Il calcio vale 4,5 miliardi, ma volano le perdite dei club

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Un pianeta calcio dal “potenziale straordinario”, che in un anno ha visto crescere i praticanti di quasi 210mila tra giocatori e giocatrici, con un ritorno ai livelli pre-Covid. Capace di un impatto socio-economico a beneficio del Sistema Paese stimabile in oltre 4,5 miliardi di euro. Zavorrato però da un disavanzo economico aggregato dei club professionistici che nella stagione 2021-2022 è salito a 1,4 miliardi.    Contiene luci ed ombre la 13a edizione del ReportCalcio, il rapporto annuale sul calcio italiano e internazionale sviluppato dal Centro Studi Figc, in collaborazione con Arel (Agenzia di Ricerche e Legislazione) e PwC Italia, presentato su Sky Sport 24. Ne emerge “il potenziale straordinario del mondo del calcio nel suo complesso – ha sottolineato il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina – che rappresenta il primo fattore di sviluppo in ambito sportivo e uno dei più rilevanti dal punto di vista sociale del nostro Paese”. Sotto l’aspetto economico, peraltro, “è evidente la necessità di riportare in equilibrio il sistema, mettendo sotto controllo i costi e destinando risorse per gli investimenti nei vivai e nelle infrastrutture”.    I tesserati della Figc nel 2021-2022 ammontano a quasi 1,4 milioni. La crescita più significativa si è registrata nel settore giovanile, con 807.807 Under 20, +36% rispetto all’anno prima. Questo mondo costituisce un sempre più rilevante settore industriale del Paese; i ricavi diretti totali ammontano a 5 miliardi; considerando anche l’impatto indiretto e indotto prodotto sui 12 settori merceologici coinvolti nella catena di attivazione di valore del calcio, l’impatto sul Pil è stimabile in oltre 11,1 miliardi, con quasi 126.000 posti di lavoro attivati, mentre la contribuzione fiscale e previdenziale del calcio di vertice (Serie A, B e C) nel 2020 ha superato gli 1,3 miliardi.    L’altra faccia della medaglia è costituita dalla perdita prodotta dal calcio professionistico italiano nelle ultime tre stagioni, pari a quasi 3,6 miliardi. Sui conti continua a pesare soprattutto il costo degli stipendi che, nell’ultima stagione, sfiora l’84% dei ricavi (al netto delle plusvalenze). Rispetto ad altre leghe europee, il pallone del Bel Paese presenta peggiori parametri economico-finanziari, una maggiore dipendenza dai ricavi televisivi, minori misure a sostegno dei giovani e minori investimenti infrastrutturali. Per questi ultimi, è sempre più imprescindibile l’avvio di un programma per la realizzazione di una nuova generazione di stadi. Eppure il settore continua ad attrarre capitali e investitori ed in questo senso la candidatura per ospitare l’Europeo del 2032 rappresenta una grande opportunità, sottolinea lo studio.    A livello internazionale, il calcio si è confermato un settore fortemente colpito dal Covid. I dati economico-finanziari dei circa 700 club partecipanti alle 55 Top Division dicono che nel biennio 2020-2021 i ricavi sono crollati di 4,2 miliardi di euro rispetto al 2019, principalmente a causa del tracollo della vendita di biglietti, mentre i costi sono aumentati anche nel periodo di emergenza sanitaria. Specie a causa dell’incremento degli stipendi, passati dai 14,7 miliardi del 2019 ai 15,9 del 2021.   
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