Stanze panoramiche in alta montagna, il Veneto rinvia il voto. L’esultanza dem: “Mal di pancia in giunta: ci stanno ripensando”

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Stanze panoramiche a oltre 1.600 metri di quota. Il Consiglio Regionale del Veneto ha rinviato il voto. La data della discussione slitta per ora al 20 febbraio. Le opposizioni esultano per quello che, a loro avviso, altro non è che uno sfregio all’alta montagna camuffato sotto le maschere della lentezza e della sostenibilità.

Esulta, in primis, il consigliere dem Andrea Zanoni, che nelle giornate precedenti la data in cui la discussione della legge era all’ordine del giorno, 6 fabbraio, aveva anche avviato una raccolta di firme contro il provvedimento, raccogliendo “oltre 1.600 sottoscrizioni”. “La decisione è molto eloquente. Uno stop motivato dall’assenza, probabilmente strategica, dell’assessore (al Turismo), Caner. Di sicuro, il mal di pancia all’interno del centrodestra è ormai innegabile – spiega Zanoni, a nome del gruppo del Pd. “È La prima volta che assisto ad un dissenso così marcato su un progetto di legge della giunta regionale. La contrarietà a viso aperto del leghista Favero, è infatti solo la punta dell’iceberg di un malessere ampio tra le fila della maggioranza. Evidentemente il lavoro di sensibilizzazione e riflessione sulle conseguenze del provvedimento svolto dalle associazioni ambientaliste, e le sottoscrizioni da me raccolte, hanno fatto breccia e hanno convinto non pochi consiglieri a rivedere le loro posizioni”, conclude Zanoni.

La vicenda e i suoi ultimi sviluppi

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Le “stanze panoramiche” sono state presentate come l’ultima frontiera del turismo montano nel Veneto. A lancio della proposta, che risale a inizio 2023, sono state illustrate come “stanze di vetro e legno o altro materiale, anche innovativo, ecosostenibile o comunque di basso impatto, collocate stabilmente sul suolo, caratterizzate da un elevato rapporto tra superficie finestrata e quella del pavimento”.

Il progetto è di collocarle oltre i 1.600 metri per consentire al turista “di osservare in modo particolarmente ampio sia il paesaggio circostante, sia il movimento degli astri nel cielo”.

Cosa sono, dove potranno sorgere

Qualche struttura di questo tipo, per la verità, esiste già. Come ad esempio la Starlightroom di Cortina, che offre una sistemazione super-panoramica, a quota 2000, metri con vista sulle Dolomiti. Se la legge dovesse passare, le stanze panoramiche nella regione del Nord-est potranno essere fino a 172: questo perché la norma fissa un tetto di 2 strutture massime a Comune, e i comuni con territorio che supera quota 1.600 sono 86: per la precisione, 56 a Belluno, 18 a Vicenza, nove a Verona e tre a Treviso.

Favorevoli e contrari

Sin dall’inizio lo scontro è stato serrato. Il Pd le ha subito apostrofate come “alberghi in quota”, prontamente smentito dalla maggioranza regionale. il Consiglio delle autonomie locali del Veneto, nell’ottobre scorso, ha dato il suo assenso con un solo astenuto.

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Cai e associazioni ambientaliste a loro volta hanno espresso perplessità per quello che, al di là dei numeri assoluti, della filosofia “mordi e fuggi” che simili baite hi-tech di lusso, per quanto pensate secondo “criteri di ecosostenibilità o comunque di basso impatto”, sembrano evocare. Un primo non insignificante effetto del malcontento è stata la riduzione – drastica – della capienza delle stanze: da 8 posti letto a due ciascuna.

In questi giorni il fronte dei contrari ha fatto sentire a più riprese la propria voce. Dalla raccolta di firme di Zanoni – che lavora anche contro un’altra legge regionale, che consentirebbe potenzialmente a 28mila cacciatori di percorrere trekking e sterrati proibiti con i fuoristrada, a Europa Verde, che con la voce della consigliera regionale Cristina Guarda si è scagliata contro i “safari in vetta” di una filosofia che a suo avviso trasformerebbe le dolomiti e in generale le montagne venete in un grande museo all’aperto “per le élite”. Per ora, la partita non è chiusa.

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