Tolleranza fino all’8% per salvare tramezzi e soppalchi. Anche nelle zone sismiche

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ROMA — La “pace edilizia” di Matteo Salvini si allarga. La tolleranza costruttiva potrebbe arrivare all’8% nelle case fino a 100 metri quadri. E quindi nessun abuso se altezze, superfici, distacchi e cubature saranno “estese” entro questo limite rispetto alle misure indicate nel titolo abitativo. In un documento di lavoro che prepara la doppia mossa del vicepremier leghista — un decreto per regolarizzare le «lievi difformità» e una delega al governo per rivedere il Testo unico dell’edilizia — è una tabella a spiegare che la tolleranza scenderà al 6% per le abitazioni tra 100 e 300 metri quadri: poi giù, al 3%, tra 300 e 500; infine al 2% se la grandezza supererà quota 500 mq.

Nel testo che Repubblica ha potuto visionare, le maglie si fanno più larghe anche in virtù di un’altra ipotesi: la disciplina delle tolleranze costruttive si applicherà anche agli immobili «sottoposti a tutela ambientale, paesaggistica o storico-culturale e a quelli collocati in zone dichiarate sismiche». A una condizione: l’acquisizione degli atti di assenso dell’autorità competente.

Ipotesi che non tranquillizza Legambiente: «Come sempre, quando si parla di condoni, credo che ne vedremo delle belle — ragiona il presidente Stefano Ciafani — perché, come è avvenuto anche nell’85, nel ’94 e nel 2003, e per il condono su Ischia, si parte con l’annuncio, ma poi si attivano subito le betoniere degli abusivi, che sperano di realizzare in tempi brevi quello che è già stato annunciato come condonabile dalla sanatoria».

Contro qualunque ipotesi di condono anche il presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri, Angelo Domenico Perrini: «La parola condono è opportuno che sparisca dal vocabolario, sia quando si parla di tasse che quando si parla di questioni edilizie, perché significa legalizzare qualcosa che è stato realizzato senza l’intervento di un professionista, e quindi è un pericolo per la collettività» afferma. Secondo Perrini una sanatoria potrebbe essere ammissibile «solo quando si tratta di sanare lievi difformità di manufatti collaudati da professionisti, e dichiarati agibili da chi aveva l’autorità per farlo. Mi riferisco a variazioni di tramezzature, o eventuale chiusura di qualche balcone. Considerando che però in questa seconda ipotesi non sempre è possibile sanare le difformità perché occorre il parere paesaggistico favorevole, che non è scontato ottenere: il rischio è quello che si creino figli e figliastri».

Perrini circoscrive anche il dato sulle difformità edilizie citato dal Mit per giustificare l’operazione condono (indicando come fonte proprio l’Ordine degli ingegneri): «La quota dell’80% si riferisce a un’altra questione: nel momento in cui è arrivato il Superbonus era necessario verificare la conformità del manufatto al progetto. Ma in Italia prima degli anni 2000 la corrispondenza tra il progetto e il manufatto non era particolarmente puntuale. Il dato non si riferisce quindi alla totalità del patrimonio edilizio. Credo che neanche i Comuni siano in grado di dire quanti dei loro fabbricati sono conformi».

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