Mar Rosso, la missione Ue si è persa in Parlamento

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Le fregate francesi hanno fatto fuoco contro i droni degli Houti, abbattendone quattro per proteggere i mercantili nel Mar Rosso. Sono entrate in azione già nella notte di lunedì, poche ore dopo l’approvazione a Bruxelles della missione europea Aspides. E Parigi ha comunicato la distruzione degli ordigni dichiarando che “questo è l’obiettivo dell’impegno deciso dalla Ue”. A Roma invece l’operazione fortemente voluta dal governo Meloni si è persa nei meandri del Parlamento: nessuno sa dire quando e come ci sarà il voto di approvazione annunciato dal ministro Guido Crosetto.

Una situazione paradossale, perché a noi è stato assegnato il comando tattico della flotta: sarà il contrammiraglio Stefano Costantino a decidere la reazione agli assalti dei miliziani fondamentalisti. Il cacciatorpediniere “Caio Duilio” ha già preso posizione, ma formalmente non ha l’autorizzazione del suo Paese. La spedizione, chiesta con urgenza per garantire la libertà di navigazione e tutelare il flusso di merci che attraverso lo Stretto di Suez alimenta la nostra economia, non è stata ancora varata dalle Camere. Non si riesce neppure a capire con che formula sarà discussa e con quale calendario: ha praticamente smarrito la rotta.

Anche il governo Scholz ha sottoposto l’intervento nel Mar Rosso al voto del Bundestag. Con teutonica efficienza martedì scorso, all’indomani del via libera concordato a Bruxelles, è stato presentato tutto l’incartamento. Mercoledì il ministro della Difesa Pistorius ha dato lumi ai parlamentari; giovedì c’è stato un primo dibattito e ieri alle 16.24 l’approvazione con 538 favorevoli, 31 contrari e 4 astenuti. Una perfetta macchina della democrazia, che ha visto 573 rappresentanti eletti restare il venerdì pomeriggio in aula a Berlino per dare risposta all’emergenza causata dagli Houti.

La fregata tedesca “Hessen” è salpata da Porto Said e la greca “Hydra” la seguirà a stretto giro: nei primi giorni della prossima settimana saranno pronte a scortare i mercantili. A quel punto, tutta la squadra di Aspides sarà schierata davanti alle coste dello Yemen. Ma l’ammiraglia italiana non ha ancora il mandato delle Camere e quindi non potrà assumere la responsabilità del comando: ogni nave agirà in ordine sparso.

I francesi non hanno perso tempo. La fregata “Languedoc” è stata affiancata dalla “Alsace”: le loro batterie per due volte hanno affrontato gli sciami di droni lanciati contro cargo e portacontainer, intercettandone quattro prima che potessero colpire i bersagli. L’attivismo bellico degli Houti infatti non è stato frenato dai duecento raid condotti dall’Us Navy. I miliziani continuano a scagliare missili, con precisione addirittura maggiore. Nell’ultima settimana ci sono stati almeno quattro attacchi: una nave britannica è stata danneggiata e l’equipaggio ha dovuto abbandonarla; un’altra ha preso fuoco e un marinaio è stato ferito.

Ormai il traffico delle merci evita lo Stretto di Bab el-Mandeb e segue il periplo dell’Africa: le tariffe per trasportare container dalla Cina all’Europa sono triplicate. La geografia è chiara: il viaggio per approdare nei porti della Penisola si allunga moltissimo, favorendo gli scali dell’Atlantico. “Il 40 per cento delle nostre esportazioni passa da Suez – ha sottolineato il ministro degli Esteri Tajani -. Dobbiamo difendere il nostro commercio: oggi stanno aumentando i costi marittimi e i tempi di percorrenza. Abbiamo interesse che venga ripristinata la libera navigazione”. Peccato che la missione europea sia sparita dai radar del Parlamento.

Aspides può dare un contributo rilevante alla sicurezza dei mercantili: si tratta di unità moderne, specializzate per la difesa contraerea. Ognuna sorveglia un raggio di quasi duecento chilometri ed è in grado di distruggere gli ordigni degli Houti a cinquanta chilometri di distanza mentre i missili Aster 30 della “Duilio” possono fermali anche a cento chilometri. Uno scudo significativo, che rischia di essere fallato per la lentezza delle nostre Camere.

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