Cop28, l’intervista alla capodelegazione di Greenpeace: “Non si combatte così la crisi climatica”

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DUBAI — «Questo testo non ha alcuna possibilità di essere approvato». Kaisa Kosonen, capodelegazione di Greenpeace alla Cop28, boccia senza appello la bozza fatta circolare nel pomeriggio di ieri da Sultan Al Jaber. «È il testo nel complesso che non va. Contiene elementi positivi, che però sono diluiti e resi inefficaci. È come se si dicesse ai Paesi: potreste ridurre produzione e consumo di petrolio, ma se volete potete anche non farlo. Non si affronta così una crisi come quella climatica».

Fino a poche ore fa l’addio ai combustibili fossili sembrava a portata di mano. Cosa è successo?

«La pressione per un accordo sull’uscita dai fossili non è mai stata così forte, ma chi si oppone ha mobilitato le sue truppe».

Ha avuto effetto la lettera dell’Opec che invitava i Paesi membri a opporsi?

«Continuo a pensare che quella lettera dimostri quanto siamo vicini alla vittoria. Anche l’American Petroleum Institute ha sostenuto che il phaseout è irrealistico e non può essere attuato. Ma sappiamo che ci sono centinaia di scienziati e di economisti secondo i quali deve essere fatto. Ormai è chiaro che questa Cop non sarà un successo se non produrrà un risultato esplicito sull’addio ai fossili».

Kaisa Kosonen

Secondo Greenpeace, chi sono i buoni e i cattivi di Cop28?

«I buoni sono gli europei, gli africani, i caraibici, i Paesi latinoamericani, che insieme formano una coalizione che chiede l’uscita dai fossili. Questo processo ha una storia lunga oltre trent’anni, in cui l’Arabia Saudita ha cercato di bloccare tutto. Ora ci prova suggerendo la cattura del carbonio. Non è dunque una sorpresa che lo stia facendo anche qui a Dubai, schierando le sue truppe. Ma la storia dimostra che gli ostacoli si possono superare se molte nazioni di uniscono».

Le trattative

Cop28, nella nuova bozza di accordo salta l’uscita dai fossili. Ma ora iniziano le trattative

I produttori di petrolio sono preoccupati per i contraccolpi che l’addio ai fossili avrà sulle loro economie. Non è un punto di vista da tenere in considerazione?

«Ci sono moltissime persone, Paesi e imprese che già ora stanno perdendo la loro ricchezza a causa dei cambiamenti climatici. Chi non ha più nulla, né lavoro, né casa, non può che partire per cercarli altrove, migrando. E noi in Europa lo sappiamo bene. L’altro tema è che la rivoluzione fotovoltaica ed eolica sta accelerando: ovunque nel mondo stanno diventando il modo più economico per produrre energia. Ma il processo non è ancora abbastanza veloce e chi non coglie questi segnali rischia di rimanere indietro. I Paesi produttori di petrolio dovrebbero da subito iniziare la transizione».

Neppure l’accordo sulla triplicazione delle rinnovabili è un elemento positivo di questa Cop?

«Può contribuire a ridurre il petrolio, ma solo se accompagnato da finanziamenti che aiutino la transizione».

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