Lega contro von der Leyen: “Per la destra è invotabile”. Gelo di Tajani su Zemmour

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ROMA — Un patto anti-von der Leyen, per provare a stanare Giorgia Meloni. Con dentro anche Viktor Orbán. «E Marine Le Pen resterà nel gruppo europeo della Lega, nessuno strappo, il legame con Salvini è saldissimo». All’indomani del passaggio nei Conservatori europei (la famiglia dell’Europarlamento capeggiata dalla premier) del partito di estrema destra francese Reconquête, di Éric Zemmour e Marion Maréchal, la nipote di Le Pen, il Carroccio passa al contrattacco. Prova a fissare alcuni paletti, chiedendo alla leader di FdI di accettarli prima del voto di giugno. Un messaggio in codice, nemmeno troppo cifrato: Meloni non tenga il piede in più scarpe, riservandosi di votare il bis di Ursula, un sostegno che per il partito di Matteo Salvini «è impensabile». Dall’altro lato della coalizione, è Forza Italia invece a cassare senza appello il neo-alleato di Meloni, Zemmour: «Non condivido una parola di quello che dice», mette a verbale il ministro degli Esteri e segretario azzurro, Antonio Tajani.

A illustrare la strategia del Carroccio, da un divanetto della Camera, è il vice-segretario della Lega, Andrea Crippa. Che respinge intanto il corteggiamento della presidente del Consiglio verso Le Pen. Un abboccamento divenuto chiaro a tutti durante la conferenza stampa di inizio anno, quando Meloni parlò di un «ragionamento interessante» da portare avanti con la leader del Rassemblement National. Ecco, per il numero due della Lega c’è poco da ragionare: «Il rapporto tra Le Pen e Salvini è perfino più saldo di quello tra me e Salvini. Un rapporto storico, di amicizia profonda e di sostegno nei momenti di difficoltà». Come quello che sta vivendo il capo del Carroccio. «Altro che strappi. Ora dobbiamo costruire il centrodestra europeo, senza von der Leyen».

Un progetto che, per la Lega, deve includere anche il premier ungherese Orbàn, cacciato nel 2019 dai Popolari e diventato un paria nelle istituzioni Ue per le posizioni filo-Putin. Orbàn sta trattando per entrare nei Conservatori di Meloni, come ha rivelato a Repubblica durante l’ultimo Consiglio europeo. Non tutti però, nell’Ecr, sono convinti dell’adesione. Anzi. Si sono già smarcati, con toni estremamente ruvidi, i Democratici civici cechi (Ods), il principale partito conservatore di Praga. «Non abbiamo bisogno di chi ricatta il resto dell’Ue sull’Ucraina».

La Lega non arriva a scodellare un’offerta di asilo nel gruppo di Identità e democrazia (quello di Salvini e Le Pen). Anche perché sa di non avere molte chance di agganciare il primo ministro di Budapest. Però Crippa è chiaro: «In una maggioranza di centrodestra a Bruxelles dev’esserci anche Orbàn». Così come Afd, il partito di estrema destra tedesca, da cui si è smarcata addirittura Le Pen, dopo le sortite sulla possibile uscita della Germania dall’Europa e sul piano per espellere 2 milioni di immigrati. «Quella sull’Ue non è la nostra posizione – riprende Crippa – noi non chiediamo un referendum in stile Brexit, ma Afd rimarrà nel gruppo Id. È il secondo partito della Germania. Possono esserci posizioni diverse, ma la visione sull’Europa è la stessa. Ed è un’alleanza storica». Le espulsioni minacciate per 2 milioni di immigrati? «Ma si può buttare fuori un partito perché dice che gli immigrati non integrati devono andare via? Il gruppo non si deve ridurre, semmai espandersi».

In chiave anti-Ursula, ovvio. Per la Lega – a dispetto delle proiezioni – sarebbe ancora possibile una maggioranza a Bruxelles senza i socialisti. «I numeri ci sono. Poi dipende dalla volontà». Sottotesto chiaro, per Meloni: basta von der Leyen. «La posizione della Lega è nettissima, ha fatto male ed è scesa a patti coi socialisti». Per la premier è un’altra grana in maggioranza. E dato che la nuova commissione Ue nascerà non prima di novembre, siamo solo all’inizio.

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