Inverno caldo, rinnovabili e Cina al palo: ecco perché i prezzi del gas sono ai minimi da tre anni

Pubblicità
Pubblicità

ROMA – Mai così basso da tre anni a questa parte. Il prezzo del gas naturale sul mercato europeo è tornato ai livelli che non toccava dal maggio 2021. Le quotazioni del Ttf, l’indice di riferimento alla Borsa di Amsterdam, ieri hanno chiuso la settimana in leggero rialzo a 23,34 euro al megawattora, dopo aver toccato un nuovo minimo a 22,33 euro durante le contrattazioni. Un calo del 50%in soli quattro mesi.Una buona notizia per i consumatori, che siano famiglie o imprese: si può dire che sia stata archiviata la tempesta dei prezzi che ha portato il gas a essere scambiato fino a un massimo di 340 euro (nell’agosto del 2022). Non solo: gli operatori hanno dimenticato anche le turbolenze causate dalla ripresa delle attività economiche dopo la fine dei lockdown, introdotti per arginare l’epidemia di Covid, periodo in cui – ancora prima della guerra in Ucraiana, inizio la corsa dei prezzi.

Dal gas alle rinnovabili: Italia sempre più hub dell’energia al centro del Mediterraneo

E tutto questo è accaduto nonostante la Ue abbia quasi annullato le importazioni da Mosca: fino a due anni fa, le forniture garantite da Gazprom, il colosso di Stato controllato dal Cremlino, garantiva oltre il 40% del fabbisogno europeo, mentre ora è di poco superiore al 9% (destinato ad essere azzerato entro il 2027).

L’Europa alla scissione dell’atomo: Francia e Italia per il nuovo nucleare. Ma è la via giusta?

Inverno mite, prezzi al ribasso

Ma come è stato possibile un simile calo, pensando che soltanto nell’ottobre scorso i prezzi erano a un livello più che doppio rispetto agli attuali? Le ragioni sono più di una e non tutte positive. La principale riguarda il calo della domanda, in particolare nella stagione fredda. Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, i consumi sono calati di un quinto in Europa rispetto al 2021. Tornando ai livelli di 20 anni fa. A frenare la domanda, oltre al rallentamento dell’economia, sono stati due inverni con temperature nettamente sopra la media: in Europa, il periodo dicembre 2022 – febbraio 2023 è stato il secondo trimestre più caldo mai registrato.

Aumento dell’energia rinnovabile

Non solo. Un grande contributo è stato dato anche dalle rinnovabili: l’anno scorso l’Europa ha prodotto il 44% dell’elettricità a partire da fonti green, superando le fonti fossili (33%) e doppiando quasi il nucleare (23%). Per non parlare dei progressi compiuti dall’industria nell’efficenza energetica gli impianti e nel ridurre gli sprechi. Tutto questo si riflette nel livello degli stoccaggi, i depositi sotterranei dove si immagazzina il gas in estate per usarlo come scorta d’inverno: al momento hanno una percentuale di riempimento attorno al 60%. Un livello che ci trasciniamo da due anni, da quando gli stoccaggi furono riempiti in tutta fretta per compensare i mancati acquisti dalla Russia. Una decisione “politica” da parte di Bruxelles che ha consentito agli europei di non rimanere al freddo o rischiare il fermo delle attività industriali; ma che ha provocato l’aumento dei prezzi del gas a quote senza precedenti. Un costo che ora dovrà essere ripagato dai cittadini (in bolletta o con la fiscalità generale). Solo per fare i casi di Germania e Italia, i maggiori clienti di Gazprom, hanno accumulato minusvalenze rispettivamente di 10 e 4,8 miliardi di euro.

In crescita gli acquisti di Gnl russia

Va detto che la Russia continua a vendere il gas agli europei, con le cui entrate finanzia l’aggressione all’Ucraina. Inoltre, ha compensato il crollo delle vendite via tubo, aumentando le forniture di Gnl, il gas naturale liquefatto che viene spedito via nave. Ma si tratta di quote molto limitate. Tanto è vero che nel corso del 2023, come segnalato da Il Sole-24 Ore, la Cina ha superato la Ue come maggior cliente di Gazprom. E’ accaduto anche con il petrolio di Mosca, con India e Cina che hanno sostituto i mancati acquisti da parte dell’Europa: ma in questo caso è stata una scelta obbligata dall’embargo economico deciso da Bruxelles, che si è così allineata al blocco occidentale, dagli Stati Uniti al Giappone.

Usa, maggior esportatore in Europa

Infine, sul prezzo del gas in Europa incide quanto sta accadendo sui mercati americani e asiatici. Anche negli Stati Uniti il clima ha frenato la domanda, a causa di un inverno particolarmente mite (per gli esperti uno dei più caldi di sempre), spingendo le quotazioni ai massimi da tre anni. Gli Usa, che sono diventati il maggior fornitore dell’Europa, si trovano così costretti a vendere a prezzi ribassati. Anche perché, nel frattempo, l’economia cinese stenta a riprendere i ritmi di crescita precedenti al Covid. Con la conseguenza di non fare concorrenza all’Europa sul mercato del Gnl. Per gli analisti: solo la ripresa della aziende di Pechino potrà spingere i prezzi al rialzo. E fino ad allora la bolletta rimarrà bassa.

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *