Fori Imperiali, Andrea Carandini deluso: “Senza un Museo della città i turisti se ne andranno via più ignoranti di prima”

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Professor Carandini, oggi finalmente Roma dopo più di trent’anni ha il progetto vincitore per il nuovo assetto dei Fori Imperiali.

«Certo, ma su una questione fondamentale sono profondamente deluso anche se non smetto mai di sperare», risponde l’archeologo che ha scoperto i resti delle prime capanne della fondazione della città.

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Quale?

«Nel programma del sindaco c’era il Museo della città di Roma, che non si fa. Ero stato interpellato insieme al professor Carafa della Sapienza, abbiamo fatto riunioni, ma è finito tutto in un nulla. E così non c’è un luogo a Roma che spieghi Roma. Ci sono tanti musei con pitture e sculture, ma non quello della storia della città che, nonostante qualsiasi scelta urbanistica, resta incomprensibile. E la ragione è proprio quella che dicevo, perché rimane un geroglifico da decifrare. Non si capisce perché sull’aspetto che stava tanto a cuore al Fascismo per pessimi motivi, su questo tema la democrazia non faccia una bella figura. In quale luogo si spiega ad esempio che in realtà Roma è fatta di due città? Nessuno».

ANDREA CARANDINI

Quali sono le due città?

«La prima è la Roma dei Latini e dei romani che arriva fino al XII secolo, fino alle soglie del tardo Medioevo, e poi tra il 1110 e il 1140 viene seppellita sotto cinque metri di robaccia, di detriti, su cui nasce la città che ora vediamo, la nostra. E tutto questo dove si racconta? Dove si spiega? La città dal 1150 in poi la vediamo ma quella precedente è incomprensibile, affogata per eliminarla una buona volta dopo duemila anni. È difficile capire duemila anni di storia che incuriosirebbero moltissimo l’intero globo. E noi? A questa storia non dedichiamo una parola».

Insomma, manca un tassello fondamentale.

«È sempre la stessa storia dei feticci storico artistici valorizzati e della mancanza di musei della storia delle città che non esistono, mentre in Europa ce ne sono molti. La Forma Urbis della Roma del III secolo del Tempio della Pace avrebbe dovuto essere uno dei gioielli del Museo della Città. E questo museo era nel programma del sindaco. Tocci è una persona seria di cui ho tanto rispetto. Ma un corpo doveva avere un cervello invece non ce l’ha. Abbiamo il corpo e non la mente. Ai Fori abbiamo la materia ma non c’è lo spirito. Al museo era destinato tutto l’isolato che comprende Santa Maria in Cosmedin. Avrebbe dovuto occupare tutti gli spazi, meno naturalmente quelli della chiesa. Non lo hanno fatto, chissà quando si farà. La cosa più straordinaria è che abbiamo un contesto di paesaggio urbano in cui si vedono tante belle statuine e niente più, con tutto il rispetto per le statue e le colonne che non hanno colpa».

Nel progetto una novità c’è, ad esempio i passaggi tra i Fori verso i rioni limitrofi, la città antica e quella moderna che si incontrano.

«Ma questa città che ha tremila anni, mille prima di Cristo e duemila dopo, chi la spiega e dove? Io dico, facciamo almeno comprendere a chi passeggia per i Fori la parte seppellita. E tutto questo dimostra l’immaturità culturale degli italiani che restano fermi alla storia dell’arte e non si interessano alla storia della città, delle strade, dei monumenti, delle case. In compenso lavoriamo all’Atlante di Roma Antica per preparare il sindaco del futuro che pianterà il grande albero del museo, verrà ne sono certo, ma mi dispiace che un’amministrazione che per molti aspetti rispetto per ora non lo preveda».

È da tanto che si parla di un museo della città.

«E’ un’idea che già Veltroni aveva pensato e che non si riesce ad attuare. Non ci arriviamo. In Italia domina l’arte e invece la storia dell’architettura che trasforma i paesaggi urbani come un lento dinosauro chi la racconta? Il turista che passeggia per i Fori Imperiali che cosa capisce? Saranno povere pecorelle che migrano a Roma, si fanno un selfie e se ne vanno più ignoranti di prima. Roma va capita nelle sue trasformazioni nel tempo dalla Roma arcaica al primo Medioevo, dove gli abitanti vivevano come tanti insetti nell’enorme carcassa della città antica. Poi non ce l’hanno fatta più e l’hanno seppellita sotto cinque metri di terra. Ma questo la plebe non lo deve sapere».

Che ne pensa dei passaggi pedonale tra i resti antichi?

«Bisogna vedere come sono fatti. Su questo sospendo il giudizio. Tutti sanno disegnare un volto, ma se lo fa Giotto è meglio. E ripeto: un intervento di questo genere deve essere agganciato a una testa. Se io non vedo l’espressione di una persona con cui parlo non capisco appieno il significato di quello che dice. Ebbene qui è proprio il volto della città antica che non c’è. La Roma fino al XII secolo non ha volto, non ha espressione».

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