Acqua di mare desalinizzata e navi cisterna: così Barcellona, in emergenza siccità, si prepara a un futuro senza pioggia

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Dopo quasi quaranta mesi di emergenza siccità, e ben prima di quanto ipotizzato, la Catalogna entra nella fase 1 del piano per affrontare una gigantesca crisi idrica che potrebbe portare in pochi anni Barcellona e altre città a rimanere senza acqua piovana.

Dalla crisi idrica del 2007 la Catalogna fa i conti con una carenza drammatica di acqua, tanto da aver predisposto lo scorso anno una serie di investimenti di 2,4 miliardi di euro fino al 2027 basati su impianti di desalinizzazione tra i più grandi d’Europa, nuovi invasi, opere e infrastrutture di recupero delle acque, campagne di sensibilizzazione fra i cittadini e altre strategie per prepararsi al peggio, un futuro senza acqua piovana.

Ora i periodi di siccità, rispetto al 2007, sono però diventati lunghi più del doppio e la sensazione è che il tempo a disposizione sia poco. Il futuro immaginato dal piano non è infatti troppo lontano e i serbatoi purtroppo lo confermano: sono pieni appena al 16%, un dato che nelle ultime ore ha fatto scattare una nuova fase di risparmio idrico, quello necessario da qui al 2030 per tentare di scongiurare la totale assenza di acqua e la necessità di utilizzare navi, per esempio da Marsiglia, per portarla sino a Barcellona.

Vista l’acuirsi della crisi nell’ultimo mese la paura è che se anche questa primavera non pioverà a sufficienza il “Day Zero” per Barcellona, quello in cui la città catalana resterà a secco delle riserve necessarie, possa arrivare già nelle prossime estati. A causa della crisi del clima la Spagna sta infatti già sperimentando condizioni di siccità estrema in più regioni e a gennaio in pieno inverno, per via della presenza dell’anticiclone, alcune realtà come la comunità autonoma di Valencia hanno toccato perfino i 30,7 gradi.

Ulteriori condizioni che hanno portato a far scattare in anticipo la strategia utile per arrivare al 2030 con abbastanza acqua da “affrontare la siccità strutturale e smettere di dipendere dalla pioggia” ha detto David Mascort, responsabile dell’Azione per il clima del governo catalano.

Per questo oggi il Governo della Generalitat ha dato l’annuncio ufficiale: da domani entra in vigore la prima di tre fasi per tentare di affrontare una emergenza idrica “senza precedenti”, che coinvolgerà oltre 6 milioni di cittadini in circa 200 città catalane.

Il decreto si traduce in divieti per l’agricoltura, per il lavaggio d’auto e riempimento piscine, per le docce, e il consumo di acqua pro capite per i cittadini passerà da da 210 litri a 200 nella prima fase.

Ma con la penisola iberica che secondo alcuni studi sta vivendo uno dei peggiori periodi di siccità degli ultimi 1200 anni, alimentato dalla crisi climatica e dalle temperature elevate come quelle di inizio gennaio, le riserve idriche della Catalogna (e anche dell’Andalusia) si stanno prosciugando a ritmi sempre più veloci tali che si potrebbe presto passare alle fasi 2 e 3.

In futuro infatti, se non si arriverà a un importante risparmio idrico, nelle fasi successive sarà previsto anche l’abbassamento della pressione dei rubinetti nei comuni con maggiori consumi: la fase due prevede una soglia che scenderà a 180 litri pro capite, la fase tre a circa 160 litri.

Addio, nelle fasi successive, anche a qualunque progetto richieda un “uso intensivo di acqua”, per esempio legato ad aziende agricole, piani urbanistici o progetti turistici. Sempre nelle fasi più gravi, dalle spiagge ai centri sportivi, verranno anche chiuse le docce.

Nel frattempo già da domani il governo catalano chiederà ai residenti di ridurre il consumo di acqua del 5% e agli agricoltori fino all’80%.

Le nuove restrizioni passano, oltre ai divieti di lavare le auto, riempire piscine o innaffiare giardini, anche per indicazioni sulla durata delle docce (meno di tre minuti), così come l’idea di “affrontare la siccità come è accaduto con la pandemia, come una emergenza”.

Inoltre i cittadini, circa l’80% di tutta la popolazione della Catalogna, non potranno utilizzare acqua potabile per pulire strade, arredi urbani sia pubblici che privati, ma sarà consentito lavare vetrine dei negozi con secchio e spugna.

I campi sportivi potranno essere irrigati solo nelle ore meno calde e dovranno indicare la provenienza dell’acqua. Per gli alberghi, e non solo, è vietato il riempimento totale o parziale delle piscine. Addio anche a tutte quelle attività ricreative e di festa che implicano un consumo d’acqua, come piste di pattinaggio, giochi acquatici o schiuma party.

Il presidente della Generalitat, Pere Aragonès al fianco di David Mascort ha spiegato che “non abbiamo mai dovuto affrontare una siccità così lunga da quando esistono le misurazioni delle precipitazioni. Abbiamo avuto tre anni in cui non ha piovuto tanto quanto il paese ha bisogno”.

Lo stesso Mascrot, mentre a meno di mezz’ora da Barcellona i residenti ricordano che con la poca acqua a disposizione è persino complesso lavare i piatti, ha affermato che ormai non esiste una regione della Spagna che possa permettersi di sopportare questo tipo di siccità per molto tempo. “Dobbiamo smettere di pensare che l’acqua sia una risorsa infinita e iniziare a pensare a come riciclare ogni goccia all’infinito”.

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