Teste rasate, torce e ‘Presente’, Varese celebra le foibe con il rito neofascista

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VARESE – Prima il corteo con i militanti inquadrati per file, le torce accese, i tricolori, i battiti di tamburo: in mezzo al traffico del sabato di shopping e mentre i negozi chiudevano. Poi l’adunata in piazza Monte Grappa, nel salotto della città. Anche lì, di nuovo, schierati come un piccolo esercito: bomber neri, teste rasate, anfibi. Con un’ora abbondante di ritardo sul programma, e sotto la pioggia battente, è partito il rito neofascista del “presente!”: chiamato tre volte dal capo dei neonazisti Do.Ra, (Comunità militante de dodici raggi), Alessandro Limido, figlio del calciatore della Juventus anni ’80 Bruno Limido. Solo il “presente”. Senza saluto romano.

Dopo Acca Larentia l’ultradestra batte un nuovo colpo. Questa volta a Varese, in quella che fu un tempo la culla leghista. E che, quasi un quarto di secolo dopo, pare avere aggiunto altri colori (“Varese è fascista”, è lo striscione rilanciato l’altro giorno, alla vigilia della manifestazione, dai Dodici raggi). L’occasione è stata il Giorno del Ricordo, la commemorazione delle migliaia di italiani torturati, assassinati e gettati nelle caverne dalle milizie della Jugoslavia di Tito. Un pretesto, per neofascisti e neonazisti, per prendersi la piazza e allungare un’inquietante ombra nera. All’appello lanciato dal “Comitato spontaneo 10 febbraio Varese” hanno risposto, oltre agli organizzatori Do.Ra., altri gruppi della galassia della destra estrema e nostalgica: CasaPound, Forza Nuova, Lealtà Azione, Movimento Nazionale-La Rete dei Patrioti, Fiamma Tricolore, Legione e Orizzonte Ideale.

I militanti – un paio di centinaia – si sono radunati alle 18.45 in piazzale Trieste, di fronte alla stazione ferroviaria. Una volta inquadrati in corteo, file orizzontali di quattro-cinque persone, hanno attraversato il centro cittadino fino a piazza Monte Grappa. A seguire e a precedere il serpentone, auto e blindati delle forze dell’ordine, polizia e carabinieri. Mentre i camerati si disponevano in piazza, a Palazzo Estense, sede del Municipio, non se ne erano ancora andati i tanti varesini (400 persone) che dalle 18 hanno dato vita a un presidio antifascista di protesta. Sia per la strumentalizzazione delle foibe, sia per quanto successo sabato 3 febbraio nello stesso Palazzo Estense dove è andato in scena il matrimonio in stile neonazi di un militante di Do.Ra. La consegna ricevuta dai neofascisti, ieri, era quella dell’ “ordine”. Nessuna provocazione, nessun “problema”. Così hanno deciso capi e capetti. Anche le braccia tese, alle quale inizialmente i militanti avevano in mente di non rinunciare, alla fine non si sono alzate. Né si sono viste bandiere e simboli di partito, come chiesto ai partecipanti nella locandina girata sulle chat d’area e lanciata nei giorni scorsi via Telegram.

“Oggi è il giorno in cui si ricordano le vittime delle Foibe e gli esuli istriani, friulani e dalmati, di tutto il resto non è il momento di parlare”, ha ammonito i suoi Alessandro Limido, già condannato per apologia di fascismo e odio razziale. Dalla sua voce è partita la chiamata del “presente!” in piazza, a cui hanno risposto i camerati. Dopo il rompete le righe, riposte le bandiere tricolori, neofascisti e neonazisti si sono spostati ad Azzate, provincia di Varese, dove la serata è proseguita nella sede dei Do.Ra. con un concerto di “Lele Hobbit”, solista della band “Hobbit” attiva da anni nel circuito del fascio-rock.

Del sabato nero di Varese resta questo: l’odore acre delle torce, quel grido ringhiato tre volte nel cuore della città, con decine e decine di nostalgici di Mussolini e Hitler che, tollerati dalle istituzioni democratiche, sotto gli sguardi stupiti di tanti cittadini, hanno strumentalizzato il ricordo degli infoibati per inscenare la loro lugubre coreografia. Alla vigilia della parata era stata l’Anpi, con il presidente Gianfranco Pagliarulo, a chiedere al ministro Piantedosi di impedire la manifestazione. Richiesta caduta nel vuoto. Di più. Il pregiudicato Limido ha approfittato della scena per attaccare il sindaco di Varese Davide Galimberti. Il quale pure, sabato 3 febbraio, lo aveva autorizzato a indossare la fascia tricolore per officiare il matrimonio con rito civile tra il militante di Do.Ra e la donna con la quale è convolato a nozze. “Noi siamo qui a ricordare una tragedia nonostante l’arroganza e la stupidità di un sindaco”, ha detto ieri sera Limido davanti ai manifestanti. Cartolina surreale dall’Italia del 2024.

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