Russia, il pacifista Nadezhdin escluso dalle presidenziali

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MOSCA – La speranza, nadezhda in russo, è svanita. Il pacifista Boris Nadezhdin ha annunciato di essere stato escluso dalle presidenziali russe di marzo. Se ne è detto sicuro benché la Commissione elettorale centrale non abbia ancora ufficializzato la decisione.

Il sessantenne veterano della politica ha però promesso battaglia. “Partecipare alle elezioni presidenziali del 2024 è la decisione politica più importante della mia vita. Non rinuncio alle mie intenzioni. Farò appello alla Corte Suprema”, ha scritto su Telegram. Ma le sue possibilità di successo sono pari a zero. La Corte Suprema, istituzione fedele al Cremlino, difficilmente si pronuncerà a suo favore.

La raccolta firme

Unico candidato alle presidenziali a definirsi un «oppositore di principio del presidente» e a chiedere la fine dell’offensiva in Ucraina, Nadezhdin correva con un partito, Iniziativa Civica, creato da un ex ministro dell’Economia ma non rappresentato in Parlamento.

Per candidarsi alla presidenza doveva perciò presentare 100mila firme da almeno 40 delle 89 regioni russe, compresi i territori ucraini annessi. Obiettivo largamente superato.

In assenza di veri oppositori, tutti in esilio o in prigione, Nadezhdin aveva incanalato le speranze dei russi contrari al Cremlino e alla sua offensiva in Ucraina.

Dopo gli appelli degli oppositori in esilio, dall’ex magnate del petrolio Mikhail Khodorkovskij ai collaboratori del prigioniero politico Aleksej Navalny, migliaia di russi si erano messi in fila per ore, nonostante il gelo. Tanto che il team di Nadezhdin era riuscito a raccogliere 150mila firme e a selezionarne e presentarne 105mila per fronteggiare eventuali contestazioni. Ma non è bastato.

Lunedì un gruppo di lavoro della Commissione aveva già sostenuto che il 15% delle firme presentate fossero “errate”, tre volte sopra al limite massimo di errori autorizzato. In totale 9.147, stando a Kommersant. Un destino segnato.

La speranza svanita

Né Nadezhdin né i suoi sostenitori si facevano illusioni su una possibile vittoria alle presidenziali. In un contesto di repressione sistematica di ogni sfida al potere in Russia e censura, la riconferma di Vladimir Putin era in ogni caso fuori dubbio. E 150mila firmatari ammontavano comunque a poco più dell’1% dell’elettorato russo.

Tra i russi in fila per il candidato presidente pacifista Nadezhdin: “Una firma per dire ‘no’ al conflitto in Ucraina”

Firmare per Nadezhdin, e poter votare per lui alle presidenziali che si terranno dal 15 al 17 marzo, rappresentava però una “speranza”, nadezhda in russo, l’unico modo possibile rimasto di esprimere la propria contrarietà alle politiche del Cremlino

I timori di una pantomima

Una speranza coltivata a dispetto del timore che Nadezhdin fosse l’ennesimo candidato fantoccio, sostenuto dal Cremlino per dare una parvenza di democrazia al voto, ma anche per minimizzare il movimento pacifista assegnandogli una percentuale irrisoria.

Sospetti rinfocolati dall’altalenante curriculum di Nadezhdin: consigliere comunale di Dolgoprudnyj, vicino a Mosca, in passato è stato assistente dell’allora premier e oggi influente primo vicecapo dell’amministrazione presidenziale Sergej Kirienko, deputato della Duma nelle fila dell’Unione delle forze di destra di Boris Nemtsov, assassinato nel 2015, poi esponente di Partito della Crescita e di Russia Giusta e nel 2016 aveva persino partecipato alle primarie del partito al potere Russia Unita.

Stando a Verstka, Nadezhdin «inizialmente era un candidato concordato con il Cremlino», ma aveva perso ogni sostegno già dopo essersi non solo pronunciato contro l’offensiva, ma anche contro Putin.

Se davvero era tutta una pantomima organizzata, il Cremlino ha temuto che il gioco gli sfuggisse di mano e nel secondo anniversario dell’offensiva contro Kiev non vuole correre il minimo rischio di rinfocolare il dissenso.

Con l’esclusione di Nadezhdin, alla fine l’obiettivo è comunque centrato: resta al riparo, ma aggiunge pepe a quella che sembrava una scontata campagna elettorale.

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