Lacrosse, Biden vuole una nazionale di nativi americani alle Olimpiadi

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NEW YORK – Prima di ogni partita Tehoka Nantikote scrive sul bendaggio del polso destro la parola “Jote” e su quello destro “Remember why”, ricorda perché. “Nessuno lo sa – ha raccontato – ma mio padre, Jote, in punto di morte mi disse che avrei dovuto continuare a giocare a lacrosse”. Il padre non poteva immaginare che un giorno la squadra del figlio potrebbe partecipare alle Olimpiadi di Los Angeles, nel 2028, e farlo come nazionale dei nativi americani. Non Stati Uniti, non Canada. Ma irochese, la Haudenosaunee Confederacy. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden vuole che i nativi partecipano con i loro colori, come una nazione autonoma, l’America originale.

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Nantikote ha 25 anni, è nato nella più grande riserva indiana nell’Ontario, Canada, è alto quasi un metro e novanta e pesa più di cento chili. I suoi antenati facevano parte delle tribù indigene che hanno inventato questo gioco quasi mille anni fa. Il lacrosse spopola da mezzo secolo negli Stati Uniti e nel mondo, consiste nell’avanzare con la pallina, usando una specie di racchetta, con l’obiettivo di segnare nella porta avversaria. È un misto di hockey su ghiaccio e pallamano, ma fatto con la retina, senza rotelle, prevede dieci giocatori per squadra e partite di ottanta minuti, divise in quattro quarti da venti.

Anticamente era il gioco degli amerindi nel 1400 e si chiamava Baggataway. Veniva utilizzato dalle tribù come modo per risolvere le dispute: le sfide potevano durare giorni e coinvolgere centinaia di giocatori. I discendenti degli indigeni sono molto legati a questo sport, perché rappresenta il filo che li lega al loro passato. Per questo motivo la federazione internazionale di lacrosse ha accettato l’iscrizione della Haudenosaunee Confederacy come squadra, il cui nome comune è nazionale irochese ed è considerata tra le più forti a livello mondiale. Ma alle Olimpiadi non possono partecipare, anche se Paesi come Porto Rico, le Samoa Americane e Hong Kong possono. Anche le Isole Vergini americane e quelle inglesi hanno una loro nazionale. Con una decisione ritenuta in linea con i principi della sua amministrazione, il presidente annuncerà al summit delle tribù native che vorrà vedere gli irochesi competere alle Olimpiadi.

La scelta arriva dopo la decisione degli organizzatori dei Giochi di inserire il lacrosse per la prima volta dal 1948. La Haudenosaunee Confederacy rappresenta sei tribù, i cui territori coprono vaste aree a nord di New York e nella parte orientale del Canada: si chiamano Mohawks, Oneidas, Onondagas, Cayugas, Senecas e Tuscarora, unite secoli fa nella “Grande Lega della Pace”. Le loro origini risalgono a ben prima l’arrivo degli europei. Tom Perez, direttore degli affari intergovernativi per la Casa Bianca, considera la scelta di Biden un “messaggio importante che testimonia il nostro rispetto per la nazione indigena ma anche per le altre partecipanti ai Giochi”. “Se vinco una medaglia alle Olimpiadi – aggiunge – voglio essere certo che ho battuto le migliori squadre del mondo. Se loro non partecipano, è come se nell’almanacco restasse un asterisco”. Leo Nolan, direttore esecutivo della nazionale irochese, sostiene che il lacrosse è “spirito della comunità, non solo uno sport”. “Quante discipline – sottolinea – hanno un’origine come questa?”. Nonostante il sostegno della Casa Bianca, la strada per il riconoscimento non è breve e non facile. Mentre il Comitato Olimpico internazionale riconosce lo status di nazionali a territori e regioni come Palestina e Porto Rico, non considerate nazioni indipendenti, assegnare un riconoscimento agli irochesi richiederà un lungo processo. Ma a favore gioca il fatto che gli irochesi restano gli inventori del gioco e, visti i risultati, non hanno perso il tocco dei loro antenati.

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