Il prete influencer su TikTok: “A Sanremo brano non in italiano, portato in alto comprando i voti con una schifosissima mentalità mafiosa”

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Le polemiche su Sanremo e sul televoto per Geolier non si fermano, arrivando persino a scomodare la chiesa. A dirci la sua, stavolta è don Ambrogio, il prete influencer di Verona, che su TikTok pubblica prediche e consigli per i suoi fedeli online.

Uno degli ultimi video è stato criticato dagli utenti, che lo accusano di “razzismo, mascherato bene”. La questione è stata rilanciata dal deputato napoletano Francesco Emilio Borrelli. Il profilo di don Ambrogio ha oltre 12 milioni di like ed è seguito da ben 350mila persone.

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Nelle immagini, il prete commenta il festival: per carità, non ha perso il suo prezioso tempo a guardarlo, “ma mi sono fatto raccontare le cose che sono successe”.

La clip prosegue: “La cosa che mi ha colpito veramente – dice don Ambrogio – e che ha reso più significativa la mia scelta è stato il fatto che al Festival della canzone italiana, ci fosse una canzone non in italiano”.

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Il riferimento è naturalmente al testo di Geolier. Poi l’affondo: “Questo brano è stato fatto arrivare in alto nelle classifiche, comprando i voti con una schifosissima mentalità mafiosa. La tv pubblica dovrebbe abolire questo meccanismo per tirare su qualche milione di euro con la mentalità del televoto”.

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Pur non permettendo i commenti sotto il post, don Ambrogio (che comunque permette di essere contattato anonimamente direttamente dal suo profilo) il video gira di bacheca in bacheca, scatenando polemiche e il tipico odio da botta e risposta social. Forse lo stesso don, predicatore di pace e bene, si sarà accorto quantomeno del tono fraintendibile del proprio messaggio, pubblicando un chiarimento successivo. Qui si professa contento “di quel cantante napoletano”, di cui non fa il nome, “che non conosco e di cui non ho sentito neanche la canzone”.

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Niente scuse pubbliche, però: Don Ambrogio si riferiva “al meccanismo aberrante e diseducativo di trasmettere una canzone in napoletano che non c’entra con Sanremo”.

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Non guardandolo, però, non può sapere che la direzione del festival ha più volte ribadito la discrezionalità del direttore artistico nella selezione dei brani in gara, tanto che nel 2011 sul palco dell’Ariston si esibì anche Davide Van De Sfroos con la bella “Yanez”, cantata in dialetto comasco. Ma in realtà, il giovane parroco puntava ad un qualcosa di più ecumenico: intendeva condannare il meccanismo “di poter comprare voti se si hanno i soldi”. Che poi è quello di qualsiasi televoto esistente.

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