Gli ex ragazzi della Fgci sono cresciuti. D’Alema: “Da qui non uscirà un partito, ma le nostre idee possono avere asilo politico?”

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«Da qui non uscirà un nuovo partito, ma ci può essere asilo politico per queste opinioni?». Massimo D’Alema pone la domanda, la platea applaude. Poi parte Bella Ciao prima dell’ultima parte della giornata di reunion. L’hanno chiamata “Allosanfàn”, come il film dei fratelli Taviani. Compare su centinaia di magliette, che vengono vendute all’ingresso della sala tutta esaurita. T-shirt bianche su cui manca il sottotitolo dell’evento: “Incontro delle ragazze e dei ragazzi della Fgci degli anni ’70-’80”.

Hanno parecchi decenni in più, quei giovani comunisti che — recita il programma — avevano la «spinta per cambiare il mondo». Sono in circa 500 al Tuscany Hall di Firenze. La playlist l’ha scelta l’ex presidente della Toscana Claudio Martini: spazia da “Rabbia e tarantella”, la colonna sonora di Ennio Morricone per “Allosanfàn”, ai Pink Floyd, Rino Gaetano, Francesco Guccini, Tracy Chapman. «Abbiamo vissuto un periodo di grandi speranze, e coi nostri limiti ed errori eravamo dalla parte giusta della storia» dice Marco Fumagalli, segretario dal 1980 al 1985, subito dopo D’Alema.

Con loro in sala ci sono anche altri due ex segretari: Pietro Folena (’85-’88) e Gianni Cuperlo (’88-’90). Oltre ad altri storici della Fgci, da Livia Turco a Luciana Castellina. Parlano in parecchi, dalle 10 fino a sera, quando dal Cile si collegano gli Inti-Illimani a Sanremo già iniziato (a proposito, Folena tra i segretari è l’unico a sbilanciarsi in favore di Ghali). Vengono ripercorsi momenti di vita, di lotte, di comunità, si sottolinea la distanza attuale tra politica e persone.

Risuona, tanto, la parola “pace”. «Lo spirito di allora ha consentito il cambio della costituzione materiale con un volume incredibile di riforme: le più significative vennero approvate da maggioranze più ampie di quelle politiche e questo perché erano il risultato di un’urgenza dal basso che manifestava» dice Cuperlo, che poi si sofferma sui 6 milioni di voti persi dal Pd in 15 anni («Una discussione su questo non c’è mai stata. Ho provato due volte a fare questo ragionamento con le primarie, con risultati catastrofici. Sono i Jalisse del Pd»), sulla riforma costituzionale che chiuderebbe «la lunga stagione del fondamento antifascista del patto repubblicano», sul fatto che serva un «partito ripensato nella forma, non una riedizione del passato». Poi attacca il discorso del sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, nel giorno del ricordo: «Violento. Stanno rompendo gli argini».

Si alternano anime e generazioni della Fgci. Gloria Buffo, ex responsabile nazionale delle ragazze, parla di Vietnam, Cile, Palestina, di “Riprendiamoci la notte”. Turco della «disumanità che ci circonda», delle battaglie delle donne. Folena ipotizza un «nuovo socialismo digitale» con la tecnologia quale potere di cultura, informazione, da «mettere al servizio di tutti». Poi aggiunge: «La politica oggi è dominata da discorsi brevi. Ne servono di lunghi».

In platea c’è chi, anche dopo quell’esperienza, ha avuto ruoli politici. Chi ha fatto altro. Come Attilio Favilli, ex dirigente regionale nel ‘75 e ora proprietario di una stazione di benzina fuori dal centro di Firenze. O Massimo Gramigni, presidente dell’associazione Nelson Mandela Forum, che annuncia che il 30 agosto verrà inaugurata al Mandela una mostra su Berlinguer con 6 stanze di cui una dedicata a Berlinguer in Toscana. «Prendere la tessera nel ’72 è stata la scelta più bella della mia vita», dice.

Si vedono l’ex ministro Andrea Orlando, il presidente di Arci Walter Massa. Tutti parlano di pace. Lo fa Fumagalli, che del movimento pacifista fu organizzatore, lo fa D’Alema parlando di Russia e dicendo che «ci vorrebbe un’iniziativa per cercare di fermare la guerra e aprire un negoziato». Nomina la foto di Hind Rajab, la bambina palestinese il cui corpo è stato trovato ieri e la cui voce era stata registrata in una telefonata con la mamma mentre tentava di fuggire a un raid, e si commuove. Poi spiega che da qui non uscirà un nuovo partito, «abbiamo troppo rispetto per noi, per la nostra età e i nostri acciacchi» ma «abbiamo bisogno di ricostruire un pensiero critico. È un’operazione culturale a cui ognuno può dare un contributo. — conclude — . C’è un’energia che non ha rappresentazione, ci può essere asilo politico per queste opinioni?».

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