L’allarme di Strasburgo: “Putin vuole distruggere la nostra democrazia, ha messo le europee nel mirino”. E la Lega non vota il testo

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STRASBURGO – “La Russia sta provando a minare e distruggere la democrazia in Europa, fomentando divisioni tra i nostri cittadini, reclutando eurodeputati e cercando di creare un sistema di dipendenza attraverso i partiti politici europei, che così agiscono da megafoni della propaganda del Cremlino e ne servono gli interessi”. L’Europarlamento riunito in plenaria a Strasburgo lancia l’allarme a pochi mesi dalle elezioni europee di giugno, e lo fa approvando a stragrande maggioranza una risoluzione di condanna nei confronti di Mosca e della sua strategia di lungo termine di interferenza, chiedendo per questo di rafforzare e vigilare sulle sanzioni. E proprio il voto delle europee, è l’allarme di Strasburgo, “sarà un obiettivo speciale per le campagne di disinformazione a livello locale, regionale e continentale”.

Il caso della Lega

Il testo è passato con 433 sì, 56 no e 18 astenuti. A presentarlo era stata un’ampia maggioranza composta da popolari, socialisti, liberali, verdi e anche dai Conservatori di Ecr, di cui fa parte Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni, che infatti ha votato sì (si è invece astenuto il deputato dell’ultradestra di Zemmour, Nicolas Bay, entrato ieri nell’Ecr). La Lega non ha partecipato al voto, perché nel testo si fa esplicito riferimento alle accuse di “accordi commerciali” tra Lega e Russia, emerse nel luglio del 2019 nel caso del Metropol. Il partito di Matteo Salvini parla di “propaganda della sinistra” e di “vergognosa strumentalizzazione da parte della sinistra, che ha inserito nel testo fake news e allusioni contro la Lega, non solo mai dimostrate dai fatti, ma persino smentite dalla magistratura italiana”. Il Carroccio però non presenta emendamenti per moificare il passaggio del testo. Preferiesce evitare proprio di votare un documento che critica fortemente “l’ex amico” Putin.

L’appello di Medvedev

La presa di posizione arriva alla fine di settimane segnate da due casi molto preoccupanti. Uno è un messaggio pubblicato su Telegram il 3 febbraio dall’ex presidente russo Dmitri Medvedev, oggi vicepresidente del Consiglio di Sicurezza, che ha invitato ad appoggiare i partiti “antisistema” occidentali in vista delle elezioni europee. “Il nostro compito è sostenerli in tutti i modi possibili, aiutandoli apertamente e in segreto per ottenere i risultati giusti alle elezioni”.

Medvedev ha fatto riferimento a partiti d’opposizione “di sinistra e di destra”, che si ergono contro “il mondialismo liberale” e “la politica internazionale americana” e sono spesso “ben installati nei parlamenti nazionali e in quello europeo, dove avranno luogo le elezioni”.

L’europarlamentare spia

L’altro caso che ha alzato il livello di guardia delle istituzioni è stata la scoperta, avvenuta a fine gennaio, che Tatjana Ždanoka, eurodeputata dal 2004 a oggi per il partito filorusso Unione russo lettone, era una spia, un’informatrice al soldo dell’Fsb di Mosca. “Il fatto che accedesse all’Europarlamento ha rappresentato una forte minaccia alla sicurezza e alla democrazia dell’Unione”, è scritto nella risoluzione (a cui ovviamente Ždanoka, ancora attiva, ha votato no).

Gli altri casi: da Le Pen ai catalani

Oltra a Ždanoka e alla Lega, la risoluzione elenca altri casi che hanno destato la preoccupazione dell’Europarlamento. “Le autorità russe stanno fornendo specifiche narrazioni ai partiti di estrema destra in Paesi come Germania e Francia, con l’intento di sovvertire il sostegno pubblico per l’Ucraina”, è scritto. Si citano anche i finanziamenti di partiti, politici, funzionari e movimenti, con riferimento anche al prestito accordato nel 2016 al Fronte Nazionale di Marine Le Pen, agli accordi con gli austriaci di FPÖ e con la campagna pro-Brexit Leave.eu.

Molto spazio è dedicato anche ai rapporti tra Mosca e i secessionisti catalani, che sarebbero stati sostenuti con l’obiettivo di “promuovere la destabilizzazione interna e la discordia nell’Ue”. E poi ancora il protagonismo russo in Slovacchia dopo le elezioni che hanno portato al potere Robert Fico, le operazioni di disinformazione orchestrate su X per “manipolare l’opinione pubblica in Germania”, i rapporti tra l’Fsb e un funzionario dell’Afd tedesca, la cooptazione di ex politici come Gerhard Schroeder, l’impiego di russi filo-Putin come assistenti parlamentari e stagisti a Strasburgo come successe nel 2019 per la figlia del portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.

“Le istituzioni europee e gli Stati membri devono agire in modo incisivo – conclude la risoluzione – soprattutto in vista delle elezioni europee di giugno, che saranno un obiettivo speciale per le campagne di disinformazione a livello locale, regionale e continentale”.

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