Corruzione a Triggiano, indagata l’assessora regionale Anita Maurodinoia (Pd), che si dimette. Arrestati il marito Sandro Cataldo e il sindaco. Voti comprati per 50 euro, trovato un database con duemila nomi

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E’ stato posto agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione elettorale Sandro Cataldo, il marito dell’assessora regionale ai Trasporti Anita Maurodinoia (che è indagata) e referente del movimento politico Sud al centro. L’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare è avvenuta nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Bari su presunti episodi di voto di scambio, che ha portato all’esecuzione di una perquisizione anche nei confronti dell’assessora.L’inchiesta riguarda presunta compravendita di voti per le elezioni comunali di Triggiano del 2021, nelle quali è stato eletto sindaco Antonio Donatelli, anche lui agli arresti domiciliari. Dall’inchiesta è emerso che nella disponibilità di alcuni indagati c’era un “database con più di duemila nominativi con numeri di telefono e fotocopie di carte d’identità e schede elettorali”.

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Le dimissioni accettate da Emiliano

Poche ore dopo l’avviso di garanzia Maurodinoia ha rassegnato le dimissioni da Assessora ai Trasporti della Regione Puglia Il presidente Michele Emiliano le ha accettate. Maurodinoia si è dimessa anche dagli organi del Partito democratico. Nei suoi confronti è stata disposta una perquisizione ritenuta necessaria alla raccolta di elementi considerati utili alle indagini. La perquisizione è stata delegata ai carabinieri.

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“Accordo scellerato”

Nel dicembre 2021 i carabinieri avevano effettuato le prime perquisizioni, nell’ambito dell’inchiesta coordinata dai pm Claudio Pinto e Savina Toscani e dal procuratore aggiunto Alessio Coccioli. Già all’epoca era stata perquisita l’abitazione di Triggiano dei coniugi Cataldo-Maurodinoia e l’assessora (che non era indagata) si era affrettata a prendere le distanze dal movimento Sud al centro, aderendo al Partito democratico. Nei decreti dell’epoca si parlava di “accordo scellerato” per condizionare la competizione elettorale. Il sospetto era che quel sistema fosse stato utilizzato anche per altre elezioni.

Voti venduti per 50 euro

Le ordinanze di custodia cautelare sono state disposte dalla giudice Paola Angela De Santis. Secondo la Procura di Bari, a tirare le fila di un sistema di compravendita di voti finalizzato a far rieleggere il candidato di centrosinistra Antonio Donatelli (all’epoca uscente) c’era Sandrino Cataldo, che avrebbe utilizzato una rete di gregari, con il compito di individuare e contattare cittadini triggianesi disposti a tributare il loro voto al candidato sostenuto in cambio di 50 euro a voto.

Le carte nel cassonetto

Preziosissimo per le indagini era stato quanto rinvenuto dai carabinieri la sera del 6 ottobre 2019 in un cassone stradale di raccolta indifferenziata, collocato in un piazzale buio ed isolato a San Giorgio, laddove i collaboratori di Cataldo avrebbero gettato materiale ritenuto scomodo, perché riveniente dalle attività legate all’appena conclusa campagna elettorale, quali frammenti di fotocopie relative a documenti d’identità e codici fiscali di cittadini triggianesi, manoscritti parimenti riportanti il nome di persone e i loro recapiti, documentazione personale di Sandro Cataldo e di Anna Maurodinoia, un consistente numero di cartelloni, fac-simile di schede e volantini di propaganda elettorale inerente le consultazioni amministrative appena terminate. In particolare, il materiale riguardava candidati delle liste “Triggiano al Centro” e “CON Donatelli Sindaco”.

Condizionate elezioni di Triggiano e Grumo

In totale sono sette le persone finite agli arresti domiciliari, una in carcere, mentre a due è stato imposto il divieto di dimora nel comune di Triggiano. L’accusa nei loro confronti è associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale in relazione alle elezioni comunali di Triggiano nel 2021 e di Grumo Appula nel 2020.

Le indagini sono state condotte dai carabinieri del Comando provinciale e della sezione di Polizia giudiziaria, nonché dai colleghi della Compagnia di Modugno.Stando a quanto accertato dai carabinieri, “lo scopo fissato era la rielezione dell’allora sindaco e di altri 2 consiglieri comunali”, non destinatari della misura cautelare. I cittadini che accettavano di vendere il proprio voto in cambio dei 50 euro promessi, dovevano consegnare copia dei propri documenti d’identità e della scheda elettorale per un preciso conteggio dei voti sezione per sezione.

La verifica veniva effettuata nel corso delle operazioni di spoglio dove gregari degli organizzatori – che stazionavano stabilmente nei pressi delle sezioni loro assegnate – verificavano se le persone si fossero effettivamente recate al voto nonché, all’atto dello spoglio, controllavano l’effettiva corrispondenza dei voti acquistati.

Il sistema applicato anche alle Regionali

L’indagine ha permesso inoltre di accertare che un sistema analogo era già stato applicato l’anno precedente, nel settembre 2020, durante le elezioni di Grumo Appula. In quel caso, il risultato da raggiungere sarebbe stata la rielezione dell’allora assessore alla Sicurezza e alla Polizia municipale, il 33enne Nicola Lella, destinatario del provvedimento di custodia cautelare in carcere. Lella, nell’agosto 2021, era stato arrestato dai carabinieri che lo avevano sorpreso mentre riceveva una tangente da 5mila euro da un imprenditore. Nel 2020 fu eletto con la lista civica “Impegno per Grumo”, a sostegno del sindaco Michele Antonio Minenna.

Tale sistema sarebbe stato rodato per le elezioni comunali di Grumo del settembre 2020, che si svolsero insieme alle regionali. L’obiettivo della presunta associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale – secondo le ipotesi della Procura – era di fare eleggere Anita Maurodinoia al Consiglio regionale e Nicola Lella e Giuseppe Fiore nel Consiglio comunale di Grumo.

Promessi anche posti di lavoro

Stando alle ricostruzioni dei pm: “gli elettori venivano individuati tra le classi meno abbienti, tra coloro obbligati a sentirsi in obbligo con qualcuno per le più disparate ragioni”

I nomi degli arrestati

Oltre a Cataldo e al sindaco Donatelli sono stati destinatari dell’ordinanza di arresti domiciliari sono il consigliere municipale di Bari Armando De Francesco, Giovanni Lavacca, Alberto Leo Perrelli, Piergiorgio Andrea Perrelli e Vito Perrelli, vicesindaco di Triggiano. In carcere, come detto, l’assessore alla Sicurezza di Grumo Nicola Lella. Divieto di dimora per Gaetana Lanotte e Francesco Donatelli, figlio del sindaco. Le misure cautelari chieste dalla Procura erano state 15, gli indagati sono in tutto 72, tra loro anche numerosi elettori.

Decaro: “Me lo aspettavo”

“Rispetto al voto di scambio, è un fatto che non mi sorprende. Io per primo durante le ultime elezioni ho fatto delle denunce circostanziate. Ne ho fatte tre. E due di queste erano rivolte a persone che votavano per le liste legate al mio nome. Purtroppo l’inquinamento del voto c’è. Sono situazioni che dobbiamo attenzionare”: sono le dichiarazioni del sindaco di Bari, Antonio Decaro.

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