Prescrizione, primo via libera alla riforma targata Forza Italia. Il Pd: “Addio a 3 miliardi del Pnrr”

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ROMA – Resta inascoltato il “grido” di dolore dei presidenti delle 26 Corti d’Appello italiane. L’ultimo ieri sul sito di Repubblica di Matteo Frasca, al vertice della Corte di Palermo. Avevano scritto al Guardasigilli Carlo Nordio a fine novembre per ottenere almeno una norma transitoria. Lui li ha ignorati. E alla Camera passa, in un solo pomeriggio, fatto di per sé incredibile, la nuova prescrizione. Quella che, dice l’ex procuratore e oggi deputato di M5S Federico Cafiero De Raho, «gioca a favore dei corrotti» perché fa morire i processi durati troppo a lungo. Quella che «farà perdere alla giustizia i tre miliardi del Pnrr», come accusa la responsabile Giustizia del Pd Debora Serracchiani.

Vince di nuovo, come per il bavaglio ai giornalisti, l’asse tra Enrico Costa di Azione, che parla da relatore, e Forza Italia, che con Pietro Pittalis vanta “il processo giusto”. Quello che gioca a favore degli imputati, come teorizza la Lega. Appena legge la notizia del voto alla Camera, il segretario della corrente di Area, la sinistra delle toghe, Ciccio Zaccaro, un giudice d’Appello a Roma, reagisce così: «La bocciatura della norma transitoria avrà effetti devastanti».

Si esaurisce in sole cinque ore il dibattito sulla prescrizione. Con Pd e M5S che si dividono tra loro. I primi sponsorizzano la prescrizione dell’ex Guardasigilli Andrea Orlando. I secondi quella dell’ex ministro Alfonso Bonafede. Si votano contro, ma perdono tutti e due. Lo fa notare all’aula Costa, che ovviamente gongola. E cadono pure i loro emendamenti che puntavano a salvare, con una prescrizione più lunga, almeno i reati più a rischio, per esempio il disastro colposo o i morti sul lavoro.

Passa la prescrizione che vuole Costa, quella che «non fa diventare il processo una pena», perché non dura all’infinito, ma «muore» per prescrizione. Ma qual è il nuovo meccanismo? Semplice: ogni reato ha già di per sé un termine di prescrizione, il massimo della pena più un quarto, come ha stabilito la legge Cirielli del governo Berlusconi nel 2005 (prima era il massimo della pena più la metà, ma lui l’ha tagliata), e a questa si aggiunge un periodo di sospensione in Appello di 24 mesi, e di 12 mesi in Cassazione. Scompare la Bonafede che bloccava la prescrizione in primo grado, ma pure l’improcedibilità dell’ex ministra Marta Cartabia che imponeva un processo d’Appello non superiore a due anni, con deroghe solo per i reati più gravi.

Lo scontro è politico. E il Pd non può che prendersela con il suo nemico numero uno, il sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove, che a Montecitorio rappresenta il governo a dispetto delle richieste di dimissioni per il caso Pozzolo. Serracchiani, che battezza la nuova legge Nordio-Delmastro, lo bacchetta quando già applaude per il via libera alla nuova prescrizione che ancora non c’è stato. Lui: «Siamo orgogliosi di aver restituito i diritti sostanziali ai cittadini». Lei: «Abbia più rispetto per il Parlamento». In realtà è la legge Costa-Pittalis su cui Nordio ha solo messo il cappello finale. E stamattina, quando nelle aule di Camera e Senato terrà la relazione sullo stato della giustizia, né vanterà pure i risultati.

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