Una generazione in affitto: perché i giovani italiani non comprano più casa

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L’Italia, si dice, è un “Paese di proprietari”: più del 74% della popolazione vive in case che ha comprato e negli anni il trend è cresciuto senza sosta da Nord a Sud. Pur con redditi di gran lunga più bassi (19.500 contro 29.500 euro), oggi le donne che possiedono casa sono quasi quanto gli uomini. Chi invece continua a diminuire regolarmente da quindici anni sono i giovani e i genitori con figli a carico.

Un tempo c’erano grandi famiglie in grandi case, oggi si parla di famiglie piccole in case piccole. Questo deriva da una contrazione della capacità di indebitamento delle famiglie, che quindi non possono sperare di acquistare una casa grande che costa molto

Valentina Lagasio

Più figli, più difficoltà

La crisi demografica da sola non basta a spiegare il calo: tra i Paesi dell’Eurozona, l’Italia è uno degli Stati in cui il divario tra famiglie proprietarie di casa con e senza figli è più alto. Un distacco raddoppiato in meno di vent’anni. I nuclei più vulnerabili sono quelli con almeno tre figli minori: nel 2022 quasi la metà viveva in affitto. Valentina Lagasio, ricercatrice in Economia degli intermediari finanziari presso l’università Sapienza di Roma, spiega che: “Oltre all’aumento delle spese quotidiane, sono cresciuti anche gli oneri relativi all’educazione e alla salute dei figli. Mantenere una famiglia numerosa costa molto più oggi che in passato”. Difficoltà confermate dai numeri: dall’ultimo rapporto Istat, il 20,7% delle famiglie con almeno tre bambini vive in condizioni di povertà assoluta.

Il governo ha introdotto un “bonus prima casa” per le famiglie numerose, care a Giorgia Meloni come baluardi della lotta alla denatalità: a seconda del numero dei figli (almeno tre sotto i ventuno anni) e dell’Isee, questi nuclei hanno diritto a una garanzia fino al 90% del mutuo. Il bonus quindi si è rivelato una misura che aiuta le poche famiglie che già esistono (l’esecutivo ne stima circa 7400), ma non risponde all’esigenza di favorire quelle del futuro.

Un miraggio per i giovani

Con misure di nicchia e poco organiche, l’esecutivo mostra una mancanza di lungimiranza che potrebbe allargare la forbice demografica dei proprietari: nel 2020 quasi il 70% aveva più di cinquant’anni, mentre gli under 36 erano solo un milione e mezzo, su un totale di 25. Una tendenza alimentata anche dal ritardo con cui gli italiani, rispetto ai coetanei europei, entrano nel mercato del lavoro e dai contratti precari che rendendo l’uso di finanziamenti per l’acquisto di una casa un miraggio. “L’aumento dei prezzi degli immobili e le sfide nell’accesso al credito”, commenta l’economista, “hanno reso difficile per le famiglie più giovani acquistare una casa”.

I giovani italiani entrano nel mercato del lavoro più tardi, con contratti anche non stabili, quindi non sono in grado di impegnarsi con un mutuo

Valentina Lagasio

Di base comprare un’abitazione oggi è diventato più difficile: “Le politiche di contrasto all’inflazione dilagante della Bce – spiega l’economista – ha portato all’innalzamento dei tassi di interesse sui mutui che rispetto a gennaio 2022 sono passati dall’1,45% al 4,4%. In questo modo si contrae la capacità di indebitamento e diminuisce la domanda di immobili”. In poche parole, chiedere un prestito costa di più e meno persone sono in grado di farlo. Anche perché, se per effetto dell’inflazione sono aumentate le spese, lo stesso non si può dire degli stipendi, che in Italia sono fermi da trent’anni. Ancor di più se si parla di persone che sono entrate da poco nel mercato del lavoro e hanno delle spese fisse elevate per mantenere uno o più figli.

n controtendenza con la necessità di aiutare i più giovani a comprare casa, con l’ultima legge di Bilancio, si è previsto il depotenziamento del bonus prima casa per gli under 36. La misura, attiva dal 2021, prevedeva per i giovani con Isee entro i 40mila euro la garanzia pubblica all’80%, assieme all’esenzione sulle imposte che permetteva di risparmiare diverse migliaia di euro. Adesso resta solo la garanzia, che è utile, ma da sola non basta a invertire il trend d’invecchiamento dei proprietari, soprattutto se si considerano i problemi dei giovani a trovare lavoro. “È chiaro che prima di concedere il prestito (con o senza bonus) la banca valuta anche il reddito che l’individuo può garantire – dichiara l’economista – Significa che può accedere al bonus quasi solo chi ha un lavoro stabile o un garante”. A detta della relazione tecnica alla legge di bilancio del 2024, “l’andamento dei mutui effettivamente erogati e ammessi alla garanzia del Fondo” è stato “in calo rispetto alle attese”, anche “per via degli elevati tassi di interesse”. Al netto dei vari bonus, quindi, negli ultimi mesi è riuscito a comprar casa solo chi aveva già dei risparmi o ha possibilità di accedere a forme di finanziamento alternativo.

La banca, prima di concedere il mutuo, valuterà la posizione lavorativa dell’individuo: quindi il bonus per gli under 36 è utile, ma non basta

Valentina Lagasio

Un valore (anche) emotivo

Storicamente in Italia c’è sempre stata una forte tendenza a investire sul mattone e ancora oggi comprare casa è per molti una priorità. Ma non è una scelta sempre conveniente, spesso infatti si rivela un impegno di lungo periodo che comporta spese di manutenzione, limitazioni e rischi economici. La pensano così in alcuni Paesi europei, come la Germania o l’Austria, dove solo la metà della popolazione vive in case che possiede. “In Italia i redditi non sono ai livelli di quei Paesi – continua la ricercatrice – ma c’è più capacità di acquisto perché i prezzi delle abitazioni sono in proporzione più bassi. Poi in Germania ci sono delle agevolazioni per gli affitti, quindi la scelta nasce anche da vantaggi fiscali”.

La motivazione principale, però, che spinge l’Italia a essere un “Paese di proprietari” è culturale. Nel 2022 il Censis ha condotto un’indagine sul valore sociale della casa: per il 92% degli intervistati l’abitazione è un rifugio, mentre il 78% ci passa gran parte del tempo libero e oltre il 50% vorrebbe aiutare figli e nipoti a comprarne una. La casa per gli italiani è il centro nevralgico della vita e uno dei fattori più importanti per la stabilità – emotiva e materiale – delle persone. Una stabilità sempre meno accessibile per le generazioni presenti e future.

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