Pamela Malvina Noutcho: “La boxe elimina le differenze, sul ring non c’è razzismo”. Stasera a Bologna l’assalto all’Europa, diretta streaming su Repubblica

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“A volte i pazienti mi fissano a lungo e alla fine mi chiedono se sono la pugile. Altri dicono che mi verranno a vedere. E’ bello iniziare ad essere popolari”. Da quando è diventata campionessa italiana dei pesi leggeri la vita di Pamela Malvina Noutcho è cambiata, anche se lei poi gioca a fare la routinaria: “Continuo a fare il mio lavoro, dopo aver conquistato il titolo ho ripreso subito a lavorare da infermiera al Maggiore”.

Sarà anche così, ma stasera è grazie a lei che il PalaDozza riaprirà alla boxe. In palio il titolo Ebu Silver, di fatto è la semifinale europea, contro la Jordan Barker Porter. Una britannica dalla storia tosta, fatta di momenti difficili, di alcolismo e di rinascita grazie al pugilato. Tipo particolare, ha persino partecipato a un reality nella giungla vietnamita.

Nell’ultimo flirt tra Bologna e il ring, c’era in palio il titolo italiano dei pesi medi: il pugile di casa Simone Rotolo si era imposto ai punti su Lorenzo Cosseddu. Sono passati dodici anni. Insomma, una riapertura non banale: su quel ring si sono alternati, tra gli altri, pugili del calibro di Franco Cavicchi, Nino Benvenuti, Dante Canè, Carlos Duran. Il figlio di quest’ultimo, Alessandro, ex campione del mondo dei welter, commenterà il match insieme a Giacomo Brunelli: live streaming su Repubblica a partire dalle 21. Miti della boxe, ma ora tocca a Pamela con la sua storia di integrazione non sempre facile. L’infanzia in Camerun, l’arrivo in Italia, i lunghi anni in attesa della cittadinanza, il lavoro ma anche i pregiudizi razziali.

Pamela, il razzismo è un virus difficile da debellare. Lei ci parlò di un episodio che la riguardò, la situazione è migliorata?

“Parto dal presupposto che Bologna è una città accogliente. Nel mio caso la situazione è migliorata, anche se qualcosa c’è sempre. Quelli che non mi conoscono, magari arrivano e mi chiedono di parlare con l’infermiera di turno. Poi gli spiego che quell’infermiera sono io e restano sorpresi…”.

Che ne pensa del caso Acerbi-Juan Jesus?

“Non entro nel merito di quello che si sono detti o non detti. Ma a parte questo, penso che sia stata persa una buona occasione per mandare un messaggio forte contro il razzismo. La sensazione è che ci si sia stato un atteggiamento complessivamente di facciata”.

E nella boxe come è la situazione?

“Magari non sarà del tutto immune, però c’è poco razzismo. Forse perché i grandi pugili sono neri, ma non ho mai sentito insulti di un certo tipo intorno ad un ring”.

Del resto la Bolognina boxe da questo punto di vista è un’isola felice.

“In genere lo sono tutte le palestre di boxe. Tutti si incontrano e non parla l’estrazione sociale o il colore della pelle o il genere. Magari c’è pure qualche carabiniere che si allena con chi ha qualche avuto qualche problemino con la giustizia”

Stasera si gioca una importante chance europeo. il fatto di non aver concorso per le Olimpiadia causa del ritardo nella cittadinanza è solo un ricordo?

“Un po’ ci ho rosicato, ma pensavo mi avrebbe fatto più male. Sarà che ho trovato la mia zona felice nella boxe professionistica, dove mi sto togliendo grandi soddisfazioni”.

A proposito di boxe professionista. la grande Amanda Serrano insiste per fare 12 round da 3 minuti come gli uomini.

“Ci ho riflettuto, per ora mi trovo bene sui 10 round da 2 minuti. Noi donne comunque siamo ancora giovani nella boxe, diamo tempo al tempo”.

Cosa è rimasto di Pamela ragazzina che si vergognava perché la chiamavano Tyson?

“Mamma mia, ma chi si sarebbe aspettata una evoluzione del genere. Io pensavo a farmi una famiglia perfetta, stile Mulino Bianco. Diciamo che ho cambiato priorità”.

E quindi niente fidanzato o marito?

“Il fidanzato ce l’ho. E’ nell’ambiente del pugilato. Ma non aggiungo altro”

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