Inchiesta Ferragni, da Calzedonia a Nespresso i commenti negativi: “Basta con l’influencer indagata”. Gli hater si scatenano sui social

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L’inchiesta per truffa aggravata che la vede indagata per la presunta beneficenza opaca legata al pandoro Balocco, alle uova di Pasqua Dolci Preziosi e alla bambola Trudi, è ormai stata appena assegnata a Milano: ma le vicende giudiziarie di Chiara Ferragni stanno creando non pochi grattacapi alle tante aziende che l’avevano scelta come testimonial. Da Re(gina) Mida capace di far impennare gli indici di gradimento di un prodotto, sembra essersi trasformata in kryptonite che mette in fuga il pubblico.

Un fenomeno evidente soprattutto sui social, proprio dove Ferragni ha costruito la propria fortuna: i brand che sui rispettivi account hanno pubblicato post in cui l’influencer ne pubblicizza i vari articoli si sono visti costretti a filtrare i commenti o a bloccarli, pena vedersi le pagine invase da aspre critiche, insulti più o meno velati e inviti al boicottaggio. E se la decisione di alcune aziende ha a che fare sicuramente più con l’inchiesta penale che con commenti più o meno anonimi di chi minaccia di “non comprare più neanche i prodotti di Vuitton”, e vai a vedere se davvero erano clienti del brand, il sentiment negativo sui social non può essere ignorato.

Il fuggi fuggi iniziato con Safilo – la collaborazione con l’imprenditrice digitale per una linea di occhiali è stata interrotta lo scorso dicembre – e Coca Cola (che ha bloccato uno spot con lei la cui diffusione era prevista per la fine di gennaio) è proseguito nelle ultime ore con Cartiere Paolo Pigna Spa, che ha comunicato con una nota diffusa su Instagram l’interruzione dei rapporti commerciali con le aziende collegate a Chiara Ferragni, “nel rispetto del proprio codice etico aziendale”.

A dicembre l’amministratore delegato Massimo Fagioli aveva dichiarato a Repubblica: “Pigna collabora con Chiara Ferragni da diversi anni, avendo avuto modo di apprezzarne le doti umane e imprenditoriali”, parlando di relazione commerciale “proficua e soddisfacente in tutti i mercati in cui operiamo”.

Poi però è arrivata l’iscrizione di Ferragni nel registro degli indagati della Procura di Milano e ora il passo indietro dell’azienda specializzata in cancelleria.

Passo indietro che non hanno per il momento fatto altri marchi: e le conseguenze sono evidenti, specialmente su Instagram.

Se Pigna ha bloccato i commenti sulla propria pagina, Pantene – che non solo ha realizzato vari spot con protagonista Chiara Ferragni, ma negli anni scorsi aveva anche lanciato con lei la call “Forti insieme” a sostegno delle donne imprenditrici e di “progetti a forte impatto sociale” – ha rimosso dal proprio account tutti i post con il volto dell’imprenditrice digitale e tutti i poster con la sua immagine dai negozi, ma viene comunque bersagliata da settimane dagli utenti di Instagram.

“Prima di continuare ad acquistare i vostri prodotti vorrei sapere se collaborate ancora con Chiara Ferragni” si legge in un commento, mentre un altro suggerisce: “Cambiate la vostra testimonial di punta in Italia. L’attuale non vi fa fare una gran figura”.

Analoga situazione sull’account di Oreo Italia – la capsule collection griffata Chiara Ferragni e Oreo nel 2020 è diventata recentemente oggetto di un esposto del Codacons, inducendo la società Mondelez Italia, titolare del marchio di biscotti, a chiarire che nella partnership commerciale non c’era alcun risvolto benefico – dove i follower minacciano: “Mai più i vostri prodotti se resta la Ferragni” e ancora “Basta influencer viziate e narcisiste, che fanno finta beneficenza”. Il post più recente è datato 2 ottobre, ma i commenti polemici continuano.

Molto duro anche il tono dei commenti sulla pagina del brand di abbigliamento Monnalisa, dove l’invito a boicottare Ferragni è ripetuto in più lingue e ci si chiede: “Quanto ancora ci vorrà per farvi capire che collaborare con certi personaggi può essere controproducente? Aspettate l’esito della sentenza? Poco importa, perché l’etica e morale della persona ormai è compromessa”.

Sulla pagina Instagram di Falconeri è tuttora visibile un post del 14 dicembre di cui è protagonista Ferragni e le esternazioni degli utenti non sono certo più indulgenti: “Il modo più sicuro e veloce di perdere dei clienti è tenere lei come testimonial – scrive uno di loro – Io da quando l’ho vista a inizio anno ho smesso di comprare Falconeri e lo farò fintanto che anche solo un euro dei miei rischi di finire nelle sue tasche”.

Stesso discorso per Calzedonia: anche in questo caso l’ultimo scatto dell’imprenditrice digitale risale al 7 dicembre e ha suscitato una valanga di critiche. “Io personalmente prendo la posizione di non acquistare più nulla che presenta Ferragni, basta con le prese in giro” dichiara un’utente, mentre un’altra chiede “Perché non prendete ragazze e donne normali come sponsor? Fareste più bella figura e la pubblicità sarebbe più coinvolgente”.

Non è sfuggita all’effetto boomerang nemmeno la pagina di Nespresso: tra i commenti all’ultimo post (del 3 novembre), ne spicca uno in cui un consumatore ringrazia ironicamente l’azienda perché “dato che a distanza di settimane non avete ancora interrotto il contratto con Chiara Ferragni, mi avete costretto a provare le cialde di un altro produttore, nettamente migliori”.

La risposta di Nespresso non si è fatta attendere: “Abbiamo appreso le notizie relative a Chiara Ferragni direttamente dagli articoli sulla stampa, e non essendo coinvolti in questa situazione, non possiamo esprimere un parere in merito”. E a un altro commento scritto in spagnolo da una cliente l’azienda ha replicato nella stessa lingua che “attualmente non abbiamo collaborazioni in essere o previste con Chiara Ferragni”.

Sul profilo Instagram di Tod’s – che vede l’influencer sedere nel cda – c’è qualcuno che etichetta il brand come “amico dei Truffagnez, da evitare”: nelle scorse settimane l’ad Diego Della Valle aveva ribadito che “con noi Chiara Ferragni è sempre stata corretta. In un Paese civile i processi si fanno nelle sedi adeguate”.

Intanto la pagina ChiaraFerragniBrand ha limitato i commenti, eppure non mancano gli attacchi: da chi invita a boicottare il marchio – “Non comprate niente da chi non se lo merita” – a chi accusa l’influencer di aver “veramente toccato il fondo”.

Persino gli scatti condivisi dall’imprenditrice digitale con la dicitura #NoAdv, per chiarire che non hanno finalità commerciale, provocano ormai autentici terremoti che partendo da Instagram arrivano a impattare sulla vita reale: l’Hotellerie de Mascognaz di Champoluc, in Valle d’Aosta, dove Ferragni ha trascorso un weekend con la famiglia, ha guadagnato 10mila follower in poche ore, ma si è visto costretto a chiudere i commenti sulla propria pagina e a cancellare gli attacchi degli hater dopo essere stato menzionato sul profilo dell’influencer.

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