.

Sabato gli houthi hanno lanciato 15 assalti con i droni, di cui 14 sono stati abbattuti dal cacciatorpediniere americano USS Carney, e uno dal britannico HMS Diamond. Si tratta solo dell’ultimo episodio di una lunga serie, perché venerdì era stata incendiata la nave commerciale liberiana Motor Vessel al Jasrah, mentre due missili erano volati sopra lo stretto di Bab al Mandeb, colpendo il cargo Palatium 3. Anche la città israeliana di Eilat è stata presa di mira, mentre all’inizio di dicembre altri tre cargo erano stati bombardati.

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Le compagnie per il trasporto marittimo hanno reagito riaprendo la più sicura rotta attraverso il Capo di Buona Speranza, che per collegare Rotterdam a Singapore richiede di navigare 11.720 miglia nautiche, contro le 8.440 di Suez. La Maersk chiede a tutte le sue navi di avere un’opzione alternativa per transitare al largo del Sudafrica, mentre i francesi del CMA CGM Group e i tedeschi di Hapag-Lloyd hanno bloccato tutto il traffico dall’Egitto.

La strategia appare chiara. Dalla strage di Hamas del 7 ottobre in poi, e la conseguente risposta militare dello Stato ebraico, gli houthi hanno lanciato una campagna sistematica per prendere di mira Israele e gli interessi occidentali, tanto quelli commerciali, quanto quelli militari. Essendo il gruppo ribelle dello Yemen sostenuto, finanziato e armato dall’Iran, è assai improbabile che abbia preso questa iniziativa senza consultarsi con Teheran, o ricevere l’ordine di lanciarla. Finora gli Usa hanno risposto in maniera prudente, per evitare di provocare un conflitto aperto con la Repubblica islamica, considerata la mandante della strage di Hamas che serviva soprattutto a deragliare i negoziati in corso tra l’Arabia Saudita e Israele per la normalizzazione delle relazioni.

Ora però l’intensificarsi degli attacchi, i danni inflitti all’economia globale, e le critiche interne che indeboliscono Biden in vista delle presidenziali del prossimo anno, stanno spingendo Washington a rivedere la sua posizione.

La portaerei Dwight Eisenhower è stata già spostata dal Golfo Persico a quello di Aden, proprio per poter colpire in Yemen, e i militari hanno dato ai comandanti civili le opzioni per punire gli houthi. Nello stesso tempo la portaerei Gerald Ford è nel Mediterraneo con il suo gruppo, dove la raggiungeranno a breve i cacciatorpediniere Laboon, Delbert D. Black e The Sullivans.

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Si tratta di uno schieramento che basterebbe ad attaccare l’Iran, ed è certamente in grado di fare enormi danni agli houthi, se Biden darà l’ordine di procedere. Austin e il generale Brown arrivano oggi in Israele, per discutere la nuova fase delle operazioni militari a Gaza, che nel giro di tre settimane dovrebbe smettere i bombardamenti e concentrarsi su azioni mirate contro la leadership di Hamas. Subito dopo il capo del Pentagono andrà in Bahrain e Qatar, sedi chiave nella regione della Fifth Fleet e della Al Udeid Air Base.

La questione riguarda anche l’Italia, perché siamo uno dei 39 paesi membri della Combined Task Force 153, incaricata proprio di contrastare pirateria e terrorismo nel Mar Rosso, lo stretto di Bab el Mandeb e il Golfo di Aden. Washington vuole espandere il mandato di questa forza per contrastare gli houthi, o chiunque altro volesse approfittare della crisi a Gaza per provocare il caos, e chiede a Roma di aiutarla con le sue unità.

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