Diario da Gaza – Da due giorni senza pasti caldi: le cucine chiuse di Wck sono un grande danno

Pubblicità
Pubblicità

RAFAH – A Gaza tutte le vite sono preziose allo stesso modo, sia quelle delle tante e generose persone che sono arrivate nella Striscia per aiutarci, sia quelle dei palestinesi. Ammiriamo e ringraziamo il lavoro degli operatori umanitari che per noi mettono a repentaglio la loro vita quotidianamente operando sotto le bombe. Dall’inizio della guerra, come ha ricordato il segretario generale della Nazioni Unite António Guterres, sono stati 196 i volontari a essere uccisi. Sono numeri impressionanti.

Quello che non possiamo accettare però è vedere che il mondo racconta la vita di sette persone come se avesse un valore diverso dalla vita di 33mila palestinesi. Tutti questi morti, oltre 10mila dispersi, 73mila feriti che non trovano cure, la sofferenza della popolazione in tutta la Striscia, la fame della quale la gente muore al Nord, non riescono a scuotere allo stesso modo la comunità internazionale? Perché il mondo non chiede tutti i giorni a Israele, anche quando a morire sono i civili palestinesi, di smettere subito di uccidere? Perché la comunità internazionale, che ora punta il dito contro Israele, non smette di fornire loro le armi?

Intanto quello che è successo a Deir al-Balah agli operatori della Ong World Central Kitchen (Wck) – tra i quali anche il 27enne palestinese Saif Issam Abu-Taha, nato e cresciuto a Rafah in una famiglia numerosa e importante e spinto a lavorare nella Ong per trovare soldi dopo l’inizio della guerra – ha creato un trauma nella Striscia. Principalmente tra gli altri volontari che spesso operano nell’illusione di essere al sicuro senza capire che Israele non è disposto a proteggerli soltanto perché cittadini internazionali e che ora pretendono giustamente maggiore sicurezza e protezione. Per questo le due cucine dell’organizzazione sono state immediatamente chiuse dopo i raid israeliani e questo sta avendo un grande impatto sulla vita di tutti noi.

Da due giorni infatti non vengono più serviti i loro pasti caldi e siamo costretti a provare a cucinare da soli con le difficoltà che questo comporta: non abbiamo gas, fuoco, non abbiamo gli utensili per cucinare, non abbiamo cibo da preparare. Wck lo faceva per noi a un livello molto alto, variando i pasti durante la settimana, dal riso con il pollo ai fagioli, dai pomodori alle patate. Tutto veniva cucinato con grande professionalità e con grande sapore. Dall’inizio della guerra, per noi sfollati Wck è stata una salvezza, vedere queste cucine chiuse ora ci conferma che il disegno di Israele è molto preciso e prevede l’utilizzo del cibo come arma: senza i loro pasti caldi migliaia di famiglie soffrono la fame e questo è il modo con cui la popolazione viene punita.

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *