Busia sulla truffa del Pnrr: “L’assalto è iniziato. Senza controlli adeguati la nostra credibilità a rischio”

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Presidente Busia ha visto? La grande abbuffata sui fondi Pnrr è in atto.

«Purtroppo si tratta di un segnale tutt’altro che rassicurante».

Beh, lei che guida l’Autorità anti corruzione l’aveva previsto.

«Tutti sapevano che le grandi risorse legate al Pnrr avrebbero suscitato gli appetiti della criminalità, da quella ordinaria a quella organizzata. Le stesse regole europee richiedono controlli adeguati per evitare non solo corruzione e frodi, ma anche confitti d’interesse e opacità».

I truffatori del Pnrr. Fondi europei usati per comprare ville, supercar e gioielli

Aveva messo in guardia il governo molte volte.

«Non sono solo io a dirlo, basta guardare gli ultimi dati arrivati da Eppo, da cui risulta che l’Italia è il Paese con il valore più alto per i danni finanziari al bilancio Ue in tema di frodi e malversazioni. Deriva dal fatto che col Pnrr abbiamo chiesto la cifra più elevata rispetto agli altri paesi Ue, ma anche dalla circostanza che primeggiamo nella prevenzione e nel contrasto alle frodi grazie all’efficienza di tutte le forze di polizia».

Fitto parla di un sistema di controlli «tempestivo ed efficace». Userebbe le stesse parole?

«Dobbiamo metterci al lavoro tutti per garantire controlli effettivi, come ci ha appena raccomandato la Commissione europea, chiedendoci di migliorare le modalità per individuare e segnalare le frodi e di investire di più sulla digitalizzazione».

Come possiamo essere certi che non ci siano dozzine di altre truffe che vanno avanti?

«Purtroppo la sicurezza non esiste. Non voglio fare l’uccello del malaugurio, ma sappiamo bene che i rischi sono tanti. La corruzione è un reato occulto e sono sempre meno le semplici mazzette, mentre si usano criptovalute, tecnologie raffinate e complesse operazioni societarie in Paesi compiacenti, come dimostra proprio l’inchiesta di questi giorni».

Un quadro sconfortante.

«Tutto questo significa che la repressione non basta, ma occorre investire di più sulla prevenzione, come chiedono le convenzioni internazionali».

Con Anac e Corte dei Conti però il governo ha limitato i poteri, della serie meglio consumare i soldi e diminuire i controlli.

«Lei mi vuole far fare polemiche a tutti i costi, ma noi continuiamo a lavorare bene con tutti. Con la vigilanza collaborativa facciamo superare la “paura della firma” ed evitiamo contenziosi, accelerando le procedure”: aiutiamo le amministrazioni a seguire le procedure corrette, ma occorrerebbe dotarle di maggiori risorse e soprattutto di giovani capaci».

Lei si è sempre “difeso” bene, anche contro gli altolà di Salvini…

«Le nostre osservazioni, lo ripeto anche qui, non sono mai contro il governo o contro qualcuno, ma mirano a garantire il rispetto delle regole. Questo è il ruolo delle autorità indipendenti come la nostra. Seguire i nostri consigli aiuta a risparmiare denaro pubblico e a evitare di perdere tempo dopo, per via degli errori commessi».

Se dovesse dare un consiglio ai Fitto, proprio sui controlli, cosa gli chiederebbe dopo l’inchiesta Eppo?

«Facciamo sforzi ulteriori per accrescere la trasparenza: col digitale, non solo si risparmia, ma si semplificano le procedure, aumentando la concorrenza. Non serve solo a evitare che il denaro finisca in mani sbagliate, ma anche per garantire che i cittadini si sentano parte attiva dei progetti Pnrr, e questo diventi una vera missione nazionale».

Come avere la certezza che neppure un euro finisca ancora in tasca agli speculatori?

«Nessuno può dare certezze simili, ma il rischio si riduce se garantiamo tracciabilità e controllabilità di ogni passaggio. È un dovere che abbiamo nei confronti di tutti gli italiani e dell’Europa. Uno dei lasciti del Pnrr dovrà essere anche quello di avere un’amministrazione più forte, capace di agire con imparzialità, lontana dai conflitti d’interesse, magari anche introducendo una seria disciplina sulle lobby».

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