Elezioni, la scossa a sinistra di Tomaso Montanari: “Firenze si deve liberare”. E lancia l’associazione “11 Agosto”. Assemblea pubblica l’8 febbraio

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Palazzo Vecchio, scende in campo Tomaso Montanari. Non una candidatura a sindaco, semmai una corsa da capolista di una lista civica che sfiderà il Pd e Sara Funaro alle elezioni di giugno, con un candidato sindaco da trovare. Intanto però il rettore e storico dell’arte più amato a sinistra lancia con una lettera-appello un’associazione intorno a cui auspica che tutto ruoti, il seme da cui spera che scatti una mobilitazione elettorale. Si chiamerà “Associazione 11 agosto”, nome evocativo, la data della Liberazione di Firenze dal nazifascismo nel 1944. C’è già la convocazione per la prima assemblea pubblica, per chiunque vorrà aderire: “Incontriamoci l’8 febbraio: per conoscerci, per decidere i prossimi passi, per iniziare a finanziare un’azione popolare collettiva. Dove e come, lo decideremo: dipende da quanti sarete a rispondere” invita Montanari. Per aderire una e-mail: [email protected], e una pagina Facebook dove sarà possibile reperire informazioni e l’appello integrale. E la sfida ufficiale a sinistra è ora lanciata.

Da mesi il nome dello storico dell’arte fiorentino è sulle cronache politiche fiorentine: il leader M5S Giuseppe Conte gli ha chiesto per primo di candidarsi sindaco, ma per dire sì Montanari ha chiesto che ci fosse un sì anche della segretaria del Pd Elly Schlein. Un ok mai arrivato, nonostante il canale di dialogo sempre aperto con la leader dem. Da allora Montanari sta promuovendo la nascita di una “grosse koalition” a sinistra che tenga insieme forze civiche, partiti e 5 Stelle. Dimitri Palagi di Sinistra Progetto Comune qualche giorno fa si è smarcato candidandosi lui sindaco con l’ok di Possibile, Rifondazione e Potere al Popolo. Ma Montanari ora rilancia con l’associazione. Da settimane sta cercando un complicato asse con l’ex assessora dem Cecilia Del Re, che non ha ottenuto le primarie è uscita dal Pd ed è ora in cerca di revanche. Anche oggi, dice Montanari nella lettera-appello, “Firenze si deve liberare: dalla povertà e dall’esclusione di troppi che non hanno nemmeno una casa; dall’oppressione della città della rendita, e dall’espulsione dei residenti; dall’illusione che l’unica fonte di reddito sia il turismo, e dall’abbandono delle periferie; dall’abbaglio per cui la sicurezza sarebbe repressione, e non sicurezza sociale per tutte e tutti; da un lavoro povero, e sfruttato; dall’idea che la sua proiezione internazionale sia essere un salotto di lusso e non impegnarsi per costruire pace, e giustizia ambientale e sociale”.
Contestazione radicale quella che muove lo storico dell’arte: “Negli ultimi quindici anni – da Renzi a Nardella – c’è stato un unico filo conduttore: Firenze città per pochi privilegiati, Firenze città vetrina, Firenze privatizzata. Firenze è stata ridotta a una merce: e a una merce svenduta alla speculazione internazionale. Pochi giorni fa, a chi le chiedeva se «serve discontinuità» rispetto a tutto questo, la candidata Pd Sara Funaro, ha risposto perentoria: «No. La discontinuità è la destra». Ecco, pensiamo che questo sia un grave errore, e un grande pericolo. Perché significa che chiunque voglia cambiare qualcosa dovrebbe votare a destra. Ecco perché la Toscana, città dopo città, passa ad una destra ancora fascista: perché chi ha il potere dice di non voler cambiare nulla. E invece è vero il contrario: la destra, questa destra, non è cambiamento, anzi sarebbe la rovina finale e definitiva. Si deve cambiare, ci deve essere discontinuità, ma per tornare al progetto della Costituzione, per costruire eguaglianza, giustizia, partecipazione: non certo per allontanarsene ancora di più! Allora: proviamo a costruire insieme una via per sortirne insieme” dice la lettera appello citando Don Milani, e poi La Pira: “Crediamo che il programma politico di chi governerà Firenze debba tornare ad essere quello che Giorgio La Pira riassumeva in queste parole: «Se c’è uno che soffre io ho un dovere preciso: intervenire in tutti i modi, con tutti gli accorgimenti che l’amore suggerisce e che la legge fornisce, perché quella sofferenza sia o diminuita o lenita. Altra norma di condotta, per un Sindaco non c’è!». Parole che suonano lontanissime, dopo gli ultimi quindici anni di politica fiorentina. Ma non sono forse proprio queste le parole da cui ripartire?”.
Anche nelle ultime ore Montanari ha ripetuto che non intende candidarsi lui a sindaco e che vuole rimanere rettore dell’Università per stranieri di Siena fino al 2027: Da tante parti, in questi mesi, vengo esortato a candidarmi a sindaco della città. Sono grato per questa fiducia. Ma sono profondamente convinto che la soluzione non sia collocare una singola persona in alto, bensì prendersi cura di ogni singola persona, a partire da chi sta più in basso. «Sortirne insieme», appunto: è così che don Lorenzo Milani definiva la politica. Per provare a farlo, insieme alle persone con cui da anni condividiamo idee e lotte, abbiamo deciso di fondare un’associazione. A differenza di chi governa oggi la città, abbiamo già un lavoro, e non vogliamo cambiare vita: ma vogliamo dedicare un po’ del nostro tempo al bene comune. Allora, cominciamo con un’associazione: l’abbiamo chiamata “11 agosto”. È la data della liberazione di Firenze, l’inizio del riscatto e della ricostruzione. Il momento in cui il sole di un futuro migliore iniziò a sorgere sulle rovine dei ponti dell’Arno fatti saltare dai nazi-fascisti in fuga. Quella voglia di futuro e di ricostruzione oggi serve anche a noi!” recita l’appello. Tra 20 giorni si saprà quante chance avrà l’esperimento montanariano.

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