Rampollo alla guida ubriaco disintegra una Citroen a 140 km/h e uccide 25enne. La famiglia paga i danni e ottiene patteggiamento a 2 anni

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Ubriaco al volante di una fuoriserie, al doppio del limite consentito, disintegra un Citroen e uccide il giovane automobilista alla guida. Oggi il responsabile dell’incidente, Alessandro Maggiore, 33enne figlio di una importante famiglia di imprenditori del Lazio, è stato condannato a 2 anni e 4 mesi, per omicidio stradale.

Dopo la sentenza è scoppiata la protesta di familiari e amici fuori dall’aula: “Una vita spezzata può valere due anni e 4 mesi?”

L’incidente in Bmw

La Bmw Serie 1 bianca è lanciata a tutta velocità. Un missile che sfiora i 140 chilometri orari in una strada periferica, stretta, circondata da alberi e con un limite di settanta.

Al volante c’è un ragazzo ubriaco, di 33 anni, figlio del patron dei Maggiore, la dinasty degli autonoleggi a livello europeo.

Alle 23,45 del 12 aprile 2022 Alessandro Maggiore tampona, da dietro, una Citroen Saxo. A bordo dell’altra automobile, sulla via Sacrofano — Cassia, c’è un ragazzo di 25 anni, si chiama Manuele Iencinella. Non doveva essere lì, ma dopo una partita di calcio aveva deciso di accompagnare un amico a casa per evitare di fargli prendere l’autobus a quell’ora.

Lo scontro sulla Cassia

L’impatto è devastante, le lamiere si accartocciano, il muso della Serie 1 si schiaccia, il posteriore della piccola utilitaria francese si comprime e arriva quasi fino ai sedili del guidatore.

È come una cannonata presa alle spalle da Iencinella che viene scaraventato fuori dalla macchina. Le auto, nel frattempo, sbandano attaccate una all’altra e così percorrono una decina di metri. La vittima è sulla strada in agonia.

Viene trasportato in ospedale dove lotta, per quasi dieci giorni, appeso tra la vita e la morte. Alla fine, muore il 21 aprile del 2022 al Sant’Andrea.

Per gli inquirenti è omicidio stradale

La dinamica dell’incidente viene ricostruita nei dettagli dai due consulenti tecnici nominati dalla procura e dalla famiglia della vittima, gli ingegneri Marco Colagrossi e Mario Scipione.

Per gli inquirenti, perciò, non ci sono dubbi. È un omicidio stradale, la velocità è doppia rispetto al limite, i valori nel sangue testimoniano un consumo di alcolici ben oltre il massimo consentito di 0,5. Il test alcolemico dice che il trentatreenne aveva un valore di 2,5.

Il risarcimento alla famiglia della vittima

La potente famiglia del ragazzo corre subito ai ripari, la dinamica è chiara, il loro ragazzo stava correndo e l’alcol nel sangue a quei livelli peggiora ulteriormente il quadro. Sono queste due prove tangibili che confermano la responsabilità in capo al giovane.

La cosa peggiore, ovviamente, è l’epilogo tragico, la morte di un venticinquenne. I genitori vengono, perciò, subito risarciti dai Maggiore con una somma che supera il mezzo milione di euro.

Ma non è tutto, perché l’atto finale di questa storia fa storcere a molti la bocca, ovvero la possibilità che la vicenda si chiuda oggi con una condanna patteggiata di 2 anni e 4 mesi. Questa la richiesta della procura di Tivoli, del pubblico ministero Federico Carrai in accordo con il legale del giovane, l’esperto penalista Stefano Valenza.

La gip Chiara Miraglia ha deciso – di fronte al legale dei parenti della vittima, l’avvocata Valeria Morreale – di accordare la richiesta.

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