Cinque anni tra inchiesta e udienze Grillo jr, Silvia e il processo infinito

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Tempio pausania — «Mi sento come una sopravvissuta». Silvia, adesso, si sfoga. La prova più difficile per lei è finita, non il calvario giudiziario dove è immersa da quasi un lustro, e che chissà per quanto ancora. Nelle ultime 48 ore è tornata a parlare del suo incubo. Allora, il 17 luglio 2019, era una studentessa. Oggi che a 23 anni lavora a tempo pieno, settore moda, si è di nuovo sottoposta al tiro incrociato delle domande, anche da parte del collegio di giudici che ha voluto chiarirsi le idee sul consumo di alcol prima e dopo quella tragica mattina in Costa Smeralda. Lei che ha denunciato uno stupro di gruppo, e si è sentita rinfacciare di averlo fatto “ben” nove giorni dopo, ora che di giorni ne sono passati ben più di 1.500 è sempre qui, nel piccolo tribunale di Tempio Pausania. Per la sesta udienza di fila racconta, risponde alle 1.400 domande citate in una istanza dalla sua legale Giulia Bongiorno, che però nel frattempo sono lievitate ancora: «Ma non possiamo leggere, devo raccontare tutto? Fa male…», diceva Silvia lo scorso 7 novembre al procuratore Gregorio Capasso. Ancora ieri, la giovane ha più volte ripetuto «Basta, sono stanca».

E allora come è possibile essere arrivati fin qui, a voler rimettere il dito nella piaga quando la memoria si fa sempre più sbiadita e labile, figurarsi per chi quei ricordi vuole seppellirli per sempre sotto un macigno. Ma in attesa che un tribunale della Repubblica dichiari gli imputati colpevoli o innocenti, stravolta è anche la vita dei quattro ragazzi genovesi alla sbarra. Anche per l’accusa hanno commesso molteplici violenze sessuali, eppure Ciro figlio di Beppe Grillo, Vittorio Lauria, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia devono ancora dire la loro davanti al tribunale. Lo faranno, forse, in estate.

Il processo per stupro di gruppo

Grillo jr, il racconto della superteste. “Silvia disse: mi hanno violentata tutti”

Con gli esami delle parti offese Silvia e Roberta (che ricordiamo, sono sempre nomi di fantasia) finalmente finiti, il processo ha raggiunto le venti udienze celebrate. Ora tocca ai testimoni citati dai legali delle ragazze. Poi, appunto, agli imputati e ai loro testi. A prendere la parola saranno anche consulenti di parte, medici legali, psicologi, informatici. In tutto una ventina di persone da sentire. A quel punto le richieste del pm, le discussioni delle parti, le eventuali controrepliche dell’accusa. E la sentenza, i cui tempi sono un esercizio da chiromanti ma che dai più è attesa non prima del 2025. Dallo scorso autunno si va avanti due udienze al mese: il piccolo tribunale sardo non può né vuole creare corsie preferenziali, le risorse (organici, fascicoli da smaltire) sono quelle che sono. Per dire: a Genova, nel processo sul crollo di ponte Morandi, dove si viaggia a tre udienze a settimana, i tre giudici sono stati dispensati dall’ordinario. Qui una misura del genere sarebbe impossibile, tanto che fino allo scorso anno si è andati avanti a singhiozzo, una udienza al mese e nemmeno quella. Eppure, e questo è forse il segno più emblematico che qualcosa davvero non funziona a livello di sistema, gli stessi legali difensori riconoscono gli sforzi del tribunale per “fare presto”.

Giulia Bongiorno, che è anche presidente della commissione Giustizia in Senato e con il ministro della Giustizia Nordio è in rapporti più che buoni, diceva a inizio processo, il 16 marzo 2022: «Vediamo che calendario si può organizzare, il rischio è che si dilati la sofferenza della mia assistita».

Per quanto riguarda l’inchiesta, poi, le polemiche non sono certo mancate. Lo stesso Beppe Grillo nel video kamikaze del 19 aprile 2021 ne aveva parlato a modo suo: «Io sono stufo, son passati due anni».

Per ricostruire: la denuncia di Silvia è del 26 luglio 2019, quando a Milano si presenta ai carabinieri di Porta Garibaldi. Il fascicolo per competenza territoriale arriva alla Procura di Tempio, che dispone il sequestro dei telefonini dei quattro il 29 agosto. Il loro primo interrogatorio davanti ai magistrati è del 5 settembre. Poi scattano consulenze tecniche e informatiche, sopralluoghi, ricerche e interrogatori di testimoni. Il Covid, nel frattempo, non aiuta. L’avviso di chiusura delle indagini è del novembre 2020. Ma dopo i venti giorni in cui gli indagati possono chiedere di farsi interrogare o depositare nuove carte, la Procura riapre il fascicolo. Il tempo passa, arriva il video di Beppe Grillo, la nuova chiusura indagini stavolta è del maggio 2021. A giugno, quasi due anni dopo la mattina al Pevero, la richiesta di rinvio a giudizio. Il 26 novembre 2021 il gup Caterina Interlandi manda a processo Grillo jr, Capitta, Corsiglia e Lauria. Il procuratore Capasso si sfoga: «È un ufficio faticosissimo, con tre soli sostituti e un carico di lavoro enorme».

Passa un altro centinaio di giorni prima della cosiddetta udienza filtro, il 16 marzo 2022. Il processo vero e proprio inizia il 1 giugno. Ora sono fissate udienze fino a luglio.

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