Omicidio di La Spezia, droga in hotel e ricerche sui siti satanici. Rossella Cominotti ed Alfredo Zenucchi, i misteri delle ultime ore

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Genova «Sarebbe bello far ricordare agli altri il nostro amore… in questo modo durerà eterno… ma dite che siamo morti con il gas di scarico della macchina». Rossella ed Alfredo hanno deciso come farla finita, ma hanno vergogna a far sapere che l’uno dovrà tagliare la gola all’altro. Lo scrive lei (questo racconta lui) in quella lettera che entrambi firmano. Anche se il marito assassino ai carabinieri che venerdì lo bloccano in Lunigiana mentre si allontana da Mattarana per raggiungere la Toscana, dirà: «Volevamo buttarci da un dirupo insieme… lei voleva morire vicino al mare». E poi: «Anche io mi sono tagliato le vene, ma non sono riuscito a farla finita», mostrando le cicatrici e le ferite ancora insanguinate, i tagli che la moglie gli avrebbe inferto in gola il 3 dicembre, nel primo tentativo andato a vuoto. E il suo avvocato Alberto Rimmaudo aggiunge che «si stava dirigendo verso Villafranca, aveva individuato un rettilineo per schiantarsi con l’auto».

Però, 36 ore prima, mercoledì sera, Alfredo Zenucchi ha sgozzato Rossella Cominotti, 53 anni, con uno dei due rasoi che l’ex parrucchiera di Cremona aveva con sé: l’ha fatto nella stanza dell’Antica Locanda Luigina, lungo la statale della Val di Vara, alle spalle delle Cinque Terre, dove alloggiavano da una settimana. Poi, il 57enne originario di Bergamo, ha vegliato il cadavere per due notti ed un giorno, fino a venerdì mattina. Il giorno dell’Immacolata, alle 8, esce dalla stanza della morte, diventata anche dei misteri: al bar sorseggia un caffè corretto e dice alla reception che sta per lasciare l’albergo con la moglie. «Vado ad accendere la macchina». Ma parte da solo. Non è chiaro se per scappare, oppure per trovare un posto dove farla finita.

«Dovevamo morire tutti e due – ripete ai carabinieri del Nucleo investigativo di La Spezia guidati dal maggiore Marco Di Iesu e al pm di turno Elisa Loris – Io dovevo tagliare la gola a lei, Rossella a me». Con lo stesso rasoio. Questi erano i patti sottoscritti nella lettera. Compilata a Cremona, prima di partire per l’ultimo viaggio insieme ed 800 euro in tasca. Senza un movente preciso. Poi tutto è cambiato. Forse lei si è pentita o non ha avuto la forza di colpire il marito, anche se non è morta subito. Rossella è stata trovata dal personale di servizio dell’albergo appoggiata alla spalliera del letto, con un taglio netto lungo la gola. Accanto, il rasoio.

Un racconto inverosimile, quello di quest’uomo descritto come un tipo strano, frequentatore su Facebook di siti satanici che evocano “Angeli e demoni”, sangue e vampiri. Certo è che la coppia anche nei giorni di soggiorno nello Spezzino, dove è arrivata il primo dicembre, ha fatto uso di eroina, ha comprato siringhe in una farmacia di Tellaro e nella camera dell’hotel ne sono state trovate diverse. Lui in passato ha vissuto in una comunità di recupero. Poi, l’incontro con Rossella, il matrimonio celebrato il 9 marzo scorso dal sindaco di Bonemerse, il paesino in provincia di Cremona dove i due lo scorso gennaio avevano aperto un’edicola chiusa da qualche anno. Un’attività in perdita. Ma i due non erano oppressi dai debiti. La casa dove vivevano, in via Verzelletti a Cremona, era di proprietà della donna, ed una parente dice che Rossella possedeva persino un Rolex d’oro. E neppure il marito come movente di questa inspiegabile tragedia mette in campo i problemi economici. Anzi, nella lettera di addio si legge che «se avanza qualcosa datela in beneficenza». Anche se nelle perquisizioni i carabinieri hanno trovato 15 euro nel suo portafoglio. Null’altro.

Stravagante lui, taciturna e schiva lei. «Ci sono diverse cose ancora da chiarire», ripete il procuratore capo di La Spezia Antonio Patrono. I parenti di Alfredo fino a ieri sera non si erano fatti vivi, quelli di lei ripetono che «Rossella aveva tanta voglia di vivere», sollevando il dubbio che non si sia trattato di un progetto comune di suicidio. Eppure, gli investigatori dicono che la grafia della lettera d’addio è femminile. Anche se al momento ad Alfredo Zenucchi, rinchiuso nel carcere di Massa, contestano l’omicidio volontario.

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